Bullismo, i giovani triestini hanno parlato senza reticenze di fronte ai poliziotti sottolineando le loro “prodezze”. Sono cresciuti in famiglie senza problemi particolari. Piazza Oberdan il loro “covo”
«Noi non abbiamo paura». Queste parole le hanno pronunciate i due minorenni della banda di bulli di piazza Oberdan arrestati, non solo per una lunga serie di furti, ma anche per vessazioni e violenze nei confronti di anziani, mamme con bambini e clochard. Hanno preso a calci nel sedere un anziano e poi lo hanno spinto a terra; hanno fatto spogliare un assistito del Csm costringendolo a schiaffeggiarsi e poi hanno preso a pedate una clochard che aveva l’unica colpa di essere seduta sul marciapiede. E poi hanno “firmato” tanti altri simili odiosi episodi non ancora venuti a galla. La banda di piazza Oberdan terrorizzava negozianti e passanti da via Carducci fino a piazza Libertà e dintorni, anche se non tutti hanno voglia di parlarne.
«Noi non abbiamo paura». M.G. e M.V., che è diventato diciottenne proprio giovedì scorso, hanno detto e ripetuto frasi come questa ai poliziotti della squadra mobile. Era il 22 novembre dello scorso anno. Gli agenti li avevano appena rintracciati in via Ponchielli dopo un’estorsione nei contronti di uno studente universitario di 22 anni. I bulli si erano fatti consegnare 150 euro dopo averlo minacciato di morte. E rivolto ai poliziotti della squadra mobile sconcertati da quella frase M.G. aveva consegnato le prove delle “prodezze”. «Nel mio cellulare ci sono i filmati», aveva detto.
Ecco quello che appare in proposito nella relazione di servizio degli agenti della pattuglia della squadra volante. Si tratta del primo atto ufficiale in cui M.G. e M.V. parlano senza apparenti reticenze e raccontano agli agenti che li avevano appena bloccati, le loro «prodezze». Il tono è tranquillo, quasi pacato. «G. - scrivono i poliziotti - ha mostrato alcuni filmati contenenti scene di furti in atto, violenza gratuita, percosse e lesioni ai danni di persone indifese e poco abbienti, come clochard, extracomunitari, la cui responsabililità era riconducibile alla loro compartecipazione…».
«M. ha chiesto di essere interrogato dal sostituto procuratore Chiara De Grassi proprio al fine di chiarire ulteriormente la propria posizione rispetto a episodi verificatisi in un arco temporale molto breve», dice l’avvocato difensore Luca Maria Ferrucci.
(Corrado Barbacini - da Il Piccolo)
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