Trieste, città multietnica dal passato (e presente) travagliato, con mille identità o forse nemmeno una. Questo particolare caleidoscopio che ci dona una ricchezza unica al mondo, a volte fa riaffiorare i contrasti interni e le vecchie dispute, dure a risolversi. Gli acuti si toccano quando incombe un evento sportivo o di altra natura che inevitabilmente risveglia le identità nazionali in verità sopite nel resto dell’anno. Lo sventolio delle bandiere, gli inni, i caroselli, vanno a scontrarsi, specie in questi tempi di rigurgito indipendentista, con chi non ha nulla a che fare con il tricolore: parliamo di etnie diverse da quella italiana presenti a trieste, e dei numerosi triestini che non si identificano con l’odierna amministrazione. Nulla di nuovo si potrebbe obiettare, ma il fatto, più evidente che nel passato, riguarda il tifo durante i Mondiali di calcio: a parte le sparute minoranze latino-americane, molto vivaci e rumorose, una fetta sempre più vasta di triestini si guarda bene dall’esultare in caso di goal della nazionale italiana. Se lo fa, è di certo per la parte avversa, la settimana scorsa per l’Inghilterra e oggi per il Costa Rica. I neutrali, quelli che non accendono nemmeno la tv in realtà sono ben pochi, perché si sa: il calcio riesce sempre nel bene o nel male a catalizzare l’attenzione degli sportivi con le pantofole.