032 aurisinaAurisina, la città della pietra, m 144 s.l.m., conta circa 2.000 abitanti. Il nome originale sloveno è riportato da Cluverius (1600) nella forma “Brezina”, che significa collina. La località divenne poi notissima col nome di “Nabresina” (Nabrežina: sulla collina), quando vi venne costruita, nel 1856, la grande stazione della Ferrovia Meridionale (Vienna-Trieste). Alcuni anni più tardi fece capo anche la linea di Udine, e perciò i treni da Vienna vi trovarono per 50 anni la coincidenza coi treni per Venezia. Dopo la prima guerra mondiale la stazione di Aurisina ha perduto l’importanza che aveva, ed è divenuta deserta.

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Aurisina è oggi un complesso di due frazioni sparpagliate tra due stazioni ferroviarie: la vecchia grande stazione di Aurisina e la piccola stazione di Bivio Aurisina, recentemente ricostruita.
Sono passati oltre centocinquanta anni dalla costruzione della ferrovia, ma ancor oggi non si è trovato il modo di collegare almeno mediante una comoda moderna via pedonale, e una passerella sopra i binari ferroviari, la frazione di Bivio, nella quale si trova anche la sede comunale, con la vecchia frazione di Aurisina che si raggruppa attorno alla chiesa.

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Il binario ferroviario stacca nettamente le due frazioni, ma consente un attraversamento: quello della grande strada Monfalcone-Prosecco, che sottopassa in breve galleria il viadotto ferroviario.

Aurisina deve la sua origine alla sua magnifica pietra bianchissima, che in enormi banchi ne costituisce il sottosuolo. Questa pietra, ben lucidabile, è un calcare formato da ippuriti, caratteristici fossili di grandi molluschi bivalvi che vivevano nelle basse acque litorali del bacino mediterraneo nel periodo cretaceo. La Cava Romana di pietra ad Aurisina è sfruttata da tempo immemorabile; le sue riserve sono inesauribili.

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L’itinerario che qui si descrive parte dalla chiesa di Aurisina. La chiesa, che sorge sulla piazza principale, è dedicata a San Rocco. E’ stata costruita verso il 1750, come ricorda una lapide. Il campanile, alto 35 metri, ha una sola campana collocatavi dopo la prima guerra. La parrochhiale è però di data recente. E’ stata riconosciuta ecclesiasticamente appena nel 1935.
Dalla piazza davanti alla chiesa si imbocca a est una stretta strada che volgendo verso nord attraversa l’intera villa; si esce dall’abitato e si prosegue per una carreggiabile fra muri, in mezzo a campi coltivati; si raggiunge così e si attraversa la Statale 202; si continua per una carreggiabile passando accanto a due doline, una più piccola con un cimitero; una più grande, larga mezzo chilometro e profonda 70 metri, denominata nelle carte Grande Gniva (Njiva, campo). Sempre sulla carreggiabile si sale un tratto erto fino a raggiungere il doppio binario della ferrovia Trieste-Vienna.
A sinistra si vede il grande viadotto della ferrovia Trieste-Vienna, principale manufatto del tronco ferroviario in questa zona. Il viadotto ferroviario a 42 archi 40 normali e 2 a doppia luce) lungo 600 metri, che attraversa l’intera località, è stato costruito con la pietra locale.

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A poca distanza dal viadotto si trova la GROTTA DI POCALA, una delle più importanti del Carso triestino per i relitti paleontologici e preistorici.
La costruzione della ferrovia, avvenuta fra il 1853 e il 1856, ha in questo punto sconvolte radicalmente le comunicazioni stradali prima esistenti. Per ottenere lo spazio necessario alla creazione della grande stazione di Aurisina (allora Nabresina, in sloveno ancora oggi Nabrežina) venne spostata la strada Aurisina-San Pelagio, che saliva diretta, e venen abbandonato il vecchio tronco, oggi coperto d’erba.
Attraversato con un passaggio a livello il doppio binario, si lascia a destra la strada, e si sale a sinistra, per una vecchia erta carreggiabile oggi abbandonata, e perciò tranquilla e in alcuni punti pittoresca. Forse è la sede di un’antica strada romana per Vipacco. Si passa accanto al nuovo cimitero di San Pelagio, e si arriva direttamente nel centro dell’omonimo villaggio.


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