sam 1627 40Dopo 51 anni, grazie a un’operazione congiunta dei tecnici dell’OGS- Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale e della Società Alpina delle Giulie, sono tornati “in superficie” i sei sismografi storici installati sul fondo della Grotta Gigante dal Servizio Geologico degli Stati Uniti nel 1963 e che facevano parte della stazione TRI-117 della Rete Sismografica Mondiale WWSSN - World Wide Standard Seismographic Network.
Si tratta di 3 sismografi (componenti E-O, N-S e verticale) di tipo Benioff (con periodo proprio 1 secondo) per la registrazione dei terremoti vicini e di 3 sismografi Ewing-Press (con periodo proprio 20 secondi) atti a registrare i telesismi, che erano stati collocati in una nicchia scavata in fondo alla grotta turistica con la sala più grande al mondo. Tale ubicazione era stata scelta data la composizione di solida roccia calcarea della cavità e la sua collocazione lontana da ogni rumore ambientale che potesse influenzare i rilievi, e ciò la rendeva la stazione sismica tra le più sensibili in quel momento. Tra gli scopi dell’installazione, dato che si trattava dell’epoca della “Guerra Fredda”, il monitoraggio delle esplosioni nucleari attraverso le rilevazioni sismologiche.
In realtà dal loro avvio, datato 19 luglio 1963, le apparecchiature registrarono come eventi principali i terremoti di forte intensità che nel 1976 interessarono il Friuli e che furono ben avvertiti anche nelle zone limitrofe. All’epoca infatti non esisteva alcuna rete sismica locale o nazionale, che si sviluppò solo successivamente, e i sei sismografi di installazione americana si rivelarono la stazione sismologica più vicina agli epicentri e quindi la più preziosa e tempestiva fonte d’informazione scientifica sull’evoluzione temporale del fenomeno in atto e ciò contribuì alla notorietà nazionale dell’Ente.
Gli strumenti rimasero in funzione per complessivi 33 anni, fino al 1996, quando gli USA, finanziatori del progetto WWSSN, decisero la chiusura di tutte le stazioni della rete una volta cambiati gli scenari geo-politici che avevano spinto all’installazione.
Da allora, sul fondo della Grotta Gigante sono collocati 3 sensori digitali a larga banda (curva di risposta piatta sino a 360 secondi) del tipo Streckeisen che permettono l’accurata registrazione sia dei terremoti vicini che di quelli lontani, le cui rilevazioni sono monitorate e studiate dall’OGS.
Le operazioni di recupero dei sismografi storici si sono rivelate delicate, dati la posizione delle strumentazioni e il loro grande peso (circa 200 kg per ciascuno dei tre sensori a corto periodo) e ha richiesto per il sollevamento l’impiego del montacarichi di servizio all’interno della grotta, messo a disposizione dall’Alpina della Giulie.
I due sismometri verticali saranno ora restaurati, connessi a un moderno digitalizzatore e posti di nuovo in attività nei sotterranei dell’OGS, dove già si trovano strumenti d’epoca funzionanti. Questo permetterà di ristudiare vecchi eventi calibrando la risposta degli strumenti storici con quella dei più moderni installati nello stesso luogo.
Inoltre, in futuro, grazie al proficuo rapporto di collaborazione che da decenni lega OGS e Società Alpina delle Giulie, gli altri “storici” sensori della stazione TRI-117 verranno collocati in un’idonea sede museale, a testimonianza della lunga attività che per decenni ha contribuito a dare lustro al nome dell’OGS negli ambienti scientifici internazionali.

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Ogs, sismografia, Grotta Gigante