cosolini intervista Trieste, 19 aprile 2014 - Dopo un paio di settimane di silenzio, torna a farsi sentire la questione delle province. Sta diventando un “giallo a spaccature trasversali” la riforma degli enti locali che dovrà portare a un riassetto dei livelli istituzionali nella nostra regione, con il superamento definitivo delle Province. Ma per arrivare a cosa? Su questo, nonostante la voglia di spiegare e di convincere che la giunta Serracchiani manifesta in ogni circostanza pubblica, “grande è la confusione sotto il cielo”, come diceva Mao. La pietra dello scandalo è l’istituzione della città metropolitana di Trieste, processo da anni auspicato da molti degli autonomisti friulani e triestini, ma che potrebbe subire un’improvvisa accelerazione proprio in concomitanza con la ridefinizione del Titolo V della Costituzione che – complice l’accorpamento di molte istituzioni provinciali e la loro trasformazione in enti di secondo livello (non elettivi) – trasferirà competenze e risorse ai municipi delle maggiori città italiane che siano più trainanti dal punto di vista economico, sociale e culturale per il territorio circostante.
“Tutte caratteristiche che anche la città di Trieste possiede” spiega a il Friuli il sindaco del capoluogo Roberto Cosolini, che chiede la possibilità di discutere laicamente e in modo aperto della questione. “Non è un’opinione, ma un dato di fatto che le Province sono enti in via d’estinzione e quindi il loro superamento è solo questione di tempo e di modo. La prospettiva è questa e bisogna prenderne atto, e nel caso specifico di Trieste credo che il retroterra abbia caratteri affini a quelle cinture di hinterland che formano le città metropolitane del ddl Del Rio”. Non sembra però essere d’accordo con quest’assunto la maggior parte dell’intellighenzia friulana del Pd che per ragioni non ancora adeguatamente specificate vede l’istituzione della città metropolitana come ‘fumo negli occhi’.
Contro quest’idea si sono schierati apertamente tre pesi massimi del blocco che sostiene Serracchiani. Due sono dello stesso partito, il Pd: e sono, nientemeno, Franco Iacop, presidente del Consiglio regionale (l’organo che dovrebbe approvare la riforma), e Mario Pezzetta, guida dell’Anci, l’associazione dei Comuni, che a loro volta sono enti il cui assenso è indispensabile.
Quel che più conta, però, è che contrario pare essere anche l’assessore regionale alle Autonomie Paolo Panontin: e la cosa è sicuramente più decisiva, visto che la bozza del disegno di legge sulle aggregazioni, che dovrebbe arrivare entro un paio di settimane, sarà portata all’attenzione di Giunta e Consiglio proprio da lui.
Queste levate di scudi preventive non sono piaciute a Cosolini, che osserva come “prima ancora di affrontare i contenuti della questione, io mi accontenterei di un approccio metodologico serio e corretto, mentre vedo per ora solo opposizioni preconcette e ragionamenti fatti di slogan. Se deve esserci una discussione come io ritengo doveroso, non accetto in alcun modo che vengano posti veti o rifiuti pregiudiziali, né soluzioni calate dall’alto. Così come non cerco né pretendo adesioni aprioristiche, allo stesso modo m’infastidisce l’idea che esistano temi su cui si creano alleanze non sui contenuti, ma su logiche che considerano tutto ma non le opportunità di sviluppo e di governo per il territorio”.
Cosolini quindi pone dei paletti: no a pacchetti preconfezionati e “coinvolgimento delle comunità nelle decisioni rispetto a questi temi”. Referendum? “No, non scherziamo: non è di certo necessario arrivare a questo, ma una consultazione con le realtà politiche, economiche e sociali non solo si può, ma si deve fare”.
Se gli si chiede se se la sentirebbe di guidare una città che va da Duino Aurisina a Muggia, Cosolini risponde: “Se uno governa una città complessa come Trieste non può essere l’estensione a qualche Comune in più che fa la differenza. E poi, quando uno si candida a fare il sindaco di un’entità cittadina così grande, la sua è sempre una sfida complessiva che va giocata pensando anche al territorio circostante”.
Nessun timore, quindi: anzi, l’idea che un nuovo assetto per il territorio rappresenti “un’opportunità non solo per la città, ma per l’intero sistema regionale”. E su questo terreno Cosolini troverà un alleato insospettato: Pietro Fontanini, presidente della Provincia di Udine, è da sempre sostenitore della creazione a Trieste della città metropolitana per arrivare, dall’altra parte, a costruire l’unione delle Province friulane, argomento finora considerato tabù.


Roberto Cosolini, Provincia