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HUUN-HUUR-TU: straordinario concerto evento al Palamostre di Udine sold out

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di Maria Luisa Runti

Teatro sold out e prolungati, calorosissimi applausi hanno accolto il raffinato e magnifico concerto degli Huun-Huur-Tu al Palamostre di Udine il 17 gennaio. Note Nuove 10, la stagione musicale realizzata da Euritmica, ha segnato un altro goal con questa preziosa proposta musicale. In origine il concerto era stato previsto al Teatro San Giorgio ma le numerosissime richieste di sbigliettamento hanno costretto gli organizzatori a trasferirlo al molto più capiente Palamostre!
Gli Huun-Huur-Tu sono un gruppo musicale originario della repubblica di Tuva, appartenente alla Federazione Russa e situata al confine con la Mongolia. Uno degli elementi caratterisitici della loro musica è l’utilizzo della tecnica del canto armonico (throat singing), in cui il cantante, sfruttando le risonanze che si creano nel tratto che si trova tra le corde vocali e la bocca, emette contemporaneamente la nota e l’armonico relativo (detto anche ipertono o overtone), il cui timbro può ricordare quello di un flauto. Maestri di questa tradizione musicale, una loro canzone dal titolo “Tuvan Internationale” è stata inserita nella colonna sonora del film giapponese “Dororo” di Akikhiko Shiota. Il quartetto di musica Xöömej Kungurtuk è stato fondato nel 1992 da Kaigal-ool Khovalyg, dai fratelli Alexander e Sayan Bapa, ed Albert Kuvezin. Non molto tempo dopo, il gruppo ha cambiato nome in Huun-Huur-Tu. L’ambito musicale si ritrova nella musica tradizionale tuvana, un genere che rappresenta spesso situazioni di vita legate alla steppa ed ai cavalli. Nel 2000 hanno partecipato all’evento musicale organizzato dalla BBC, esibendosi nelle canzoni di apertura e chiusura del programma.
2-huun-huur-tu Pieni di fascino per sonorità e peculiarità delle forme i loro strumenti tradizionali come l’igil, il byzaanchi, il khomuz, il doshpuluur, il tuyug. Attualmente il Gruppo è formato da Kaigal-ool Khovalyg (voce e igil, tradizionale strumento tuvano), Chanzy Radik Tyulyush (voce e byzaanchi, khomuz, amarga, strumenti che ricordano il banjo e il volino), Sayan Bapa, (voce, doshpuluur, marinhuur, e chitarre acustiche) e Alexey Saryglar (voce, tungur, dazhaaning khavy, che sono degli strumenti a percussione).
Tradizione etnica, musica popolare e canti rituali che sviluppano il suono laringeo, tipico delle antiche tradizioni asiatiche, hanno ammaliato il pubblico. Il canto è spesso modulato come lo strumento suonato in una magnifica fusione timbrica e cromatica.4-huun-huur-tu Splendidi, intensi ritmi scanditi dagli strumenti a percussione si alternano ad altri suonati dagli archi, una sorta di vento lontano, di riminiscenze della steppa. Strepitose le voci che abbracciano un registro armonico dai toni gutturali a quelli acuti in un crescendo di poesia emozionale. A volte la nostalgica dolcezza di una preghiera, altre l’enfasi di un canto di battaglia. Preziosa una canzone del XVI secolo dove archi e voci si fondono ritmicamente in un affresco corale dolce e malinconico, una “nenia” che infonde serenità e pace. Gli assoli di voce offrono un eccezionale alternanza di allegria, soavità e romanticismo ad un tempo in una fusione ritmica che rapisce come pure i passaggi dai toni alti ed acuti a quelli gutturali e profondi (tipici anche del Teatro Noh giapponese). Si viene quasi “immersi” nella natura: gorgoglio di acque, cinguettio di uccelli (un cuculo?), stormire di fronde, brezze che accarezzano e coinvolgono lo spettatore in una sorta di inno alla gioia nella notte nascente.
Travolgente successo per tutti gli interpreti, acclamatissimi, che hanno concesso un bis. Nel foyer, parlando un ottimo inglese, hanno siglato autografi lasciandosi fotografare con il pubblico che non smetteva di applaudirli ancora.

Affermava Yukio Mishima: “In fin dei conti, nella vita umana non vi sono misteri. Il mistero permane solo nell’arte e il motivo di ciò è che il mistero è necessario all’arte.”

MARIA LUISA RUNTI
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