giorgio orsoni scandalo mose “Anche alla luce dei recenti scandali in Laguna spero davvero che il Governo utilizzi i 100 milioni destinati “via Mose” alla start up del porto offshore di Venezia per sviluppare un progetto unitario di sviluppo infrastrutturale che coinvolga tutti i porti del Nord Adriatico” – Così il Senatore triestino Francesco Russo in merito al progetto di Porto Offshore presentato dal Presidente dell’Authority di Venezia Paolo Costa.

“Credo che il Presidente Costa abbia due possibilità: o scegliere l’isolazionismo continuando a spingere per l’assurdo progetto di porto off shore a largo della laguna – già peraltro congelato dal Governo – oppure sedersi intorno ad un tavolo insieme a Trieste, Ravenna per sviluppare un unico grande porto nel Nord Adriatico all’interno del quale, ogni singolo scalo possa mantenere una propria specificità.

Di questo, nei giorni scorsi, ho parlato con il Presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna Di Marco: in lui ho trovato grande disponibilità a ragionare su un progetto di sviluppo comune; ora la palla, però, è nelle mani del Presidente dell’Authority di Venezia.

Tra l’altro – prosegue Russo - i cento milioni della Finanziaria 2013 sarebbero del tutto inutili visto che, a parte le smentite di rito, ho la certezza che il progetto sia stato congelato dal Ministero: i soldi che il Cipe e il Consiglio dei Ministri dovevano erogare a fine maggio guarda caso non sono mai arrivati. E non arriveranno.

Sfido tutti a riparlarne fra qualche settimana. A quel punto si saprà se avrò detto o no una bugia. Sono pronto a giocarmi una cena nel miglior ristorante di Trieste con Paolo Costa.

Intanto mi impegno – incalza Russo - a invitare a breve a Trieste i presidenti delle autorità portuali dell’Adriatico, per ragionare se sia opportuno oggi, per questo Paese, imbarcarsi in un maxi-investimento come l’offshore, per cui servono ufficialmente due miliardi e duecento milioni, anche se da quanto ne so esiste una prima proposta al Ministero dell’Ambiente che parla di quattro miliardi e mezzo. O se è meglio usare molti meno soldi di due, tre, quattro, cinque miliardi, chissà, e ottimizzare i porti dell’Alto Adriatico per farne un’area realmente concorrenziale con il Nord Europa. A Ravenna le rinfuse, a Venezia le navi bianche. E a Trieste, col raddoppio del Molo VII e la Piattaforma logistica più Capodistria, le grandi portacontainer.

Con una piena collaborazione e senza inutili bisticci campanilistici, sono davvero convinto che il Nord Adriatico possa diventare la prima realtà portuale del Mediterraneo. In alternativa, è bene guardare in faccia alla realtà - conclude Russo - i nostri territori, singolarmente, non saranno mai in grado di competere sui mercati internazionali”.


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