1 gianluigi gelmetti foto parenzan

Teatro esaurito, intensi e calorosissimi applausi a scena aperta ed al finale hanno suggellato lo straordinario successo dell’opera Verdiana andata in scena il 21 u.s. al Teatro “G. Verdi” di Trieste, diretta da Gianluigi Gelmetti. L’ allestimento, di proprietà della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, nell’attuale ricostruzione scenografica curata da Benito Leonori, con i costumi di Giancarlo Colis e le coreografie di Valentina Escobar, ha presentato una delle più apprezzate messe in scena ideate dallo scenografo Josef Svoboda, LA TRAVIATA “DEGLI SPECCHI” appunto, vincitrice nel 1992 del prestigioso Premio Abbiati, massimo riconoscimento assegnato dall’ Associazione Nazionale Critici Musicali. L’allestimento fa ormai parte della storia  del  teatro contemporaneo e venne concepito per gli spazi dello Sferisterio di Macerata (1992) consolidando la collaborazione fra Svoboda ed il regista Henning Brockhaus, che ne firma anche le luci. Svoboda fu un “pioniere” della scena virtuale, innovatore del teatro lirico e di prosa, attraverso l’impiego delle tecniche più avanzate di illuminazione, giochi di luce e controluce il cui contenuto scenografico prende forma nelle elaborazioni spaziali con visioni metaforiche e simboliche, immagini visive e mentali da sogno. La magia dello spettacolo inizia sin dalle prime note: l’enorme specchio appoggiato a terra si alza lentamente e si illumina rivelando un sipario teatrale che sembra nascere dal nulla, un racconto, una memoria che si aprono, si sdoppiano, si moltiplicano trasportando lo spettatore in una dimensione onirico fantastica dove le singole scene sono dipinte su grandi teli disposti sul palcoscenico come enormi tappeti che, con gli arredi, si riflettono creando efficaci suggestioni pittoriche e visive. I personaggi stessi che, in scena, vivono il loro dramma, possono essere visti come “creature volanti”, in diverse posture ed atteggiamenti riflessi. Come un immenso fiore la scena si apre, sboccia, fiorisce, appassisce e muore quando muore Violetta, quando orchestra, direttore e l’interno tutto del teatro si riflettono sullo sfondo ed il pubblico, quasi inconsciamente, si ritrova in scena partecipe egli stesso della tragedia che si è appena consumata. Il teatro nel teatro, di Pirandelliana memoria.
La regia di Brockhaus è ancora attualissima nella sua geniale efficacia in quanto scardina la consueta visione dell’opera, per restituirla alle autentiche intenzioni di Verdi, rendendola scarna, realistica, incisiva e non edulcorata. Ispirata dal modello epico Brechtiano, sottolinea e fa comprendere allo spettatore gli stati d’animo dei personaggi ed il loro processo evolutivo. Superba la direzione e concertazione di Gianluigi Gelmetti che ha guidato l’orchestra in un continuo crescendo emozionale ed armonico portando l’esecuzione ad ottimi livelli espressivi ed interpretativi, sottolineando con maestria ogni tonalità della partitura, evidenziandone sfumature e fraseggi, purezza di linea e di colori, improvvise accentuazioni drammatiche.

2 jessica nuccio e merunas vitulskis foto parenzan Jessica Nuccio, anche a livello attoriale, ha egregiamente impersonato la sua Violetta dandone un’interpretazione viva ed attuale, scevra da leziosità, intima, sofferta, molto introspettiva e, a volte, quasi sognante. Magnifica voce, ricca di coloriture, bel timbro corposo, dove ad un ampio e robusto registro vocale negli acuti si alternano delicati filati e raffinati recitativi. Merunas Vitulskis, nel ruolo di Alfredo, ha cercato di delineare un personaggio credibile e passionale ma non riuscendovi appieno per coloriture e modulazione di fraseggio. Buona l’aria “De’ miei bollenti spiriti “ dove riesce ad esprimersi superando una scenicità interpretativa un po’ “ingessata” .

7 jessica nuccio e vitaliy bilyy foto parenzan Ottima la prova di Vitaliy Bilyy nel ruolo di Germont. Voce di timbro verdiano intensamente calda, rotonda e ricca di colori, l’accento veemente ed una scansione perfetta nell’articolazione della parola cantata, il baritono ucraino offre un’intensa ed incisiva interpretazione che ben sottolinea anche le sfaccettature psicologiche del personaggio. Magnifici il duetto con Violetta “Pura siccome un angelo”  e l’aria “Di Provenza il mar, il suol”. Buone le parti di fianco fra cui spiccano Letizia Del Magro nel ruolo di Flora Bervoix e Christian Starinieri in quello del Barone Douphol. Completano la compagnia di canto Anna Bordignon (Annina), Alessandro d’Acrissa (Gastone), Francesco Musinu (Dottore Grenvil), Dario Giorgelè (Il Marchese d’Obigny), Dax Velenich (Giuseppe), Hektor Leka (un domestico) e Giovanni Palumbo (un commissionario). Sempre di buon livello la prova del Coro del “Verdi” istruito da Paolo Vero. Eleganti ed a tono le coreografie di Valentina Escobar. Un pò “kitsch” i costumi delle masse, di maniera gli altri, sebbene ispirati alla pittura di Boldini, ideati da Giancarlo Colis.

Repliche sino al primo aprile p.v.

In tal modo spiegava Svoboda la sua ricerca ed il suo lavoro:
“Lo scopo è di creare immagini intere, ma nello stesso tempo di disintegrare la superficie di proiezione ricomponendola poi in un modo diverso e rendendo evidente anche il rilievo”. (J. Svoboda: “I segreti dello spazio teatrale”). 

MARIA LUISA RUNTI
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3 la traviata 1 atto al verdi di trieste foto parenzan4 ii atto la traviata al verdi di trieste foto parenzan
5 la traviata verdi trieste foto parenzan6 finale foto parenzan


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