Mag
07

ROBERTO TURATTI: Ma io… non sono un musicista! :-)

Pogliano Milanese (Mi) Aprile 2015

di Katya Malagnini
https://twitter.com/KATYAMALAGNINI
http://www.instagram.com/katyamalagnini/

Lo so, fino a questo momento, conoscevate questo ridente paese a nord ovest di Milano, soltanto per la presenza della discoteca Fellini :D e dei dj set di Gigi D’Agostino :D. Eppure, Pogliano esiste, non è un’entità astratta :D ed è proprio qui che avviene il mio incontro con Roberto Turatti.
Come si suol dire … è dalle leggende che devi aspettarti la maggiore umiltà. Infatti, contrariamente a diversi altri artisti che si credono divinità e snobbano questo blog (#AhmanonèDJMagallorano :D:D) lui è entusiasta e accetta immediatamente. Inoltre, invece di farmi recare chissà dove nella città imbruttita :D (facendomi magari aspettare ore come da contrassegno) è lui a raggiungermi nel solare paesello, e arriva persino in anticipo.
Devo aggiungere altro? Ah sì, devo scrivere l’intervista :D
Tanto vale dirvelo subito, ormai sapete come funziona su questo blog: i toni sono esilaranti e colloquiali, con l’aggiunta dei miei commentini dementi :D (che vi piacciono tanto, lo so :D). Questa non è realmente un’intervista, è una conversazione tra amici, dove Roby parla a ruota libera ed io, a stento, lo interrompo per porgli qualche domanda. D’altronde, come fai a non lasciar parlare un personaggio che ha una storia come la sua?
Ha prodotto centinaia di dischi (il numero esatto, non lo ricorda nemmeno lui) e molti di questi, sono storia del dancefloor.
Quali vi scrivo? :D Albert One, Fred Ventura, Flexx, Jo Squillo & Sabrina Salerno, Francesco Salvi. Uhmmmmmmmmm… mi sa che manca qualcosa. :D:D
La sua discografia è davvero lunghissima e per non “spaventarvi” :D con un enorme elenco di titoli, vi rimando qui, se vi bastano 173 pagine :D http://www.discogs.com/artist/167099-Roberto-Turatti?noanv=1 per non parlare delle 6.676 pagine che parlano di dischi dove lui è coinvolto.
Inoltre, vi dice nulla il progetto Den Harrow (co-prodotto assieme a Michele Chieregato e Tom Hooker)? Kim Lukas? O … quello che deve ancora venire? Roby sta realizzando altri progetti che ho avuto la fortuna di ascoltare in anteprima. Sì, perché Turatti ripete spesso che nel 2016 compirà sessant’anni e durante l’intervista, tende a evidenziare questa cosa in diversi momenti. Tuttavia, queste sue parole per me sono fumo :D perché osservando i fatti, lui produce, è attivissimo e soprattutto, mentre mi parla (davanti a un succo di frutta, un caffè d’orzo e la colonna sonora di una raccolta di Venditti *.*) scorgo nei suoi occhi, una brillantissima curiosità sul mondo, paragonabile a quella di un ragazzino di tredici anni.
*Il traffico della statale renderà molto turbolenta la mia trascrizione dell’intervista. D’altronde, siamo su una strada voluta da Napoleone per collegare Milano con Parigi. Che ve lo dico a fa? Nonostante questo, dopo sedici ascolti della registrazione… ce l’ho fatta O_O

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Le persone dovrebbero comprendere che ogni giorno, svegliandosi e guardandosi allo specchio…potrebbero affrontare la giornata, dicendosi: “Anche oggi, la gente deve affrontarti, perché tu sei il numero uno”.

Questo, naturalmente, non significa che tu ti svegli e ti devi comportare da stronzo, eh? I numeri uno non sono stronzi, sono numeri uno!

Già… e spesso non vale la pena concedere una seconda possibilità, soprattutto agli stronzi.
Io invece di possibilità ne concedo sempre e sai perché? Perché non me ne frega niente! È così bello lasciar loro credere di poter fare ciò che vogliono, quando in realtà sei tu che li porti a fare ciò che vuoi tu.

Che strategie! :D:D:D

Ma no! Senti: se io e te facciamo un disco (*e poi boh fa i dischi con Turatti :D:D:D) e la cosa funziona, non siamo contenti entrambi?
Certo!
Se poi tu vuoi andare in giro con la maglietta che dice “Questo disco l’ho fatto io” :D ma…fai quello che vuoi!
Ho avuto a che fare con un sacco di gente affetta da “Turattismo:D ed è una bruttissima malattia.

Cioè?

Mentre io parlo sempre di team, non posso dire lo stesso per gli altri.
Fin da tempi lontani, quando la gente m’incontrava per strada, mi diceva: “Ah ma tu sei Turatti-Chieregato:D:D:D
“No, sono Turatti e basta. Chieregato è un altro”….rispondevo :D

Anche lì, storie, perché sui dischi c’era prima il mio nome… ma è stata una cosa casuale, il primo disco è uscito così e di conseguenza, così sono usciti gli altri. Se avessero messo Chieregato-Turatti, a me non sarebbe cambiato proprio niente. Facendo più il p.r. rispetto a Miki e andando maggiormente in giro, la gente vedeva più me ed ero più esposto. Ecco perché mi riconosceva, mica per altro!
Un altro clamoroso esempio di Turattismo?

Sentiamo:
Un giorno uscì un articolo a proposito di un’etichetta ma in realtà, parlava soprattutto di me: Turatti di qua, Turatti di là.

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L’etichetta mi riprese, pensando che io avessi dato precise disposizioni di far parlare soltanto di me. Di conseguenza, dissi al giornalista: “Porca miseria, io ti ringrazio per l’articolo che ci hai fatto, ma hai parlato solo di me”! Lui rispose: “Ti conosco da vent’anni e so cos’hai fatto. La prossima volta, se voglio, ti faccio pure la copertina”.
Il Turattismo è questo: la gente è convinta che io porti avanti solo la mia persona, quando in realtà, io parlo sempre di team. Tra l’altro, vado avanti da solo, non serve che sgomiti per portarmi avanti.

Roby, fuori la verità: :D hai mai contato quante produzioni hai fatto?
No…
-_-
Non posso risponderti, Katya… perché, in realtà, per me non è mai stato un lavoro, ma un divertimento. Ogni tanto, qualcuno mi chiede: “Ti ricordi quando abbiamo fatto quel progetto”… ed io rispondo: “No” e c’è un motivo: ho rimosso tante cose, quando è mancata la mia mamma, ho subito un grosso trauma che mi ha fatto rimuovere molte cose.

Cambia subito discorso e comprendo che sono corde che non vanno toccate. Ordiniamo da bere.

Qui c’è un traffico micidiale, sei sicura che riuscirai a sentire qualcosa?

Figurati, sono abituata!
*Gli rispondo di sì, ma in fase di trascrizione ripenserò mooolto a questa frase :D:D

Senti, io non sono uno scrittore, né un musicista, ma ho quarant’anni di musica alle spalle e ho un progetto molto ambizioso.
Vorrei intervistare, tutti quelli che hanno lavorato con me in tutti questi anni.
Ho voglia di lasciare qualcosa agli altri. Il problema è solo uno, ho iniziato a scrivere i nomi… (ride)
Guarda!
(*mi mostra il telefono e scorre una lista infinita)
Ah, ho appena iniziato! Chissà quanti altri ne devo aggiungere!

Oltre alle produzioni (delle quali parleremo tra un po’) di cos’altro ti stai occupando adesso?
Sto seguendo dei ragazzini dj giovanissimi, che sono molto bravi nelle produzioni. Sono all’inizio e vanno seguiti, ma meritano.
Non m’interessa farmi il disco per me stesso, ho cinquantanove anni!

(E daje :D)

Preferisco fare il produttore alla vecchia maniera, tenendo però conto del fatto, che oggi, chi cura la produzione, deve necessariamente far parte del team di management. Bisogna essere coinvolti in tutto il progetto.
La gente non compra più i dischi, c’è lo streaming. Spotify quanto ti paga? Lo 0,0001%. Su i- Tunes quante copie fai ?
Per le produzioni, collaboro con due studi, uno a Milano e uno a Misinto, e oggi, ne approfitto per andare a Misinto da Carl Fath, perché stiamo finendo delle cose nuove.

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Truss Rod “Run Wild”

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Ecco, traducimi “cose nuove”!
Abbiamo dei progetti, con la Ego (Truss Rod che stiamo finendo in questi giorni con Carl), con la Energy (Carl Fath feat. Steve Edwards) e anche con la Bang (Helsinki J). Del progetto su Energy è appena uscito un remix fatto da Jutty Ranx. La cosa curiosa è che su Ego uscirà un nostro remix per Jutty Ranx e non era in programma. Il nostro team è formato da me, Carl Fath, Barbara Schera Vanoli e Jacopo Festa e… l’unico a non essere un musicista, qui, sono io :-)

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ascolta Helsinki J “Out of time”

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Non mentire :D tu nasci come batterista. Come ti sei avvicinato a questo strumento?
All’inizio suonavo la chitarra, anzi no, aspetta: ho appena detto una cafonata, diciamo che la strimpellavo, ecco. Lo facevo al mare intorno al fuoco.
Che figo!
Quando poi mi sono accorto, che quando suonavo, gli altri s’imboscavano e restavo da solo, ho iniziato a pormi qualche domanda :D e ho trovato questo strumento più “maschio”, che è la batteria.
Mi trovavo con il mio amico Roberto, nello scantinato posto al di sotto di una farmacia e lì ho iniziato a suonare, con una batteria di tolla e plastica. Sicché, un giorno è successo che sono caduti degli scatoloni di pannolini della farmacia e abbiamo trovato la mia batteria, schiacciata da questi scatoloni. Di conseguenza, me ne sono comprato una decente.

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Saltiamo il capitolo “storia dei Decibel” :D e passiamo direttamente a Den Harrow (con l’H mi raccomando :D). Come nacque questo progetto?
Stefano (*Zandri) veniva a ballare all’American Disaster che era il locale dove io lavoravo e vedendolo, gli chiedemmo di fare l’immagine per il progetto che avevamo in lavorazione.
Il nome, invece, nacque in macchina, da un’idea comune. Miki aveva una 126, targata proprio… Miki, cioè: MI K1.
Eravamo seduti all’interno e scrivevamo le idee sui vetri che spesso si appannavano. “Perché non scegliamo un nome che ricordi il denaro”? L’abbiamo un po’ americanizzato e…eccolo lì, Den Harrow. Ne parlammo anche con Enrico Ruggeri (autore del testo di “To meet me”) e anche a lui l’idea del gioco di parole piacque molto.

Chieregato ha di recente realizzato, assieme a Hooker un progetto chiamato Tam Harrow. Che ne pensi?
Penso che io non avrei sputato nel piatto dove ho mangiato. Questa cosa la vedo così. Con “Tam Harrow” cosa vuoi fare? Vuoi prendere in giro gli anni ottanta? Sicuramente loro lo fanno ironicamente…ma a me non piace l’idea del progetto (non la produzione che reputo impeccabile!) C’è gente che crede ancora in quella musica!

Un uccellino :D:D mi ha detto che c’è qualcosina in progetto per il ritorno di Kim Lukas. Parla! :D
Confermo: io, Carl Fath e Riccardo Sada, stiamo lavorando a un progetto per Kim Lukas. Si tratta di un pezzo trance, che sarà accompagnato anche da una versione commerciale, ancora work in progress.

Trance *.* !!
Te lo faccio sentire, ce l’ho qui.

Il mix “suoni trance + voce di Kim Lukas”, mi flasha all’istante. Io sto pezzo me lo magno *.* *.* inizio già la promozione e sappiate che lo spammerò abbestia :D

Senti Roby, secondo te cambierà ancora qualcosa per i consumi musicali?
Sicuramente, il mercato musicale è andato a scemare, perchè è cambiato anche il modo di approcciarsi alla musica, da parte dei giovani. Quando parlo con i giovanissimi, nessuno mi dice che compra musica. C’è chi usa Spotify e chi scarica.
Non c’è più l’affezione all’artista che determinava una “fidelizzazione” nel tempo. Oggi, uno piace per due mesi, poi via! Avanti un altro.

Quello di Kim non ve lo facciamo sentire :-P ma vi facciamo ascoltare un altro bellissimo pezzo:

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Carl Fath feat. Steve Edwards - Humans Cry (Jutty Ranx Remix)

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Roby come si fa a fare una hit? (Katya, che cazzo di domande fai :’D)
Ti racconto una cosa: oggi, chi ha bisogno di una canzone o vuol farsela scrivere, in realtà richiede una sola cosa: i ritornelli. La canzone di oggi, nel 2015…è il ritornello. Il resto è contorno. La formula strofa, ponte e inciso non funziona più. Quella che funziona oggi è ritornello forte, più bel contorno con drop strumentale; è completamente un altro modo di scrivere. Forse (azzardo) la gente non ha più né tempo né voglia, di fermarsi ad ascoltare testi lunghissimi.

In che direzione stiamo andando musicalmente?
Vorrei che non esistesse una direzione…mi piacerebbe un mondo, dove ognuno possa scrivere ciò che vuole. C’è da dire, però, che siamo ai soliti paradossi, perché tu scrivi una cosa come la vorresti, poi la proponi a qualcuno e ti senti rispondere “Eh, ma non è…”, oppure “Dove la colloco”? O ancora: “Non è deep house/Edm”.
Lì rispondo che è semplicemente, una canzone pop ballabile e mi sento dire “Però, sai…”

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Una volta era molto più semplice fare dischi dance, eri più libero. Oggi devi seguire canoni di sonorità, che personalmente non comprendo!
Le label prendono pezzi “simili a”… ma che senso ha? Un conto è fare un pezzo alla “Garrix” per proporlo a lui, ma farlo per se stessi è inutile. L’ha già fatto lui!! Il paradosso è che poi ci sia lamenta delle serie “copy & paste”.
In più, poi succede che arriva un disco completamente diverso da tutti e va al numero uno in classifica. Allora chi ha ragione?
Viviamo in un Paese dove le radio sono ancora troppo importanti. Tra i progetti che ho in cantiere, c’è un circuito dove l’artista rimane proprietario di tutto ciò che fa. Grazie a un meccanismo che ho pensato assieme al mio socio, saranno gli stessi fans a diventare promoter degli artisti. In ogni caso, si prova sempre a far qualcosa per la musica. Il problema, però è che molta gente, alla fine, punta sempre lì. “I soldi da dove li raccogliamo”?

In questo momento, la sedia dov’è seduto Roby cede :D:D:D:D e facciamo una piccola pausa per prenderne un’altra.

Ci sono un sacco di sistemi per prendere i soldi da chi fa la musica ma … ti pare? Io voglio farli arrivare i soldi a chi fa musica, non prendergli, anche se oggi questo non è facile, perché sono in tre a pagare per la musica: chi compra, chi la fa e chi ne usufruisce.
In discoteca, per esempio, tu paghi la Siae, ed è giusto che sia così. Però…poi questi soldi dove vanno a finire?

Qui volevo arrivare. Dove vanno?
Lo chiedi a me? Dal 1983 al 1989 io e Chieregato abbiamo avuto, tutte le sere, in tutte le discoteche d’Italia, per tutto l’anno….dalle cinque alle dieci canzoni. Sai quanti soldi sono di Siae? Tantissimi… e a noi ne sono arrivati… indovina?

Zero.
Esatto, perché a quel tempo, i soldi andavano nel calderone e li prendevano i grandi autori.
Un giorno, andai da Mogol e ridendo, gli dissi: “Vedi… in fondo, un pezzo di questo castello è anche mio”.

Qual è il tuo disco che ha venduto di più? Almeno questo me lo dici? :D
*Mi guarda con la stessa perplessità con cui si guarda il benzinaio stando attenti che non tarocchi sulla benza.

Non lo posso sapere, per un semplice motivo: non so quanti dischi ho venduto nella mia vita. I rendiconti delle case discografiche erano una cosa, la realtà era ben diversa.
Ti voglio raccontare qualcosa in riferimento a un brano: “Mad Desire

*_* *_* *_* *_* *_* *_* *_* *_*

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DEN HARROW “Mad Desire”

Quando uscì, alla nostra etichetta non piaceva e così ci disse di portarlo alla Gong Records, facendoci dare mille lire a disco, delle quali 500 le avremmo divise io e Miki, e 500 le avrebbe intascate l’etichetta Baby Records. Il problema fu che il disco, non piacque nemmeno a Salvatore della Gong. Nonostante questo, ne stampò mille copie, che all’epoca, erano una cifra irrisoria. Dopo una settimana, ne erano state vendute pochissime, nessuno lo voleva, finché un giorno, incontrai Alex Peronie gli dissi: “Alex, cos’ha sto disco che non va”? e lui rispose: “Boh? Vabbè, lasciamelo”. Il lunedì seguente fu programmato come “Disco lancio” a 105. Vendette 5000 copie ogni settimana. Non riuscivano a stargli dietro con la stampa del disco.
Dopo le 45.000 copie vendute, non ci hanno più pagato nulla.
Di recente sono venuto a sapere che il vinile di “Mad Desire” in realtà vendette molte ma molte più copie…avevamo un contratto in esclusiva e ben pagato…quegli “extra” cominciavano ad essere troppi :-). Noi avevamo delle royalties bassissime dalla Baby Records (che investiva parecchio in promozione), ma era per tutti così.

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Saltiamo di palo in frasca, o forse anche no :D agganciamoci a “Mad Desire” che è stato iper ballato nei dancefloor. Tu hai fatto il dj per tanti anni e lo fai ancora. Che cosa cerca (oggi, rispetto al passato) il pubblico che si reca nei pochi locali da ballo rimasti?
Allora… è una domanda interessantissima.
Mo’ me se gonfia l’ego :D
L’altro giorno, parlavo con il dj del Sio Cafè, mentre Molella suonava come special guest. A me Molella piace molto nei suoi set, perché si crea questi mash up, anche dei suoi pezzi (ho sentito Soundlovers*.* reinventata con un drop nuovo, per esempio). Alcuni li passa anche in radio, altri solo nelle serate ed è tutto molto bello e molto carico.
Il problema è che … noi guardavamo la gente e ci veniva da ridere perché vedevi la svogliatezza, nel ballare tutto nel medesimo modo, la parte melodica, il drop, tutto uguale. Non frega nulla a nessuno. Con la mente sono fermi, non si fanno coinvolgere.
Ma come? Quando guardi i mega Festival, noti che quando parte il drop sono tutti con le mani a ritmo spingendo verso il cielo …

(*ora va di moda questo :D una nuova modalità di #putyourhandsup #pucciaenza :D).

Alla Jeffrey, insomma :D Lui durante i concerti lo fa sempre, però lo seguono tutti.
Proprio sabato ero a vederli gli Eiffel, ci vado spesso, sono amici.

Oltre alla voce (che ‘nse discute :D) ma di Jeffrey adoro questo suo essere uno showman completo.
Impressionante: 3000-4000 persone che cantano con loro. Ho detto a Jeffrey: “Sai quando smetterai di fare le serate”?
e lui ha risposto: “No, quando”? “Quando lo deciderai tu”. C’erano anche ragazzi di vent’anni che cantavano tutte le loro canzoni a memoria…e questi, se li porta avanti per altri venti! Pensa che loro non volevano fare più concerti, per fortuna Willy Marano li ha convinti. Grandissima intuizione.

Senti, stiamo parlando degli Eiffel. La loro “Blue” esplose nell’estate del 1999…ma quella fu anche l’estate di “All I really want” di Kim Lukas. Raccontami qualcosa di questo progetto (del quale non so nulla :D:D)

Quando fai delle canzoni in inglese è fondamentale che l’inglese sia corretto. Noi italiani abbiamo molti difetti di pronuncia, soprattutto per il “th”, e abbiamo bisogno, di persone che curino la pronuncia. Kim faceva questo. Un giorno le chiesi: “Vuoi provare a fare un disco”? e lei rispose: “Mi piacerebbi:D:D:D:D:D:D:D

(*Con quella vocina terapeutica che te la mangeresti… Ammmmmmore bella lei *_* Ti vogliamo bene, Kim ^_^)

Insomma, le dissi di scrivere un testo per provare: ecco “All I really want”.
Quando si dice, il dono della sintesi :D:D:D:D
Lì nacque Kim Lukas che oltre a essere un’artista è una donna eccezionale; poi ha fatto scuole specifiche, s’impegna: è una numero uno.

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Kim Lukas “All I rally want”

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Vabbè, sai che so’ novantica inside :D dopo Kim, devi :D parlarmi di Secchi!
Stavamo lavorando su un brano (“I say Yeah” feat. Orlando Johnson *_*), con Pierfrancesco di Stolfo (ciao Pier :D), Maurizio Rossi e Davide Gherdenghi. Al che, Alex Peroni ci disse: “ragazzi, sarebbe bello se anche 105, come Radio Deejay, avesse un dj che rappresentasse la dance, facendo anche dischi. Così, Stefano Secchi venne nel nostro studio e lavorò con noi al brano, al quale ne seguirono molti altri.

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Stefano Secchi feat. Orlando Johnson “I say yeah”

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E che altri!!!!! *_________*
Lui era già il dj della Discomania *_* e poi, dal nostro incontro è diventato l’artista e produttore.

Adesso che fa? (che so’ mesi che lo cerco :D) Stefanoooooooooo se ci sei, batti un colpo :D

Vive in Spagna e non ho idea di cosa faccia. Spero viva di rendita, glielo auguro.

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UFFICIALE: WANTED STEFANO SECCHI portatemelo qui :D (vivissimo, naturalmente :D). Dategli il mio numero, la mail, l’indirizzo e il numero civico :D:D

Ecco, mi nomina Stefano Secchi e da brava Propiosamente dipendente :D sbarello e mi scordo la domanda su “I say yeah”. Gliela scrivo in seguito, in fase di revisione.
Perché hai scelto proprio la voce di Orlando Johnson? (Salutiamo anche lui :D *.*)

Il mitico era un artista della Energy (etichetta che pubblicò il brano) e ci propose Orlando (dopo aver sentito il demo con il sample vocale cantato da Taleesa, autrice del testo), a noi piacque molto l’idea e la resa fu perfetta!

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Credi davvero che ci sia qualcuno che vive di rendita?
Ah non lo so, dipende da come gestisci la tua vita. Io non vizi, non gioco, ho frequentato i casinò tanti anni, ma non ho mai avuto quel vizio. Non fumo, non mi drogo, bevo solo acqua e succhi. Ho sempre speso tutti i miei guadagni nel mio lavoro. A quarant’anni mi ero fatto due conti e avevo deciso di smettere, solo che ho sbagliato i conti e a quarantasei ho ripreso :D

Tornando al “Turattismo”…adesso creo l’evento su Facebook: regaliamo una maglietta a Roby con su scritto “io sono Roberto Turatti” :D:D
Ma vaaaaa non la metterei mai. L’unica maglietta che mi piaceva tantissimo era quella che avevamo fatto per “C’è da spostare una macchina” e fu proprio un’idea di Francesco Salvi. Dietro, c’era scritto “Scusate le spalle” e davanti, “Scusate la faccia”.
Ti ho mai raccontato la storia di questo pezzo?

So’ qua che aspetto… parla :D
Salvi arrivò in studio, perché doveva fare la sigla del “Francesco Salvi Show”. C’eravamo io, Mario Natale e Silvio Melloni. Francesco aveva un’idea ma non sembrava forte. Pensammo quindi di “taroccare” la base di un pezzo che andava in quel momento.
Faccio una premessa: Noi Dj ai tempi realizzavamo le “cassettine” mixate… avevamo però un problema :D … mentre stavamo registrando, arrivava sempre un tizio con un bigliettino con su scritto “C’è da spostare una macchina targata MI 58…” e l’annuncio che dovevamo PER FORZA fare ci rovinava la registrazione della cassetta…Questa era l’idea di base ma non era ancora ben focalizzata.
Facciamo la pausa pranzo, e noi rientriamo prima rispetto a Salvi, che era andato con il suo manager. A un certo punto, suonò il citofono: “C’è da spostare una macchina” ed io risposi “è un diesel”. Intanto, il tizio continuava: “Allora, viene qualcuno a spostare la macchina o no”? Nel frattempo, uscimmo e vedemmo Salvi che arrivava a piedi. Il padrone della villetta di fronte al nostro studio, ci vide e urlò: “E allora, ma non lo vedi che è passo carrabile? Ma questa macchina qua, mettila là”! Lui involontariamente ci confermò che la nostra idea era veramente forte! In due ore abbiamo fatto il pezzo. L’anno successivo (1990) andammo a Sanremo con “Esatto” e alla numero uno in classifica, c’era ancora “C’è da spostare una macchina”.

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Antonio Ricci ci contattò perché voleva fare la nuova canzone del Gabibbo :D:D. Andai da lui e mi disse che voleva arrivare alla numero uno in classifica. Gli dissi che non esiste una formula magica, per questo ma che un buon punto di partenza era avere uno slogan. Replicò: “Io ce l’ho lo slogan: “Ti spacco la faccia”. A quel punto mi arresi e guardandolo, gli dissi: “così sì, andiamo numero uno in classifica”. E così fu.
Sono molto legato a ogni cosa che ho fatto. La cosa che fa sorridere è che non possiedo tutti i dischi che ho fatto.
Il primo disco che ho realizzato nella dance (non prodotto da me) è stato assieme al grande Leopardo. Scrissi parte della melodia.


M’incuriosisce e vorrei tornare sul punto che tu non ti definisci musicista:

Dirò una cosa anti popolare. Per scrivere una melodia, non ci vuole niente…è scrivere una hit che è difficile !

Abbiamo parlato di tante cose ma se tu dovessi scegliere, cos’è che ti piace di più fare?
Mi entusiasmo in qualsiasi cosa faccio, in console come in studio. Soprattutto, mi entusiasmano le persone, perché mi piace lavorare con la gente. Quando trovo persone con le quali sto bene, non ho bisogno d’altro. La gente deve capire cosa vuole da se stessa, prima di ogni altra cosa. Lì ha già risolto il 90% dei suoi problemi. Purtroppo, molta gente non sa cosa vuole da se stessa.

Applausi e standing ovation!
Ti piace? Te ne dico un’altra che uso spesso: i numeri uno sono quelli che sbagliano di più ed io, sbaglio parecchio :D

Roby Turatti con Sabrina Salerno e Jo Squillo
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