fulvio tomizza0Fulvio Tomizza (Giurizzani di Materada, Umago, 26 gennaio 1935 – Trieste, 21 maggio 1999) è stato uno scrittore italiano. Nasce nel 1935 da una famiglia della piccola borghesia a Giurizzani presso a Materada (in croato Juricani), uno dei villaggi della penisola istriana, dove i suoi genitori erano proprietari di piccoli appezzamenti agricoli e si dedicavano con alterna fortuna a varie attività commerciali. In possesso di una naturale predisposizione nello scrivere e da una precoce senso dello spazio e per le arti figurative, ottenuta la maturità classica si trasferisce temporaneamente a Belgrado e a Lubiana e incomincia a lavorare occupandosi sia di teatro che di cinema.
Nel 1955, la penisola istriana passa sotto l’amministrazione jugoslava e Tomizza, appena ventenne, benché legato alla sua terra da un sentimento d’appartenenza quasi viscerale, si trasferisce a Trieste dove risiederà per tutta la vita. La nostalgica lontananza dalla sua amata parrocchia di Materada, lo porta nel 1966 a pubblicare la raccolta Trilogia istriana che comprende i romanzi La ragazza di Petrovia (1963), Il bosco delle acacie (1966) e il suo primo romanzo Materada (1960). Gli ultimi anni della sua vita, pero’, li vive nella natia Materada e una volta scomparso, la locale comunita’ nazionale italiana gli intitolera’ la propria sede sociale, con annesso teatrino.
Questi romanzi con le loro pagine di epica contadina inseriscono il giovane Tomizza nella variegata corrente europea degli scrittori di frontiera, e sono l’inizio di una estesa opera narrativa il cui tema costante è la perdita d’identità dei profughi istriani, al centro di complessi intrecci geopolitici, istituzionali e ideologici. Pubblica altri romanzi, alcuni sospesi tra la fantasia e la realtà quali L’albero dei sogni (1969), con il quale vince nello stesso anno il Premio Viareggio, altri vicini alla ricostruzione storica, si veda L’ereditiera veneziana (1989). In mezzo a questi due romanzi c’è una vasta narrativa, tra cui si ricorda La torre capovolta (1971), La citta’ di Miriam (1972), L’amicizia (1980) e Il male viene dal Nord (1984). Con La miglior vita (1977) si aggiudica nello stesso anno il prestigioso Premio Strega.
Nel 2007 viene pubblicato “Vera Verk”, un dramma inedito in tre tempi (pubblicato da Ibiskos Editrice Risolo), ambientato nel 1930 in un paesino del Carso istriano. Il dramma è andato in scena per la prima volta nel 1963 a Trieste. Tra i protagonisti Paola Borboni, Fosco Giacchetti, Marisa Fabbri. Questa tragedia rusticana, che per certi versi può far pensare al Verismo di fine Ottocento o alle grandi tragedie del mondo classico - dove amore e morte, colpa ed espiazione si legano indissolubilmente una all’altra -, va in realtà inserita in un momento peculiare del teatro europeo del Secondo Novecento. È il momento in cui si incontrano le opere del Neorealismo italiana con le fortune di Brecht in tutta Europa, gli studi antropologici con la psicanalisi freudiana, il teatro del Grande Attore con la rinascita dell’Avanguardia: il tutto sullo sfondo di una sentita rivalutazione delle proprie tradizioni. Curatore dell’opera è Paolo Quazzolo (docente di drammaturgia).