Concluso a Trieste il vertice fra Italia e Russia del 26 novembre con un’agenda fitta di temi, da quelli politici ed internazionali a quelli culturali, con l’economia in primo piano. Sul tavolo 7 accordi governativi, un protocollo culturale e 21 accordi commerciali, firmati, tra i quali quelli tra Enel e Rosneft, Eni con Rosneft e con Novatek, e Poste-Selex con le Poste russe. Coinvolte anche Mediobanca, Fincantieri e Pirelli.
Questa la sintesi di un avvenimento che ha coinvolto la nostra città e che ha visto dispiegate ingenti e massicce misure di sicurezza. La loro presenza però non è stata invasiva, si percepivano ovunque, spesso non si vedevano. Le finestre su Piazza Unità sarebbero dovute rimanere tassativamente chiuse ma qualcuno, in Prefettura, fumava beatamente una sigaretta lasciandosi accarezzare dal sole…!
Questa non vuole essere una nota politica ma il racconto, a flash, di come si è vissuto nella zona rossa.
Le notizie precedenti l’incontro potevano anche sembrare allarmistiche… invece è filato tutto liscio. Straordinarie le nostre forze dell’ordine, gentilissimi e disponibili i poliziotti ai varchi. Arrivo per tempo in Piazza Unità, dopo ben tre barriere. Bersaglieri e picchetti d’onore sono già al loro posto, immobili ma infreddoliti, qualcuno chiude gli occhi per godersi un raggio di sole! La limitatissima zona quadrata “televisioni - fotografi” viene spostata più volte ma c’è sempre il tempo per rubare scatti anche “sfuggendo” con eleganza ai poliziotti che gentilmente mi richiamano al rispetto delle regole. Nell’aria già ventilato il ritardo di Putin, lascio la piazza e vado in sala stampa, sempre documenti e badge alla mano. Qui la sicurezza è soprattutto russa ma si muovono con grande discrezione. Bellissima la scena: computer in attività frenetica, camere fotografiche e da ripresa ovunque, un interrotto vocio multilingue (molti giornalisti anche da Slovenia e Croazia oltre ai russi, un paio di giapponesi e qualche inglese) e squilli di cellulari. Il paventato oscuramento mobile non si è mai verificato. Non ci sono ulteriori notizie sul programma oltre a quelle ricevute la sera precedente. I funzionari della regione addetti non fanno che correre da una parte all’altra e segnare nomi: chi va ad una cerimonia chi ad un’ altra. Purtroppo si doveva scegliere, non era possibile essere ubicumque… Prese le cuffie per la simultanea, mi affretto a tornare in piazza ma… il valico d’accesso è stato bloccato, me ne indicano un altro, corro… nemmeno là… non mi resta che chiedere aiuto a quello, fra i poliziotti, che mi sembra il capo. Dopo un paio di minuti, accompagnata da lui, sono nuovamente in piazza. Rientrato anche il picchetto d’onore che era stato fatto allontanare visto il cospicuo ritardo di Putin ed il freddo. Alle 12.45 tutto tace e tutto freme. Il corteo presidenziale è in arrivo. Un paio d’ore prima erano arrivati i due pullman con i nostri ministri, fra i primi a scendere Emma Bonino attaccata al cellulare. Tutti di corsa con borse e cartelle verso il palazzo della Regione. Ci siamo… attraversano la Piazza le nostre autorità con Sindaco Cosolini e Presidente Serracchiani affiancati. Scatti a raffica prima che entrino in Prefettura. Si staglia, in un angolo, la silohuette della super blindata Mercedes di Putin. Cambio vettura dell’ultimo minuto. Dopo poco Putin e Letta escono dal Palazzo: camminata lenta, tutto calcolato al millesimo, mentre echeggiano i due inni nazionali, vengono resi gli onori militari e si scambiano i saluti. Le tv russe hanno carta bianca nei movimenti di ripresa ma lo “zar”, sebbene con discrezione, è sorvegliato a vista da molto vicino. Letta appare sorridente e soddisfatto, Putin un po’ stanco. Molti e maliziosi in commenti in sala stampa sulla sua serata con Berlusconi. Attenti, strette di mano, saluto alle bandiere poi, lentamente, s’inoltrano in Prefettura dove sono ad attenderli, per un saluto, le nostre autorità locali (Presidente Regione Serracchiani e Vicepresidente Regione Bolzonello, Sindaco Cosolini, Commissario di Governo per il Friuli Venezia Giulia e Prefetto di Trieste, Garufi).
Il primo round per me è finito … ritorno al caldo in sala stampa passando per l’ennesima volta sotto al metal detector. Ci attende un ottimo ed abbondante buffet molto ben organizzato. Si commenta, si mangia, si batte al pc, si telefona. L’atmosfera è frenetica ma serena. Le notizie d’agenzia partono a raffica, spesso dettate al telefono. Telecamere e megaobiettivi si sprecano, un patrimonio di attrezzature. Mi faccio spiegare da due carabinieri in alta uniforme perché i colleghi in piazza non lo erano. Vengo a sapere che nelle parate dei picchetti d’onore si usa la mezza uniforme, senza pennacchio e senza mantello.
Sempre alla ricerca di scatti particolari, prendo di mira uno della security russa, non capisce l’inglese, fra russo e sloveno mi arrangio come posso ed ottengo di poterlo fotografare. Un volto intenso, estremamente interessante.
Durante la conferenza stampa, mentre ascolto, osservo con il tele le espressioni di Putin mentre risponde alle domande di due giornalisti italiani: una su Berlusconi ed una sui fatti Ceceni. Risposte pacate e chiare, non si sbilancia. Parlano i suoi occhi, quando, raramente, alza lo sguardo verso l’interlocutore. Penso che, come essere umano, sia un uomo triste, malinconico, solo. E’ il prezzo del potere.
MARIA LUISA RUNTI
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