roman brogli sacher 04-c-holger-braack Venerdì 21 novembre 2014 ore 20.30
Sabato 22 novembre ore 18.00
Teatro Verdi - Trieste

Liszt, Rachmaninov e Dvořák
dirige il M° Brogli Sacher
solista il pianista Giuseppe Albanese

Dopo il successo del secondo appuntamento sinfonico al “Verdi” di Trieste con l’esecuzione della Nona sinfonia di Gustav Mahler, venerdì 21 novembre alle ore 20.30 con replica sabato 22 novembre alle ore 18, il “Verdi” presenterà un concerto in cui figurano tre grandi compositori: Ferenec Liszt, Sergej Rachmaninov e Antonín Dvořák.
In apertura di programma, Malédiction per pianoforte e orchestra d’archi R.452 di Ferenec Liszt permetterà di esaltare le grandi capacità virtuose del pianista Giuseppe Albanese, del quale artista tutti ricordiamo la splendida performance della primavera scorsa con il sua programma “Fantasia” e che in questa occasione affronterà uno dei compositori e pianisti tra i più difficili del repertorio Ottocentesco. La composizione di Malediction infatti occupò Liszt fin dal 1830 e fu oggetto, come i Concerti, di continui ripensamenti e limature fino al 1863, anche dopo, dunque, il ritiro dall’attività concertistica del compositore avvenuto nel 1849. Invano alla ricerca di un connubio tra Classicismo e spirito del Romanticismo, Malediction attesta questo tentativo attraverso soluzioni travolgenti in cui il principio della metamorfosi tematica espansa nella linea della forma ciclica presiede nella costruzione scardinando lo schema usuale in più tempi, in un unico movimento. Malediction trae il titolo dall’impressionante tema iniziale - i cui temi successivi sono definiti “orgoglio”, “lacrime – angoscia - sogni” e “burla”- e raggiunge un perfetto equilibrio tra sostanza musicale e tecnica, da una parte tra esigenze di varietà e contrasto e dall’altro di organicità. Una pagina di grande valore storico in cui il pianista Giuseppe Albanese avrà modo di dimostrare ancora una volta di più la superba tecnica e il virtuosismo strumentale per il quale è molto conosciuto e apprezzato in Italia e all’estero.

Secondo brano in programma, la Rapsodia sopra un tema di Paganini op. 43 di Sergej Rachmaninov appartiene al periodo maturo del compositore russo e si colloca tra i lavori dotati di rigore formale, sconosciuto al periodo trascorso in Russia ma palesatosi negli anni della tournee in Europa e America. Ciò è dovuto alla scelta del genere, il tema con variazioni, che impone degli stretti vincoli. Con la Rapsodia Rachmaninov rinnova una tradizione gloriosa; contiene la naturale esuberanza in ventitrè pezzi, calcati sul Capriccio n. 24 di Paganini e sfoggia una tecnica di straordinaria bellezza.
In base ad un procedimento ormai desueto, la prima variazione anticipa l’ingresso del motivo-leader, che campeggia nei quattro brani iniziali in tempo Allegro vivace. L’esposizione che segue non risponde però alla veste originale del tema e Rachmaninov non esita ad allentare i legami per dare spazio ai passaggi di pura abilità affidati anch’essi all’estro di Giuseppe Albanese. Globalmente considerata, la Rapsodia inclina alla riunione di vari effetti non solo per far emergere una tecnica esplosiva ma anche per l’approfondimento delle sonorità: ad esempio dal “pizzicato” della ventinovesima variazione al timbro soffuso della dodicesima, dall’incedere superbo della ottava alla graniticità della quattordicesima, per non parlare delle variazioni settima e decima in cui Rachmaninoiv invia un messaggio “inquietante” con l’accenno al Dies irae.

Nella seconda parte del programma il M° Stefan Brogli-Sacher, di cui si ricorda il debutto sul podio triestino nella scorsa stagione sinfonica con un programma dedicato a Brahms e Schumannn, dirigerà l’Orchestra del “Verdi” nella Sinfonia n. 8 in Sol maggiore op. 88. Tra le varie composizioni di Dvořák questa Sinfonia appartiene ad uno dei periodo più sereni e creativi del compositore, pervasi come erano da un sentimento di gioia e di serena accettazione dell’esistenza. Iniziata nell’estate 1889 fu portata a termine in novembre dello stesso anno. La prima esecuzione ebbe luogo a Praga sotto la direzione dello stesso Dvořák nel novembre 1890. Con l’Ottava il compositore volle creare qualcosa di assolutamente diverso da tutte le sue precedenti composizioni ”con pensieri individuali, elaborati in una nuova maniera” come scrisse egli stesso. Ne risultò un’opera incantata e fiabesca nella tonalità del Sol maggiore, molto inusuale per la tradizione classico-romantica. Senza perdere di vista il richiamo al canto popolare slavo, in questa Sinfonia sperimenta nuove soluzioni formali e tematiche con un ampio spazio riservato agli interventi solistici delle prime parti. Dal movimento di apertura (Allegro con brio) in tempo lento, che vede il flauto esporre il tema principale, una sorta di Naturlaut ( voce di natura), si sviluppa un impulso ricco di lirismo e festosità. Si passa poi ad un Adagio, pagina serena e tranquilla, pastorale e festoso; lo Scherzo (un valzer in sol minore) intriso di dolcezza e malinconia precede il Trio in sol maggiore su una melodia da una sua opera comica Tvrdé palicé e porta al Finale che chiude la Sinfonia.


Teatro Verdi, concerto, Roman Brogli Sacher