riccesi donatoC’era una volta il mattone. Ora il mattone te lo tirano in testa. Il mercato immobiliare rischia di affondare e i costruttori annaspano. «La situazione è critica », certifica Donato Riccesi, presidente triveneto dell’Ance. «Unmomentomolto difficile. I prezzi di vendita delle abitazioni sono calati del 5/6%, però mediamente lo sconto che viene richiesto è dal 10 al 13%. Il che significa rinunciare al margine operativo lordo di un’operazione immobiliare. Cioè vendere la prezzo di realizzo. Così basta che resti inveduta una piccola percentuale di prodotto che non si riesce neppure a pareggiare i conti». Questo il dato medio. Poi ci sono le diverse sfumature di grigio. «La fascia bassa risente più della fascia alta. Solo che la fascia ha numeri limitati» aggiunge Riccesi. E gli immobili di pregio non riescono a reggere l’urto della crisi. All’origine di tutto c’è l’accesso al credito che vale sia per le imprese costruttrici che per gli acquirenti. «Dire che l’accesso al credito è problematico - aggiunge il presidente dell’Ance - è un eufemismo. Quando anche la banca finanzia l’impresa poi non finanzia i clienti dell’impresa. Alla fine il risultato è uguale. Forse peggio ». Tutto ruota attorno aimutui diventati impossibili da ottenere dopo anni di “soldi” facili. «Difficilmente oggi una banca finanzia più del 60% dei costi di costruzione. Inoltre chiede che l’investimento per l’acquisto dell’area o dell’immobile da ristrutturare sia a carico dell’impresa. Un finanziamento medio insufficiente per la sostenibilità del cantiere. A questo ai aggiunge spesso la richiesta di un 30% di preliminari. È come dire non ti presto i soldi. Pensare di avere il 30% dei preliminari sulla carta in questomomentoprima di aver iniziato il cantiere è un’autentica chimera». Ma non basta. «Oggi il mutuo di chi compra viene pesato cliente per cliente. Non solo fanno l’esame del sangue all’impresa, ma anche ai clienti. Otto anni fa li prestavano al primo che passava per strada. I risalti negativi di aver prestato fino al 2007 i soldi a tutti e senza garanzie li scontiamo ora. C’è anche una grossa passo di immobili ritirati dalla banche, di chi non riesce più a far fronte al mutuo, che hanno inquinato il mercato. Sono difficili daricollocare». E Trieste? «Nella situazione generale è meglio che altrove. Nonè un’isola felice,maèmessa meglio di altri. Altrove, anche in regione, la situazione è peggiore. C’è molto più invenduto sul mercato perché si è costruito molto. A Trieste, si è costruito di meno. Non ci sono state le operazioni immobiliari facili come nell’Udinese, nel Pordenonese o in Veneto. Ci sono meno case sul mercato. Ed, in questo momento, è un vantaggio». (fa.do.)
(da Il Piccolo)