di Maria Luisa Runti
Il 27 luglio nell’ambito di Operaestate Festival (importante e pregevole rassegna internazionale) a Bassano del Grappa, la Compagnia Kinkaleri ha presentato al Teatro Remondini una toccante, singolare edizione di Butterfly, liberamente tratta dall’opera di Puccini e dedicata soprattutto ai bambini ma che fa molto pensare anche i genitori. Un modo innovativo per avvicinare l’opera lirica ai giovanissimi. Kinkaleri si definisce: “raggruppamento di formati e mezzi in bilico nel tentativo…”. Il nome in sé indica la chincaglieria e determina l’emporio, il luogo dove se possibile ci si può rifornire di svariati prodotti. Nata poco più di 20 anni fa come collettivo artistico composto da sei persone ora conta tre membri che si dividono magistralmente compiti attoriali, registici ed organizzativi: Massimo Conti, Marco Mazzoni e Gina Monaco. Hanno presentato i loro spettacoli in tutta Europa, Cina, Giappone e USA, oltre all’Italia. Al loro attivo anche diversi progetti editoriali, creazioni video, laboratori ed incontri, installazioni di progetti speciali ed attività all’interno di spazi o musei d’arte contemporanea. Un’attività intensissima che li ha portati a vincere diversi premi fra cui, nel 2002, il Premio Ubu per lo spettacolo “OTTO”, miglior performance di teatrodanza dell’anno: “uno dei lavori più sorprendenti della stagione, oltre i confini dei generi”. lnnovazione, interazione tra linguaggi originali attraverso la sperimentazione di diverse modalità di narrazione sono le loro peculiarità.
La loro Butterfly è un’opera di sentimenti contrastanti e di culture che si confrontano tra tradizione e modernità. Una favola romantica e delicata, triste e tragica ma caratterizzata anche da momenti che strappano sorrisi nell’osservare il personaggio un po’ spaccone e quasi burlesco di Pinkerton in netta contrapposizione con la poesia e l’amore di Butterfly, cui dà voce con suadenti rotondità e delicati colori nel fraseggio il soprano Yanmei Yang. Marco Mazzoni tratteggia ecletticamente con enfasi tutti gli altri personaggi principali: dal borioso Pinkerton, alla fedele e timida Suzuki, all’emblematico Sharpless, a Goro. La magia delle maschere gli permette di interpretarli, recitando, con acuta ma caratteristica introspezione con il linguaggio un po’ dissacrante che lo caratterizza. Di grande effetto il disegno luci di Giulia Broggi. Ciò che colpisce in modo particolare è la scenografia scarna ed essenziale, sviluppata attraverso ambientamenti musicali con l’uso di colori e segni: uno stilizzato gioco di costruzione scenica mediante del nastro adesivo bianco che Mazzoni stende sul pavimento con incredibile, delicata perizia e che un videoproiettore rende tridimensionale sullo sfondo del proscenio. Simboli e forme si alternano in velocità dando luogo ad effetti pittorici ed a scarne ambientazioni. Pregio fondamentale e chiarissimo per far pervenire ai bambini ed al pubblico tutto la sintesi del dramma quasi fosse soltanto una favola tragica. Poco prima del finale l’interazione con un bambino presente in sala, salito in palcoscenico. Subito dimenticata l’iniziale timidezza si è immedesimato nel suo dialogo con Butterfly con grande dolcezza. Codici espressivi e linguaggi contemporanei sono una delle chiavi per avvicinare il mondo dell’opera ad un pubblico di ogni età in una nemesi catartica di gioco e realtà. La regia di Massimo Conti non fa che confermare il pregevole lavoro collettivo in un gioco di Pirandelliana memoria.
Fervidi, convinti applausi hanno sottolineato il successo della raffinata serata.
MARIA LUISA RUNTI
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