L’unica cosa certa è che l’alabarda di Trieste, la reliquia conservata nel tesoro della cattedrale di San Giusto, non è un’alabarda. Il resto è fitto mistero. In pochi lo sanno, ma possiede caratteristiche peculiari e per taluni aspetti misteriose. Lo hanno scoperto gli studiosi dei due Dipartimenti di Scienze chimiche e di Scienze geografiche e storiche dell’Università di Trieste, che hanno analizzato l’antico oggetto divenuto nel tempo simbolo della città.
Tanto per cominciare, secondo gli scienziati, il reperto non assomiglia neppure lontanamente a uno strumento d’offesa. La «vera» alabarda, infatti, è un’arma bianca a punta, tagliente da entrambi i lati, montata su un’asta e munita di una corta scure. L’emblema cittadino invece presenta un corpo centrale che - anziché essere lungo e acuminato - risulta più corto degli altri raffi e quindi non può essere utilizzato per l’affondo.
Sgomberato il campo da questo primo equivoco, ne restano in piedi molti altri, per lo più affastellati dal mito. E proprio nell’intento di scindere realtà da leggenda gli studiosi dell’Ateneo, col patrocinio della Diocesi di Trieste, si sono addentrati nell’identificazione delle origini del «Signum Sancti Sergii de Trigesto». Sì, perché l’alabarda, contrariamente alla comune opinione, non è dedicata a San Giusto, patrono della città, bensì al tribuno Sergio della XIII Legione Apollinare, che qui si convertì al cristianesimo. Scoperto, venne richiamato alla [Leggi tutto…]
L’Associazione di volontariato Il Capofonte, che opere da vari anni nella valorizzazione dell’area del Bosco di Capofonte, prosegue nelle sue molteplici attività anche nel corso dell’estate, approfondendo vari argomenti storici e naturalistici relativi all’area di San Giovanni.
Parlando con gli abitanti del rione nel corso delle ricerche effettuate, è stata spesso citata la leggenda delle “Porte di Ferro”, già ricordata da vari studiosi a partire dal XVI secolo. Questa leggenda riporta come tanto tempo fa, un impetuoso torrente sgorgasse dalle rocce proprio in posizione soprastante l’attuale rione di San Giovanni. Per evitare che le piene di tale torrente rovinassero i campi sottostanti, è stato deciso di ostruire l’imbocco della sorgente, costruendo una serie di tre porte di ferro, intervallate da “fortissime muraglie”.[Leggi tutto…]
La Bora è un vento discendente (catabatico) che proviene da est-nordest. E’ tipica delle regioni carsiche e, attraverso la porta della Bora (Postumia - Postojna), si riversa sul Mare Adriatico settentrionale con raffiche violente che possono anche superare abbondantemente i 100 chilometri orari. Si distingue in Bora chiara e Bora scura. La prima è quella che ha maggiore velocità e apporta temperatura più rigida e cieli sereni. La Bora chiara, detta anche anticiclonica, si stabilisce quando sull’Europa centro-orientale viene a trovarsi un anticiclone digradante verso l’Adriatico, senza che si formi su questo mare una depressione. [Leggi tutto…]
Dal 1920 al 1954 sono cambiati otto volte. Quella goriziana dopo la Grande guerra era immensa.Dal 1920 al 1954 sono cambiati otto volte. Quella goriziana dopo la Grande guerra era immensa. Per capire meglio le vicende confinarie bisogna ripercorrere a grandi linee le tappe della storia della Venezia Giulia. Un esercizio ancora più interessante oggi essendo al centro dell’agenda della politica l’abolizione della Province. In questo senso, quelle di Gorizia e di Trieste hanno una storia particolarmente tormentata.[Leggi tutto…]