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63° LJUBLJANA FESTIVAL: STAND OVATION PER IL CONCERTO DI CHIUSURA

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di Maria Luisa Runti

Superbo concerto conclusivo il 28 settembre us del 63° Ljubljana Festival nella grande sala – teatro del Grand Hotel Union, affollatissma. In programma il concerto per viola ed orchestra di Sofia Gubaidulina e la nona Sinfonia in re minore di Anton Bruckner con la Junge Deutsche Philharmonie diretta da Jonathan Nott. 2-j-nott-con-la-junge-deutsche-philharmonie La straordinaria Viola solista è stato Antoine Tamestit. Programma raffinato e di forte impatto emozionale che ha stregato il pubblico.
Personaggio complesso e straordinario Sofia Gubaidulina (nata a Čistopol’, nella repubblica russa del Tatarstan) già durante i suoi studi fu etichettata come “irresponsabile” per le sue esplorazioni alternative e supportata da Dmitrij Šostakovič il quale, valutando il suo esame finale la incoraggiò a continuare per la sua “cattiva strada”. Le partiture scritte piacevano al regime, la censura era sugli autori in quanto persone, non sui pezzi: i servizi segreti non sapevano leggere le partiture, quindi non potevano valutarle, come invece facevano con i libri. Perciò, nonostante tutto, le fu permesso di esprimere il suo modernismo in numerose partiture composte anche per documentari, includenti la produzione del 1968, come On Submarine Scooters, un film a 70 mm. La sua musica è caratterizzata dall’uso di inusuali combinazioni strumentistiche. Importante, nella concezione musicale della Gubaidulina, l’aspetto simbolico: “…secondo me è la massima concentrazione di significati, la rappresentazione di tante idee che esistono anche al di fuori dalla nostra coscienza ed il momento in cui questa apparizione si produce nel mondo…” afferma.
All’inizio degli anni ottanta Gubaidulina cominciò ad usare la serie dei numeri di Fibonacci per strutturare la forma delle sue opere. Soltanto lei può spiegare al meglio l’essenza del suo Concerto per viola e orchestra (1996):

“La composizione è dedicata al grande violista Yuri Bashmat. Un artista che possiede stupefacente ricchezza di colori ed una vasta gamma di stati emotivi: da estrema espressione al più profondo misticismo del suono. La composizione è stata dedicata non solo all’ l’esecutore, ma anche al suo strumento.
Il mistero e la qualità peculiare velato del timbro della viola è sempre stato un qualcosa di enigmaticamente acustico per me, un oggetto di rapimento. Fu proprio questo attributo della viola che mi ha indotto a comprendere un personaggio aggiuntivo nella lista degli strumenti che potrebbero creare un contrasto di dimensione sonora completamente diverso da quello dell’orchestra , un quartetto solista sintonizzato un quarto di tono più basso…. Perciò ho scelto relazioni intervallari molto semplici: la seconda minore in una di queste dimensioni si allarga in una seconda importante allargata in una terza minore; la terza minore - in una terza maggiore; il tritono - in una quinta perfetta. Questa combinazione di coppie intervallari porta il tessuto musicale dell’orchestra in uno stato vibrante, a volte un barlume e talvolta uno stato di fuoco. E come conseguenza di questa vibrazione una figura ritmica specifica emerge eppoi si ripete diverse volte e delinea le sezioni del modulo: Introduzione, doppia espressione, lo sviluppo (composto da 3 episodi), e coda. Sette sezioni in tutto.” Sofia Gubaidulina.

Anche Joseph Anton Bruckner fu un personaggio complesso, travagliato e tormentato, vita difficile tra problemi di salute, amori e difficoltà iniziali per affermarsi. Nel novembre nel 1855 venne indetto un concorso per il posto di organista titolare nella cattedrale di Linz. Bruckner si iscrisse in extremis e riportò una netta vittoria sugli altri partecipanti, iniziando il lavoro l’8 dicembre. Wagner affermò “io non conosco che un uomo che può avvicinarsi a Beethoven: EGLI è Bruckner”. L’ultimo decennio della vita di Bruckner fu segnato da un lento declino ma da una fama crescente. Una gloria che dopo aver conquistato Europa ed America, lo portò ad insediarsi anche a Vienna, patria finora ingrata. Qui venne nominato Commendatore dell’Ordine Imperiale di Francesco Giuseppe. Le sinfonie di Anton Bruckner appartengono alle opere della storia della musica. Le sue partiture intndeno essere più di una semplice “forma mossa dai suoni”, vogliono dare espressione a delle esperienze dell’anima ed a delle speranze. Egli apre una dimensione trascendentale in cui non si tratta più solo dell’estetica ma, nel più verso senso del termine, di una visione del mondo. Bruckner, il contrario del musicista intellettuale, l’uomo semplice e pio, come lo hanno descritto i suoi contemporanei, veniva dalla musica sacra e, in un certo modo. è sempre restato, anche come compositore di sinfonie, un annunciatore della fede. Nella dedica della Nona Sinfonia - “Al buon Dio” - questo atteggiamento trova la sua commovente espressione. I tre movimenti della Nona furono composti, con continue interruzioni per la revisione di opere precedenti, tra il 1887 e il 1894. Poi Bruckner si accinse all’abbozzo del Finale, a cui ancora lavorava il mattino del giorno in cui morì (11 ottobre 1896). I movimenti interamente conclusi furono eseguiti per la prima volta sotto la direzione di Ferdinand Löwe, amico di Bruckner, nel 1903, in una forma orchestrale però fortemente modificata; l‘orchestrazione originaria risuonò per la prima volta solo nel 1932. Straordinaria la concertazione e direzione di Jonathan Nott alla guida della Junge Deutsche Philharmonie. Il grande Maestro inglese, noto e richiestissimo in tutto il mondo è, dal 2014 Direttore musicale della Tokyo Symphony Orchestra. Fonte d’ispirazione per i giovani musicisti, nel marzo 2013 ha fatto il suo debutto con la Junge Deutsche Philharmonic divenendone Direttore Principale e Consulente Artistico. Il suo impegno a lavorare con i giovani si estende ad un rinnovato incarico con l’Orchestra Giovanile Gustav Mahler, con il quale sarà in tournée nel 2015, e con le scuole di musica di Karlsruhe e Lucerna. La Junge Deutsche Philharmonie raccoglie i migliori studenti di scuole di musica tedesche e costituisce un importante collegamento tra gli studi presso le accademie di musica e la vita professionale. I membri dell’orchestra, di età compresa tra i 18 ei 28 anni, si riuniscono più volte all’anno con costanti, dure prove e successive tournée internazionali.
Jonathan Nott ha diretto entrambi i brani con straordinario vigore, dominando e trascinado l’orchestra con rara potenza cromatica ed espressiva, in un continuo, appassionante crescendo dove, come raramente accade. Le singole voci orchestrali si sono fuse in una magico connubio dialogante. Nel concerto per viola ed orchestra di Sofia Gubaidulina, splendidi i fiati, magnifico il dialogo fra corde e percussioni, intensi i vibrati del violino e gli accenni minimali del triangolo. Tromba e timpani hanno contribuito in modo eccellente ad una sorta di »tempesta« finale in un’apoteosi cromatica di rara potenza espressiva cui ha fatto seguito un commento di riflessione accorata, di pace serena, quasi un lamento, scandito magicamente dalla intensa, vibrante e straordinaria interpretazione della viola di Antoine Tamestit.

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Nella nona Sinfonia in re minore di Anton Bruckner Nott ,ha fatto risaltare una strepitosa tenuta dell’orchestra dove voci armoniche e cromie, dolcezza e potenza si sono fusi in un magico »canto« strumentale di tutte le voci orchestrali in una eccellente commistione di di soave orchestrazione, assoluta armonia ed »onde« nostalgiche che hanno spaziato in insiemi di eccelsa potenza espressiva. Eccellelente i dialogo tra le varie voci orchestrali fra velati motivi danzanti e scorrere d’acqua; aneliti echeggianti memorie, momenti epici ed eroici. Quasi una confessione meditativa, a volte »cantabile«, in un’armonia assoluta fra dolcezza, ritmo e potenza dialoganti fra tutti gli strumenti con la prevalenza degli archi e dei fiati.
Nott ha dato una prova superba, ancor più magica, considerando la giovanissima età dei membri dll’orchestra. Una compagine orchestrale di vera eccellenza impreziosita, in esordio, dalla viola di Antoine Tamestit.
Stand ovation finale e ripetutissime chiamate alla ribalta.

Credits: Foto: Festival Ljubljana / Mediaspeed.net


MARIA LUISA RUNTI
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