ferriera 2«Riconvertire ad altre produzioni la Ferriera? Con quei macchinari, mi pare cosa veramente difficile. Purtroppo io credo che il suo destino sia solo la chiusura ». Il problema che incombe da anni su Trieste come una nuvola nera, e che adesso ha un suo primo drammatico epilogo nella vicenda della collegata Sertubi che cessa la produzione, prende una conformazione diversa ma non migliore, anzi, se osservato da un diverso punto di vista. A parlare è Gianni Schena, docente di Recupero delle materie prime al dipartimento di Ingegneria dell’Università di Trieste. Per il quale innanzitutto il “caso Ferriera” è - mettendo tecnicamente da parte i problemi occupazionali e di gestione politica della vicenda - un puntolino nella galassia delle produzioni di acciaio. E il meno “ferrato”, per usare un gioco di parole. «Posto che non ci possono essere compromessi di sorta tra salute e profitto - afferma Schena -, va detto che per l’Italia è fondamentale la produzione di siderurgia di tipo integrale, il che significa fare acciaio partendo dalle materie prime (ematite e carbone). E abbiamo tre soli produttori in Italia: l’Ilva, che è la maggiore azienda in Europa, Piombino e Trieste». L’Ilva come si sa è sotto sequestro per inquinamento, Piombino in pre-fallimento, e Trieste (sempre sotto l’ala Lucchini) di conseguenza. E non è impresa autonoma, produce solo la ghisa, e non il prodotto finito, acciaio. «In Friuli Venezia Giulia c’è la Danieli - prosegue il docente, paragone dopo paragone - che è una multinazionale produttrice di tecnologie per fare acciaio, la quale possiede la Abs che invece fa acciaio usando come materia prima i rottami (con rischio di inquinamento da rame). A Udine poi c’è poi Ferriere Nord di Pittini, nuovamente acciaio prodotto da rottami: azienda leader nel mondo per acciai destinati all’edilizia. Non un prodotto sofisticato, però è incredibile: esporta perfino negli Usa e non ha chiuso un solo giorno, deve essere - ragiona Schena - molto brava nel fare i prezzi». L’acciaio, conclude il docente, non è sostituibile da altri materiali. Ma Trieste fa solo ghisa per altri e dunque non ha alcuna forza, e l’ha persa Piombino in un’Italia che è 11.a nel mondo per produzione di acciaio, con la Cina largamente in testa a tutti e la Germania in settima posizione, secondo i dati ufficiali di Federacciai.
(g. z.) (da il Piccolo)