marco paolini L’attore veneto Marco Paolini ritorna a Trieste con “Ballata di uomini e cani”, il nuovo spettacolo in scena da domani fino al 6 aprile al Politeama Rossetti. Un lavoro affascinante e approfondito, che ha portato Paolini a costruire uno spettacolo che si propone come un canzoniere intervallato da musiche e canzoni, composte ed eseguite da Lorenzo Monguzzi con Angelo Baselli e Gianluca Casadei, e ispirate alle pagine di Jack London.
Marco Paolini ha iniziato a lavorare su Ballata di uomini e cani raccontando storie nei boschi, nei rifugi alpini, nei ghiacciai: e in effetti – è stato notato da un critico – il suo teatro ha il sapore di un’ascesa in montagna. L’osservazione del paesaggio, la fatica dell’avvicinarsi alla meta, l’assenza di fretta, il ritmo, la meditazione, l’entusiasmo per aver raggiunto il traguardo dopo un itinerario forse tortuoso, ma di certo arricchente…
Il work in progress che è alla base degli spettacoli dell’amatissimo artista veneto possiede proprio questo spirito che si respira anche nell’ultimo lavoro, un tributo a Jack London. «A lui devo una parte del mio immaginario di ragazzo – spiega Paolini – ma Jack non è uno scrittore per ragazzi, la definizione gli sta stretta. È un testimone di parte, si schiera, si compromette, quello che fa entra in contraddittorio con quello che pensa. È facile usarlo per sostenere un punto di vista, ma anche il suo contrario: Zanna Bianca e Il richiamo della foresta sono antitetici. La sua vita è fatta di periodi che hanno un inizio e una fine e non si ripetono più. Lo scrittore parte da quei periodi per inventare storie credibili dove l’invenzione affonda nell’esperienza ma la supera».
Nasce così una produzione letteraria sterminata, ispirata da una vita fra le più turbolente che si possano immaginare: nato in California nel 1876 London fu strillone di giornali, pescatore clandestino di ostriche, cacciatore di foche, corrispondente di guerra, giornalista, lavandaio, pugile, coltivatore, agente di assicurazioni, naturalmente scrittore, e addirittura cercatore d’oro nella leggendaria epopea del Klondike.
Marco Paolini – ospite immancabile allo Stabile regionale, che da Il racconto del Vajont a ITIS Galileo ha rappresentato la maggior parte dei suoi spettacoli – si avvicina a tale materia concentrandosi soprattutto su tre racconti. Le loro pagine s’intersecano, in una sorta di “canzoniere teatrale”, a ballate composte ed eseguite dal vivo da Angelo Baselli, Gianluca Casadei e Lorenzo Monguzzi, e ad una efficace videoanimazione. Tutto per dare corpo a storie ambientate in una natura selvaggia e non sempre amichevole, in paesaggi “per gli occhi e per l’anima” che, nella loro bellezza glaciale, amplificano il senso dell’umana solitudine alla frontiera del mondo.
Una solitudine che si stempera nello sguardo beffardo, o cattivo, o solidale dell’unico compagno dell’uomo, il cane. Uomini e cani dunque coprotagonisti – spiazzando ogni prevedibile gerarchia – di episodi godibili (Macchia), di confronti violenti (come l’odio fra l’uomo e il cane di Bastardo), di esperienze talmente intense (come avviene in Preparare un fuoco) da toglierci il fiato, anche se ne siamo solo gli spettatori.
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Politeama Rossetti, spettacoli