serracchiani guerini Con il motto “two is megl che one” Matteo Renzi nomina Guerini e Serracchiani come vice del partito. Ma il dissenso interno non si placa: «Una scelta affrettata» E la sinistra sbotta e incassa.
Una scelta di «garanzia», spiega, per assicurare la «tenuta» del partito ed evitare che l’impegno di governo sottragga la dovuta «attenzione» alla gestione del Pd. Una gestione che resta per ora affidata a una segreteria tutta renziana, anche se il premier conferma di essere «pronto» a un coinvolgimento della minoranza. E a una «franca» riflessione interna dopo le europee. Ma la minoranza non nasconde il suo malumore per la “blindatura” dei due vice: una scelta «affrettata», secondo Gianni Cuperlo. Il partito ormai è «succube» di Renzi, denuncia Pippo Civati.
Il Pd ha la responsabilità di essere «motore del cambiamento» e l’ambizione di vincere le prossime elezioni, affermandosi come secondo partito nel Pse. Ecco perché nella riunione della direzione al Nazareno, Renzi dà la carica ai suoi: nei prossimi 60 giorni tutto il partito dovrà lavorare «pancia a terra». Di candidature si parlerà in una nuova direzione che sarà convocata per il 7 o l’8 aprile, annuncia il segretario: «Dobbiamo portare al Parlamento Ue persone che vogliono cambiare l’Europa», dunque non ci saranno alla guida delle liste nomi che siano «specchietti per le allodole». Per la campagna elettorale ci sarà un «claim» opposto a «ce lo chiede l’Europa», anticipa Renzi, che vorrebbe mostrare i bozzetti e chiama perciò in causa il responsabile comunicazione, Francesco Nicodemo. Ma, spiegano dal partito, il materiale sarebbe ancora in fase di limatura. Insieme a quello per il tesseramento, che avrà come slogan: «Il Pd cambia l’Italia».


Debora Serracchiani, PD, candidato