ernesto nathan rogers ONE DAY SHOW per il compleanno di ENR a cura di Gigetta Tamaro e Luciano Semerani

domenica 16 marzo 2014
Stazione Rogers - Riva Grumula 14 Trieste - tel. 040 322 9416 - www.stazionerogers.eu - staff@stazionerogers.eu

ore 11
apertura della mostra
DISEGNI DI ENR
dal Fondo Enrico Peressutti, donazione di Marina Peressutti
Archivio Progetti, Università IUAV di Venezia

ore 11.30
Serena Maffioletti
LE PAROLE DI ERNESTO
Una responsabile sintesi di etica ed estetica, di utilità e bellezza.

a seguire proiezione di:
DUE PIETRE
di Fabrizio Giraldi, 2014
Il video, prodotto da Cizerouno, documenta il restauro della tomba della famiglia Rogers a Trieste, realizzato nell’ambito del progetto “Ai confini dell’ebraismo, ebraismo ai confini”.

Nel 2014 ricorrono i 105 anni dalla nascita di Ernesto Nathan Rogers (Trieste,16 marzo 1909 – Gardone Riviera, 7 novembre 1969), architetto e designer di fama internazionale, anche lui “ebreo accidentale” come si definiva il suo amico Bruno Pincherle.
A Trieste sono esposti 29 disegni di un Ernesto N. Rogers giovane, in vena di scherzi, anche autobiografici, quasi delle confessioni a se stesso, tra gli anni ’30 e ’40. Sono interessanti l’autoritratto e i due ritratti della madre, nel cui volto si legge un’autorevole preoccupazione, e una più ampia serie di invenzioni satiriche, scherzi, capricci, che raccontano tra l’altro dell’incomunicabilità tra i parenti, della solitudine della giovinezza, dei mancati incontri di una vita. Quanti conoscono l’umanesimo profondo del Professore, uno dei pochi Maestri dell’Architettura Italiana e il valore simbolico di opere come la Torre Velasca, troveranno in questa piccola mostra un risvolto ignoto, ma prevedibile, di una ricca umanità.
Accanto ai disegni un filmato documenta i recenti lavori di restauro della tomba della famiglia Rogers, promosso da Cizerouno.
Disegnata negli anni ’60 da Ernesto Nathan Rogers è costruita con due lastre di marmo, una rosa e una verde, appoggiate su di un basamento arretrato, poco più alto del terreno circostante, inclinato. Incassate nel piano una accanto all’altra, due croci latine, a misura d’uomo. Quella rosa è incassata di poco nella lastra verde, quella verde sta dentro il fondo rosa. Alla maniera antica con caratteri in piombo sono incisi il nome del padre, scomparso ad Auschwitz nel ‘44, quello della madre, Ida N. Rogers Manni, morta nel ’43, i nomi di Ernesto e del fratello. Un doppio valore semantico è depositato tanto in quelle croci quanto in quella lastra di pietra, che ricorda le sepolture del poco lontano cimitero ebraico, e che lo stesso atto che riunisce sotto un unico tetto, a Trieste, una madre ebrea che vi si era spenta, un padre deportato e un intellettuale ramingo, agnostico in fatto di religione, sia in fondo l’espressione vera di un profondo bisogno umano di ritrovarsi.


spettacoli, mostra, Stazione Rogers