Maestro Gianluigi Gelmetti - foto Maria Luisa Runti

Geniale ed eclettico direttore d’orchestra, eccezionale comunicatore che riesce a trasmettere luce ed armonia anche soltanto con lo sguardo, GELMETTI esprime il suo amore per la musica altresì come valente compositore. Iniziata la sua carriera musicale come pianista e concertista di chitarra (fu allievo di Andrés Segovia), ha studiato direzione d’orchestra con Franco Ferrara, Sergiu Celibidache e Hans Swarowsky, tre grandissimi Maestri che hanno arricchito ed implementato la sua naturale, straordinaria vocazione alla concertazione ed alla direzione. Il suo esordio è avvenuto a soli 16 anni, a Siena ed il seguente debutto con i “Berliner Philarmoniker” gli ha aperto le porte ad una carriera internazionale in costante ascesa. Da allora lo hanno visto protagonista sul podio i più famosi teatri e festival musicali del mondo, con le più importanti orchestre internazionali.
E’ stato “Chef Dirigeant” della ”Stuttgart Radio Symphony Orchestra” dal 1989 al 1998 e Direttore musicale della “Orchestre Philarmonique” di Monte-Carlo dal 1990 al 1992. È stato nominato Direttore Musicale del Teatro dell’Opera di Roma” dal 2000 al 2009. Ha diretto per la prima volta la “Sydney Symphony Orchestra” nel 1994 per poi diventarne Direttore Principale ed Artistico nel 2004. Nel 2013 è stato richiamato a Monte-Carlo e nominato Direttore artistico e musicale della “Orchestre Philarmonique”. Frequenti le sue presenze anche alla “Royal Opera House - Covent Garden” di Londra.
Ha tenuto diversi corsi e masterclasses per giovani direttori d’orchestra in Australia. Da molti anni ormai l’Australia premia l’eccellenza italiana, realizzando straordinarie produzioni che quasi sempre vedono il “sold out”, con entusiastico successo di pubblico e critica.
In Italia è Docente dei corsi di alto perfezionamento e di direzione d’orchestra presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena (dal 1997).
Nel 2006 il Giappone lo ha visto protagonista di una eccezionale e trionfale “doppia tournee” dove ha diretto sia l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma in “Tosca” che la “Sydney Symphony Orchestra”, in concerti con musiche di Ravel and Tchaikovsky.
Colpisce profondamente il suo eclettismo musicale che spazia dal suo amato Rossini (nel 2012 la sua direzione di “Cenerentola” è stata trasmessa in mondovisione) a Verdi, Puccini e Mozart. Profondo conoscitore di Maurice Ravel e Beethoven, di cui ha registrato l’integrale sinfonica corale, di Brahms e Mahler, di gran parte della produzione mozartiana e dell’Otto e Novecento francese e italiano, dove si è dedicato in particolare alle opere di Respighi ed Alfano. Il suo raffinato e complesso repertorio sia sinfonico che lirico comprende anche le Sinfonie di Mozart ed opere di Stravinsky, Berg, Webern, Varèse e Rota. Di recente ha diretto la Sinfonia n. 6 di Bruckner e lo “Stabat Mater” di Rossini nell’ambito delle manifestazioni del Festival di Lubiana che lo ha visto alla guida dell’Orchestra e del Coro del Teatro Verdi di Trieste. Di grande interesse l’attenzione che rivolge alla musica colta contemporanea. Sergio Rendine gli ha dedicato “Hermes 594”, che egli ha diretto nel 1987 con la BBC Simphony Orchestra e Lorenzo Ferrero, “Marylin”, che lo ha visto alla guida dell’Orchestra dell’Opera di Roma, nel 1980. Franco Donatoni ha composto per lui “In cauda”, per coro ed orchestra e Paolo Renosto, “Soli” per orchestra.
La sua ricerca espressiva lo ha portato a scrivere diverse importanti composizioni, apprezzate da critica e pubblico: “Algos” (per grande orchestra - 1997) brano eseguito con i Münchener Philharmoniker; “Prasanta Atma” (in memoria di Sergiu Celibidache – 1999, su commissione proprio dei “Münchener Philharmoniker”); “In Paradisum Deducant Te Angeli”, (suoi anche i testi) per coro ed orchestra, diretta in prima assoluta a Roma, per commemorare i dieci anni della morte di Franco Ferrara (1985) ed in seguito eseguita anche a Londra, Monaco di Baviera, Francoforte, Budapest, Sydney e Stoccarda. Nel 2000 il Teatro Comunale in Bologna gli ha commissionato “Cantata della Vita” per soli, coro, violoncello solista (Mario Brunello) ed orchestra.
La sua appassionata dedizione interpretativa, il suo vivere per la musica e con la musica, il grande carisma umano che trasmette con veemenza a chi ha la fortuna di lavorare con lui e di ascoltarlo gli hanno valso degli importantissimi riconoscimenti. Nominato “Cavaliere Di Gran Croce” dal Presidente Napolitano; “Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere” in Francia, dall’allora Ministro della Cultura Jack Lang; insignito del Premio della Critica a Tokyo come “Migliore interprete dell’anno” (1997) per la direzione della Sinfonia n.9 di Beethoven e, nel 1999, del “Rossini D’oro” per la sua direzione del “Guglielmo Tell”; del “Verdi d’oro”; del “Diapason d’oro” per alcune registrazioni discografiche di I. Stravinsky e M. Ravel. E’ Accademico dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma.

Mi farebbe piacere incentrare questa nostra chiacchierata su alcune componenti della sua carriera che forse sono meno note al grande pubblico. Gelmetti compositore: com’è nata questa passione?

Una delle mie prime espressioni nel campo della musica è stato proprio il comporre. Ero piccolissimo, 4 – 5 anni; studiavo, pianoforte e chitarra, poco dopo ho iniziato a studiare composizione. Ho composto moltissimo, fino al momento in cui ho iniziato la carriera di direttore d’orchestra. Da allora ho smesso per molti anni perchè fortissimo era il mio desiderio di dedicarmi alla musica degli altri. Ero convinto che l’interprete dovesse essere un bicchiere vuoto per riempirsi del contenuto della musica altrui. Poi, un po’ alla volta, ho scoperto che il bicchiere poteva avere diverse forme e, da quando ho deciso di dirigere solo compositori con cui avevo un’affinità “elettiva”, ho potuto ricominciare a scrivere. Come compositore ho avuto un silenzio lunghissimo, durato quasi 15-20 anni. Poi, da quando ho sentito di scrivere il pezzo per la morte del M° Ferrara, è stato come un fiume in piena. L’attività del comporre rientra nella mia sfera personale, ovverosia quasi non voglio che altri interpretino la mia musica…

Comporre più per lei stesso che non per condividere con gli altri?

Scrivo ciò che mi piacerebbe sentire, è un modo di esprimermi privato. Non mi sono mai preoccupato di promuovere le mie composizioni. Quando me lo chiedono, certo, le dirigo volentieri.

Bologna, ad esempio, le ha commissionato la “Cantata della vita” …

Si, avevano sentito un altro pezzo mio ed allora ho accettato. Ripeto, è una mia cosa privata. Non so nemmeno se sia giusto ciò che scrivo, se è in linea con ciò che si dovrebbe scrivere oggi. Ognuno di noi deve prendere una posizione, sia come interprete che come docente ed uomo di cultura; io ho la mia… Fino a pochi anni fa, il do maggiore ed il mondo del consonante erano proibiti; in Italia c’è stato un grande ostracismo, ad esempio, nei confronti di compositori geniali come Rota. Se non si scriveva musica dissonate, post dodecafonica si era tagliati fuori, un grosso sbaglio. Anche questa fu una delle ragioni per cui smisi di comporre. Non sono stato un compositore tonale; ero un uomo libero e volevo mettere le mie capacità al servizio degli altri. Con un pluralismo interpretativo assoluto senza appartenere a nessuna ideologia ed a nessuna corrente.

Semplicemente “musica”?

Sì, come compositore non ho voglia di essere discusso, non mi interessa…

Diciamo che è un’altra espressione della sua anima che rimane nel “privato”…

Mi consideri un “dilettante di lusso…” nel senso che lo faccio solo per mio diletto e non per professione. Ho la fortuna di poterla eseguire ma poi finisce là…

Mi piacerebbe ed incuriosirebbe moltissimo poter ascoltare qualcosa di suo…

A Sidney hanno voluto fare la versione in inglese di “Cantata della Vita”: “Song of life”, di cui esiste una versione discografica completa con pezzi che non avevo eseguito a Bologna.

Sempre restando nel tema della musica colta contemporanea c’è Sergio Rendine, grande personaggio nel nostro panorama musicale, che, nel 1987, le ha dedicato “Hermes 594” per grande orchestra…

Sì, ed inoltre mi ha dedicato anche un’opera “Un segreto d’importanza”, ovvero “La faticosa vecchiaia di W.A. Mozart” (1991). E’ un compositore geniale, di un eclettismo assoluto, un grande talento che è sempre stato fuori da ogni corrente e da ogni gruppo. In tutte le arti, c’è comunque una lotta fra le differenti “scuole di pensiero”. Come si accennava prima per Rota, c’è stato un periodo in cui veramente era stata decretata la morte civile di certi compositori…

“Hermes 594” è stato eseguito con la BBC Simphony Orchestra…

… ed in seguito alla Rai di Roma, a Francoforte e Colonia.

Oltre a Sergio Rendine, per citare soltanto quelli che mi hanno maggiormente colpito, anche Lorenzo Ferrero le ha dedicato un brano, “Marylin”…

“Marylin” è un bel lavoro di Ferrero, molto interessante, l’ho diretto a Roma con l’Orchestra del Teatro dell’Opera.

A lei piace ed interessa dirigere anche la musica colta contemporanea. Trova che sia un approccio giusto nel confronti del pubblico proporre dei compositori contemporanei o moderni?

E’ importantissimo, diversamente dovremmo dichiarare che la musica è morta, non siamo solo dei “guardiani” del passato!!!

Non tutti i grandi direttori lo fanno, purtroppo viene considerato abbastanza di nicchia…

Non soltanto questo, è anche difficile che teatri ed orchestre la facciano programmare perché non si vuole fare musica contemporanea.

Appunto, perché?

Perché dicono che il pubblico non viene, non partecipa… Qui a Trieste però ho fatto il mio pezzo “Prasanta Atma” un paio di mesi fa.

Finalmente lei sta portando una ventata un po’ nuova a Trieste. Presente nel 1972 e nel 1987 ora, dal 2012, una presenza costante. Il 9 gennaio dirigerà “Un ballo in maschera” di G. Verdi, opera che inaugurerà la stagione lirica del Teatro Giuseppe Verdi di Trieste. Pensa di mettere qui qualche “piccola radice”?

Mi trovo molto bene a lavorare a Trieste. Più volte il Sovrintendente mi ha chiesto di avviare una collaborazione con il Teatro Verdi e stiamo pensando a dei percorsi per il futuro, stiamo avviando un progetto artistico che ci auguriamo ci sia concesso di portare a termine considerando tutti i problemi del nostro povero paese Italia… Penso che Trieste, per il futuro, sia in una posizione magica, può ritornare ad essere un polo sinergico di attrattive. Un lavoro serio, costruttivo, puntando anche sui giovani interpreti, sulla serietà dei rapporti, su tante prove di sala, come si faceva un tempo…

Lei ha diretto Mozart sia come compositore lirico che sinfonico? Il suo rapporto con Wagner?

Certo! inoltre, da poco, ho fatto a Roma “L’oro del Reno” ed a Genova il “Tristano e Isotta”, curandone anche la regia.

Mi parli di questa sua vena registica, altro risvolto di notevole interesse nella sua già ricca personalità…

Ho un grande amore per il teatro, ho fatto l’Accademia con il grande Orazio Costa e c’è stato un momento in cui avevo il dubbio se fare l’attore o il regista di teatro. Dopo alcuni anni ho iniziato a fare delle regie io stesso, di opere, ma non è escluso che prima o poi faccia anche una regia teatrale!

Lei sceglie lo scenografo e lavorate di comune accordo?

Sì. Ad esempio, quando lo scorso anno ho diretto “Il corsaro”, qui a Trieste, ho chiesto a Franco Fortunato, che è un pittore straordinario, di fare quei bellissimi quadri che sono stati oggetto della scenografia. Una chiave un po’ astratta di lettura di contrapposizione fra la croce e la mezza luna. Per me la parte registica è una prosecuzione della parte musicale. Devo trovare un regista con cui provo un grande feeling, ci si capisca e si lavori bene diversamente, molto spesso, è lavoro più faticoso che non farlo da soli. Io, comunque, devo essere sempre presente alle prove di luce e di regia; deve esserci un’osmosi con la musica. La drammaturgia del personaggio deriva comunque dal direttore ed è anche importante il rapporto con l’orchestra che deve essere sempre più responsabilizzata, ovvero sempre più partecipe senza rinunciare a trasmettere la propria anima ed il proprio modo di fare musica, la propria gioia, entusiasmo, temperamento.

Che cosa vorrebbe ancora fare come regista, in particolare?

Ho in progetto il “Flauto magico”, un’idea che mi interessa e mi diverte e che vorrei portare a termine.

Affermava F. Nietzsche: “Senza musica, la vita sarebbe un errore”.

MARIA LUISA RUNTI
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Maestro Gianluigi Gelmetti - foto Maria Luisa Runti
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