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di Maria Luisa Runti

Concluse con grande successo di pubblico le repliche de “Il re pastore” di W. A. Mozart al Teatro “G. Verdi” di Trieste, un’opera raramente eseguita ed in prima assoluta per la Fondazione lirica triestina che ha visto sul podio il M° Felix Krieger. La “serenata” mozartiana, come la definisce sempre lo Schiedenhofen (un’esecuzione in cui la parte scenica dello spettacolo è ridotta al minimo, quasi inesistente, secondo una tradizione assai viva e fertile della corte viennese) si basa sull’omonimo melodramma di Metastasio da cui Giambattista Varesco ha rielaborato Il libretto riducendolo da tre a due atti. Composta da Mozart a soli 19 anni, viene così definita da Pierluigi Petrobelli: “Il re pastore” parla ancora oggi ad ognuno di noi con stupefacente immediatezza attraverso il perfetto, sovrano equilibrio delle parti che lo compongono, attraverso la mirabile architettura dei rapporti sui quali si regge, nella splendida successione delle immagini sonore in esso profuse. In questo sereno gioco di rispondenze si conciliano e si sublimano le contraddizioni del nostro vivere quotidiano.” L’allestimento del Verdi ha riportato in luce il gioiellino mozartiano con un’azione teatrale ricercata ed incisiva. Buona la prova dell’orchestra a cui Felix Krieger ha saputo imprimere una direzione e concertazione di brillantezza ritmica e freschezza inventiva, ben sottolineando le diverse voci, dal veemente accompagnamento degli archi ed il loro colorito cupo, come nell’aria “Sol può dir come si trova”, ai fiati ed al cello. Un dialogo strumentale raffinato in perfetta armonia con la compagnia di canto fra cui hanno primeggiato il soprano Alida Berti nel ruolo di Aminta ed il tenore Alessandro Codeluppi in quello di Agenore. La difficile tessitura vocale è stata resa dalla Berti con grande agilità e coloritura vocale, potenza di emissione ed eleganza nei recitativi. Eva Mei ha tratteggiato la sua Elisa spaziando fra difficili virtuosismi e gorgheggi non sempre resi con coloritura armonica. Di forte impatto emotivo il duetto con Aminta: “Vanne a regnar, ben mio” in cui le due voci hanno trovato una perfetta fusione timbrica. Paola Antonucci, dotata di gradevolissima agilità vocale, ha impersonato Tamiri. Alessandro Codeluppi ha reso Agenore con grande potenza espressiva bellezza timbrica e coloristica. Il tenore Tony Bardon, Alessandro, ha impersonato in modo appropriato il suo personaggio ma non sempre la sua vocalità è riuscita ad esprimersi al meglio.
2-re-pastore-foto-fparenzan Magnifica la regia di Elisabetta Brusa che fa muovere i protagonisti in un mondo stilizzato di lana, di grande lirismo artistico, espressione di un passato poetico ma lontano nel tempo. Azzeccata la scelta di ambientare la rappresentazione all’interno di un “tempio teatrale” simbolo: l’ Olimpico di Vicenza. “Con quest’opera Palladio – afferma Brusa nelle sue note di regia – fa infatti rinascere il Teatro degli antichi romani con una precisione archeologica derivata dallo studio dei testi di Vitruvio, a cui aggiunge, a copertura, un finto cielo, memoria di una natura che resta fuori della scatola teatrale, ma che, comunque, rivela il contatto imprescindibile che l’uomo deve mantenere con la sotterranea armonia del mondo, di cui la natura è custode”. 3-re-pastore-foto-fparenzan Fughe prospettiche palladiane, giochi di luce, installazioni e fantasiose parrucche creano uno scenario magico, fantastico, a volte onirico, in cui la Brusa fa agire i personaggi rendendo dinamicamente teatrali le loro movenze. Lo scenografo e costumista Pier Paolo Bisleri ha ben assecondato le intenzioni registiche con accuratezza cromatica e ricercate “Invenzioni”.

MARIA LUISA RUNTI
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