osmizaSul Carso triestino si possono trovare moltissime osmize, ma al di fuori del territorio giuliano sono in pochi a sapere cosa siano. Si tratta di locali a conduzione familiare dove si possono comprare alimenti e bevande prodotti esclusivamente con quanto hanno a disposizione i proprietari. I vini sono generalmente il rosso e il bianco della casa e vengono serviti in brocche da litro, ed essendo vini tipici del Carso, hanno una carattere deciso, talvolta aspro, ma decisamente unico. Nella maggior parte dei casi l’unica alternativa al vino è l’acqua, o, a fine pasto, una deliziosa grappa digestiva alle erbe prodotta in casa e dalla gradazione alcolica piuttosto elevata. La tradizione delle osmize nacque verso la fine del Settecento ai tempi dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria che concesse ai contadini del Carso la possibilità di vendere agli avventori vino e generi alimentari vari, purché prodotti da loro stessi. Una sorta di agriturismo ante litteram, quindi. Altra condizione necessaria era che l’osmiza venisse indicata con una frasca ben visibile dalla strada, pena la confisca dell’attività. Questa tradizione è portata avanti anche oggi, visto che le osmize sono segnalate da frecce che lungo la strada guidano il guidatore. Osmiza deriva dal termine sloveno “osmen”, “otto”, ed è dovuta al fatto che in origine poteva avvenire per periodi di otto giorni consecutivi.