Fondazione Teatro Lirico G. Verdi

Un altro applaudito “goal” per il Teatro Verdi, ieri sera, con “MADAMA BUTTERFLY” nell’edizione che tanto successo ha ottenuto al “X Aphrodite Festival di Pafos” (Cipro, 2008) ed al Sejong Center di Seul (2009) e che celebra i 100 anni dell’opera pucciniana sulle sue scene. La “tragedia giapponese” dedicata da Puccini alla regina d’Italia Elena di Montenegro, vide il proprio debutto alla Scala il 17 febbraio 1904, dove però cadde. L’insuccesso spinse autore ed editore a ritirare immediatamente lo spartito, per sottoporre l’opera ad un’accurata revisione che la rese musicalmente più agile. Puccini vi inserì un’ ulteriore aria per Pinkerton, “Addio, fiorito asil”, e fu modificata la linea vocale di quella del suicidio di Butterfly. Nella nuova veste l’opera venne accolta entusiasticamente al Teatro Grande di Brescia  il 28 maggio dello stesso anno e, da allora, iniziò il suo fortunato percorso sulle scene di tutto il mondo.
Donato Renzetti ha impresso all’orchestra della Fondazione lirica triestina una raffinata e poderosa concertazione e direzione che, nel primo atto, ha avuto una lettura prevalentemente sinfonica in cui non sono sembrati emergere in modo particolare i ritmi ed i colori orientaleggianti. Gli atti seguenti invece crescono con maggiore intensità sottolineando tutta la carica drammatica della complessa partitura con tempi serrati ed ampia ricchezza di sfumature coloristiche, di intensi, decisi timbri orchestrali, soprattutto nello struggente finale. 
Magnifica la sinfonia dell’intermezzo, in cui mette in risalto con lineare forza e rigore il passaggio tra l’illusione di Butterfly e la drammatica realtà che la spingerà al suicidio.
Buona la prova del coro, diretto da Paolo Vero, che vede il suo apice nel “coro a bocca chiusa”, magicamente sottolineato da Renzetti con il pizzicato degli archi e, in particolare, dalla viola d’amore.
Grande equilibrio interpretativo di tutta la compagnia di canto dove ciascuno ha reso al meglio le sue potenzialità.

3 amarilli nizza e luciano ganci foto f parenzan Amarilli Nizza ha tratteggiato la sua “Butterfly” con appassionato coinvolgimento attoriale ma la linea di canto è stata, a volte, discontinua e non del tutto armoniosa fra la veemenza interpretativa di alcuni passaggi e la sofferta dolcezza nei piani e nei filati, alla ricerca di colori e tinte drammatiche. Luciano Ganci, nel ruolo di Pinkerton, sfoggia un’ottima voce di tenore lirico, calda, robusta, pastosa e luminosa ad un tempo, dotata di un pregevole squillo nel settore acuto. Ha caratterizzato alla perfezione i diversi, molteplici risvolti umani e psicologici del personaggio passando dall’iniziale “leggerezza” del gioco d’amore alla sofferta ed intensa presa di coscienza del dramma finale. Molto buone le due brevi arie “Dovunque al mondo…” e “Addio, fiorito asil“. Chiara Chialli è una convincente “Sukuzi”, partecipe ed affettuosa, attenta nel fraseggio e nella calda coloritura dei suo accenti espressivi. Filippo Polinelli evidenzia con maestria il suo “Sharpless” sia vocalmente che attoriarlmente, con una morbidezza di voce lirica e rotonda che mette in risalto l’ipocrisia del personaggio. Gianluca Sorrentino è “Goro”. Incisiva presenza scenica e padronanza vocale: voce corposa, armonica, insinuante ed ambigua in alcune tessiture. Completano egregiamente la compagnia di canto Pietro Toscano (lo zio Bonzo), Makoto Kuraishi (Principe Yamadori), Giuliano Pelizon (il Commissario imperiale), Silvia Verzier (Kate Pinkerton) e Giovanni Palumbo (l’Ufficiale del Registro).

6 giulio ciabatti Poetica, intimistica, e significativa la regia di Giulio Ciabatti dove lo spazio scenico diventa realmente, come afferma lo stesso regista nelle sue note, “…lo sfondo emozionale, la proiezione del dramma intimo”. Magnifica la scena fra Cio-cio-san e Suzuki quando, con lievi movimenti quasi danzanti, spargono petali di fiori per creare un’atmosfera primaverile di gioia ed accogliere il ritorno di Pinkerton. Un soffio surreale, un sogno che introduce la tragedia finale.
Scarna ed essenziale l’elegante scenografia di Pier Paolo Bisleri a cui si devono anche i costumi che non entusiasmano per disarmonia di stile e di cromie. Accurato il disegno luci di Claudio Schmid che impreziosisce le atmosfere registiche.

Si replica sino all’8 marzo.

MARIA LUISA RUNTI
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