Eclettico, vulcanico, inarrestabile nel suo continuo cammino alla ricerca di idee nuove, di nuove proposte che vedano la musica al centro dei suoi studi ed interessi, Davide Casali è ben noto clarinettista, compositore e direttore d’orchestra nel panorama musicale triestino. Nel 2000 ha ricevuto una targa dal Comune di Trieste per il suo attivo lavoro di musicista e ricercatore. Si occupa da sempre di musica e cultura ebraica ma il suo repertorio spazia dal klezmer al rock (il “Festival Rock città di Trieste”, da lui organizzato, ha visto ben sei edizioni), alla musica colta contemporanea che, con il Festival “Luigi Nono” dedicato alle scuole superiori, vede in lui un musicista attento e sensibile alle esigenze del pubblico e della didattica. Organizzatore instancabile non si arresta certo davanti alle difficoltà che possono insorgere per via, pur considerando il difficilissimo momento che anche la cultura sta attraversando nel nostro Paese. Ha lavorato a lungo con Moni Ovadia e con Alfredo Lacosegliaz. Ha collaborato con Paolo Rossi e Giorgio Strehler ed è stato attore-musicista nel film “La vera vita di Antonio H.” con Alessandro Haber, per la regia di E. Monteleone. A lui si devono testi e musica de “Le favole ebraiche” trasmesse dalla Rai e da radio Capodistria; l’opera “Cantica Dei Fumi Blindati” con testi di Pierpaolo Zurlo (registrata in CD); la colonna sonora del film “Era meglio morire da piccoli” della regista Alessandra Scaramuzza, due lavori musical-teatrali “Da Este ad Auschtwitz” commissionatigli dal Comune di Este (PD) e “Perché proprio noi?”, dal Comune di Trieste e dalla Cooperativa Bonawentura. Suo recente appassionato interesse è la video art che lo ha visto realizzare “Medea, fuori dal mito”, affascinante ed innovativa rivisitazione del personaggio di Medea; “Musica da camera stradale”, divertentissima ed ironica performance di musica e teatro lungo le vie cittadine del centro e “A Jewish opera”, un progetto che nasce dall’idea di mostrare come gli ebrei vivono la propria religione in costante rapporto con la società che li circonda, evidenziando la “normalità” dell’agire quotidiano misto alla ritualità. L’installazione, grazie a dei monitor dove scorrono le immagini suddivise secondo le tre preghiere giornaliere: Shachrit, Minchà e Arvit, permette al pubblico di immergersi nella vita ebraica attraverso coinvolgenti immagini e suoni. Casali ne è giustamente orgoglioso poiché il successo di questo innovativo progetto, da Trieste a Venezia, alla Toscana, dove sta girando attualmente, è in continua crescita. Prima di dargli la parola voglio ricordare ancora “La Stanza”. Un’idea che ha pochi mesi di vita ed è già affermata. Uno spazio pensato per chi desidera vivere nuove forme artistiche contemporanee, un luogo di incontri, di pensieri, di musica, di cinema, di teatro, di arte, creato per sperimentare e per sperimentarsi. Ospite d’onore, ad inaugurarlo, il grande “flauto magico” Roberto Fabbriciani.
Un artista come te, un “inventore” che ha alle spalle un curriculum ricchissimo di performances e di successi, anche a livello internazionale, in questo momento risente in modo particolare della crisi. Come mai?
Forse perché non sono riuscito a fare quel salto di conoscenze e di contatti che sarebbero stati necessari. Anche il decentramento di Trieste rispetto al giro artistico italiano mi ha, in un certo senso, “squalificato”. Avrei dovuto rimanere a Roma o Milano anziché ritornare qui per privilegiare una vita più sana. Comunque in questi ultimi dieci anni ho lavorato molto a Trieste ed in Regione. Tutta una serie di concause e l’enorme crisi che ci sta attanagliando hanno fatto sì che si sia affievolita la possibilità di vivere di sola musica e di organizzazione artistica.
Quest’anno purtroppo non siete riusciti a realizzare il Festival Rock?
No, perchè vi era a disposizione un budget talmente minimo per cui non si è stati in grado di concretizzare nulla.
Per una non volontà politica o per carenza di fondi, in generale?
Secondo me c’è una mancanza di decisione costruttiva sugli eventi che si realizzano a Trieste; piuttosto che disperdersi in molte situazioni di scarso rilievo sarebbe meglio ridurne il numero e puntare ad un alto livello qualitativo.
Il tuo “Klezmer Ensemble ”?
Esiste sempre ma sfortunatamente da qualche anno c’è una pesante dimenticanza della musica ebraica, non c’è più interesse benchè un paio di anni fa io abbia anche suonato al “Festival Jazz”.
Siete dunque fermi?
Purtroppo sì! Pensa che quest’anno ricorrono i 20 anni dalla sua fondazione ma non ho la forza emotiva di mettere in scena un concerto che li celebri. Fare il musicista è un mestiere duro ed oggi io mi sento tristemente fermo proprio perchè questo mestiere non viene considerato, lo si reputa una sorta di hobby.
Tu hai scritto musica su commissione, sei un compositore noto, clarinettista e direttore d’orchestra, hai partecipato a dei film; possibile che tutte queste branche di prestigio e peso abbiano avuto un tale down?
Penso che a Trieste si paghi, fra le varie cose, anche il fatto di essere decentrati. Come si diceva prima, non c’è una volontà politica di investire su determinati generi che, pur popolari e di successo come il klezmer, non hanno un peso ed un ritorno economico.
Secondo me la musica klezmer e l’ebraismo fanno parte della città e della sua cultura mitteleuropea…
Certo, ma vi è bisogno di investimenti e promozione, della volontà di far girare, perlomeno in Regione, quelle che possono essere delle proposte di successo come, ad esempio, lo è stata l’opera “Der Kaiser von Atlantis” di Viktor Ullmann, che ho diretto lo scorso anno in Risiera. Un grandissimo consenso di pubblico che ha avuto molto rilievo sia sulla stampa nazionale che locale.
Tu sei sia musicista che organizzatore e perciò vai incontro a diversi tipi di difficoltà, come libero professionista non vieni chiamato a suonare da altre associazioni o teatri?
Purtroppo no, ed onestamente non so spiegarmene il motivo. Io ho fatto suonare moltissimi musicisti triestini ma raramente è capitato il contrario!
Quindi non ci sono più collaborazioni che dovrebbero portare ad incremento delle attività?
In questo momento no, le strade di un tempo si sono divise e ciascuno ha continuato il suo cammino per conto proprio.
Intendi Lacosegliaz ed Ovadia?
Infatti! sono state esperienze bellissime e molto costruttive ma io non volevo essere etichettato come un musicista che facesse soltanto musica klezmer.
Continui a comporre?
Sì, ho da poco finito “A Jewish opera” in stile ebraico-jazz. Ora sta girando in Toscana, inoltre sto lavorando a dei documentari che fanno sì che si faccia conoscere l’ebraismo.
Su commissione?
Con contributi della Regione. La cosa assurda è che io, come presidente responsabile dell’associazione che gestisco, posso pagare tutte le spese ed i musicisti che intervengono, ma non posso trarre profitto per me stesso, in quanto ideatore, musicista, regista, ecc.
Da qui le gravi difficoltà per poter vivere il quotidiano?
Ho una famiglia, due bambine piccole… Ho avuto la grande fortuna di poter andare a lavorare nella Comunità ebraica di Venezia e mi chiedo quale sarà il mio futuro… Non parlo tanto di quello artistico, poiché comunque mi dedico ai documentari ed alla video art, ma quello di uomo che mi vede impegnato per quasi 10 ore al giorno. Non è facile abbinare le due cose poichè l’arte abbisogna di tempo.
L’Associazione “Musica libera” di che cosa si occupa in questo periodo?
De “La stanza”. Una location, probabilmente unica in Europa, dove facciamo concerti per pochissimi spettatori (Piazza Benco 4, TS). Al massimo 25, poichè riteniamo che coloro che sono interessati alle nostre proposte siano fortemente motivati a venirci e di conseguenza a diventarne soci pagando la quota associativa che permette di intervenire a tutta la programmazione in cartellone. Uno spazio concepito per un gruppo di persone che partecipino a determinati eventi godendo anche di tutte le attività collaterali, come ad esempio la guida all’ascolto della musica. Vorremmo però, in futuro, occuparci anche delle altri arti, fra cui la poesia.
Qual’è stato il significato della performance “Musica da camera stradale”? Ho visto il bellissimo video, avete bloccato il traffico cittadino con la vostra rappresentazione!
Quello di riappropriarsi degli spazi urbani da parte della gente. Riprenderci la strada che è anche la nostra casa, suonando.
Un pensiero di F. de Chateaubriand gli sia di augurio: “Tutto accade grazie alle idee; le idee producono i fatti che servono loro soltanto d’involucro”.
MARIA LUISA RUNTI
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