carnevale muggia 2014Anche quest’anno si rinnova la tradizione muggesana del Carnevale, con le sfilate delle maschere, dei carri spettacolari preparati ad arte dalle compagnie e dei vari eventi collaterali. Di seguito, pubblichiamo il programma dell’edizione n. 61, che inizia giovedì 27 febbraio 2014.

Giovedì 27 febbraio
ore 10.30 – Sfilata dei bambini della scuola dell’infanzia “Il Giardino dei Mestieri”
ore 17.00 – Piazza Marconi – Apertura delle manifestazioni del 61° Carnevale Muggesano
BALLO DELLA VERDURA – accompagnamento musicale de I FRAIERI
Cerimonia per l’assegnazione dei nomi delle compagnie del Carnevale alle vie di Muggia
ore 17.30 – 19.00 – Piazza Marconi – Gaia Eventi – Giocoleria di fuoco e trampoli a molla (non i classici ma quelli tecnici!)
ore 19.00 – Calli e piazze di Muggia – bande a ruota libera

Venerdì 28 febbraio
ore 10.30 – 12.30 – Piazza Marconi – Gaia Eventi – Giochi di gruppo, truccabimbi, baby dance e baloonart
ore 15.30 – Piazza Marconi – Animazione per bambini a cura dell’Associazione delle Compagnie del Carnevale Muggesano in collaborazione con la compagnia Trottola
ore 16.30 – 17.30 – Piazza Marconi – Gaia Eventi – Baby Dance, clownerie, giochi e baloonart – Il tradizionale Ballo delle Bambole
ore 16.30 – Sala Roma – Carnevalive con i gruppi musicali del Progetto Giovani del Comune di Muggia
ore 18.00 – Vie e calli di Muggia – Tradizionale uscita carnevalesca della banda Ongia
ore 20.00 – Piazza Marconi – Disco Music Live – Aperitivo in maschera

Sabato 1 marzo
ore 11.30 – 12.30 – Piazza Marconi – Gaia Eventi – Truccabimbi, clownerie, balli di gruppo, giochi e Micro-Magia
ore 15.30 – 18.00 – Piazza Marconi – Gaia Eventi – Baby Dance, animazione varia, baloonart & Magic Show

Domenica 2 marzo
dalle 8.30 alle 16.30 – Annullo postale a cura dell’Associazione delle Compagnie del Carnevale Muggesano presso la sede di via Roma, 20
ore 10.30 – Piazza Marconi – Visita guidata di Muggia gratuita con guida turistica organizzata
ore 13.15 – Via Forti, Via D’Annunzio, Via Roma, Piazza della Repubblica, Largo Caduti della Libertà, Via Battisti
61* GRANDE CORSO MASCHERATO
Sfilata di carri allegorici con oltre 2000 maschere presentata dalle Compagnie del Carnevale Muggesano
ore 18.30 – Piazza Marconi – Premiazione delle compagnie partecipanti alla sfilata
ore 19.00 – Calli e piazze di Muggia – Bande a ruota libera

Lunedì 3 marzo
ore 10.30 – Calli e piazze di Muggia – “A ovi” – Antica questua di gruppi mascherati nelle case e nelle trattorie del centro storico e ditorni di Muggia
ore 17.00 – Laboratorio creativo di pasta di zucchero a tema carnevalesco a cura di Tiziandcake e Wedding Time
ore 17.30 – Piazza Marconi – Premiazione del Torneo di Carnevale organizzato da A.S.D. Muggia

Martedì 4 marzo
ore 10.30 – Partenza sfilata Nido d’Infanzia D. Iacchia con accompagnamento musicale a cura della compagnia Ongia
ore 16.30 – Via D’Annunzio, via Roma, Piazza della Repubblica, via Battisti, via Dante
RISFILIAMO IN ALLEGRIA – Sfilata senza carri delle maschere partecipanti alla sfilata domenicale
Piazza Marconi – Premiazioni delle maschere e gruppi che si sono esibiti durante il corsomascherato
ore 20.00 – Piazza Marconi – Animazione con DJ set

Mercoledì 5 marzo
ore 15.30 – Calle Pancera – Partenza cerimonia per i funerali del Carnevale a cura della Compagnia Ongia
ore 16.30 – Calle Tiepolo – Veglia funebre delle vedove inconsolabili a cura della compagnia Mandrioi
ore 19.00 – Santa Barbara – Cerimonia di chiusura del 61° Carnevale Muggesano a cura della compagnia Lampo

STORIA DEL CARNEVALE DI MUGGIA
Il “Carnevale Muggesano” trova le proprie lontane origini nella più classica tradizione veneziana con influssi della penisola istriana. Cronologicamente troviamo l’usanza della “CACCIA AL TORO” che risale ad un conflitto del 1162 tra Aquileia (in mano a Voldarico ricco feudatario di origini germanica - longobarda) e Grado (in mano alla Serenissima).

Il doge Vitale Michiel II° piegò Voldarico e per punizione gli impose di inviare a Venezia, ogni anno, il Giovedì Grasso ricorrenza della resa, di un toro e dodici porci a titolo riparatore. Quest’usanza si protrasse a lungo a Venezia (moltiplicandosi in seguito il numero dei tori sacrificati), estendendosi a tutte le città soggette al dominio veneto e sopravvivendo alla stessa caduta della Serenissima.

A Muggia questa tradizione è durata sicuramente fino alla metà dell’Ottocento. Infatti nel 1893 il muggesano Cristoforo Tiepolo, detto “Boldin” allora ottantenne rese all’abate Jacopo Cavalli una importantissima testimonianza del Giovedì Grasso dei suoi verdi anni in cui si faceva ancora la caccia al toro.

In realtà, più che di una caccia o corrida, consisteva in una mesta passerella in cui il povero toro, prudentemente trattenuto e scortato, procedeva per calli e piazze, finchè stremato non veniva finito al macello, se riusciva decapitato con un sol colpo di spadone (da qui il detto “tagliare la testa al toro”), e la carne (assai saporita perchè “matanada”) veniva venduta a buon prezzo alla cittadinanza.

Il “Carnevale Muggesano” ha una tradizione secolare da sempre sostenuta dalle autorità cittadine. Infatti già nel 1420 si sovvenzionavano quelle “società”, che ora chiameremo compagnie, con un ducato se avessero speso almeno il triplo per i musicanti (gli attuali complessi bandistici): “PRO SOLATIO JUVENTUTIS TEMPORE CARNISPRIVY DONETUR UNUS DUCATUS QUILIBET SOCIETATI QUE TIBICINES CONDUXEIT MAJORI PRECIO TRIUM DUCATORUM”.

Un’altra usanza del “Carnevale Muggesano” è il “BALLO DELLA VERDURA”. Il primo a lasciarcene una puntualissima descrizione è stato, nel 1611, Nicolò Manzuoli nel volume “Nuova descrittione della Provincia dell’Istria”. Questo ballo, simile a quello che Teseo, per l’allegrezza della vittoria avuta con il Minotauro, istituì nel Labirinto, è riconducibile sia per il Manzuoli che il dotto Vescovo di Cittanova Mons. Tommasini (autore “De’ Commentari Storici - Geografici della Provincia dell’Istria”) ai Colchi, che fondarono Pola e Capodistria e potrebbero aver lasciato a Muggia questa danza scenica e di grande effetto coreografico. Il Ballo della verdura si svolgeva originariamente il Martedì Grasso nella piazza “Granda” (attuale piazza Marconi).

Nel 1981 è stato ripreso e riproposto da un gruppo di ballerini in rappresentanza delle compagnie del “Carnevale Muggesano”, il Giovedì Grasso, a suggello dell’apertura ufficiale di ogni edizione del “Carnevale Muggesano”. Un’altra usanza storica del “Carnevale Muggesano” è “L’ASTA DEL PORCO DI S. ANTONIO” ne parla Alfieri Serri in un volume celebrativo del “20° Carnevale Muggesano” nel 1973: … “il campanaro della chiesa di Sant’Antonio Abate di Muggia (ora demolita) protettore del “Mal degli Ardenti” che il popolo chiamò “Fuoco di Sant’Antonio”, acquistava il 6 dicembre un porcellino al quale veniva mozzata un’orecchia e bipartita l’altra a titolo di riconoscimento. Munito d’una campanella al collo il maialetto girava libero per le contrade, affettuosamente protetto dal popolo che a turno provvedeva a nutrirlo … fino al fatale giovedì grasso … quando veniva ucciso e messo all’asta sulla piazza principale” … , con il ricavato della vendita si acquistavano ceri da donare a Sant’Antonio. Dopo l’interruzione tra le due guerre mondiali nel 1954 il “Carnevale Muggesano” è stato riorganizzato e rilanciato per merito dell’allora sindaco Giordano Pacco, nell’attuale formula di un concorso a premi per carri e gruppi in costume che, bandito dall’apposito comitato organizzatore, sfila per le strade più esterne di Muggia nell’ultima settimana di carnevale. Protagoniste sono le compagnie, cioè dei gruppi sorti su iniziativa di singoli, organizzazioni, rioni o contrade.

Le Compagnie si sono date dei nomi estrosi (Bartuele, Bellezze Naturali, Brivido, Bulli e Pupe, Cavernicoli, Cornelio, Falische, Fortebraccio, Grisa, La Bora, Lampo, Mandrioi, Ongia, Più che Cisti, Spasimo, Spazzacamini, Trottola ecc.) e ancora di più mostrano la propria inventiva esibendosi ogni anno sui carri allegorici.

Il “Carnevale Muggesano” è la festa della cittadina, è vissuto intensamente dai muggesani per il loro gradimento, non per volgare sollazzo del turista.

La principale particolarità che contraddistingue il “Carnevale Muggesano” è l’abolizione assoluta (eccezion fatta per particolari necessità coreografiche) delle maschere facciali, cioè si partecipa al corso mascherato proprio per esporsi al pubblico e per farsi riconoscere e mai per celarsi dietro false sembianze. Proprio per questo motivo le scenette e gli scherzi sono sempre di ottima fattura e di uno squisito buon gusto. Rispetto ad analoghe manifestazioni il “Carnevale Muggesano” si differenzia anche per le ricercate rappresentazioni (costumistiche e scenografiche) allestite dai vari gruppi mascherati. Infatti ogni compagnia sviluppando il proprio originale tema di fatto inventa e rappresenta uno spettacolo di “teatro di strada” in cui i vari componenti realizzano scenette, schetchs e pantomime a ripetizione lungo tutto il percorso e formano un’unica coreografia complementare all’allestimento dei grandi carri allegorici (le cui dimensioni massime sono determinate dall’altezza dei fili elettrici e dalla scarsa larghezza dei percorsi stradali attraversati).Di fronte al “Carnevale Muggesano” il tempo si ferma, non ha più senso la distinzione d’età, adulti o bambini, anziani o neonati, tutti sono coinvolti, tutti partecipano perchè sono dentro la festa anzi sono la festa.

Una festa con la “f” maiuscola perchè è un formidabile scacciapensieri, perchè cambia la vita di chi è preoccupato e gli restituisce la fiducia che pare in questi tempi ovunque spenta. Proprio questa è la “magia” del “Carnevale Muggesano” e per questo esso non muore mai, nemmeno il mercoledì delle Sacre Ceneri, è veramente una tradizione di riso e di sincerità che si tramanda nel futuro. Nel “Carnevale Muggesano” c’è una buona e grande filosofia, coinvolgente e popolare, che vale la pena portarsela a casa e custodirla fino al carnevale successivo. (Diego CREVATIN, 1989)

La storia di ogni manifestazione popolare si usa dire che affonda le proprie radici nel più lontano passato, ma per il Carnevale di Muggia oltre a dirlo è anche facilmente dimostrabile in quanto risale già al 1420 uno statuto che favoriva il costume di costituirsi in società per i divertimenti carnevaleschi dando un ducato a quelle che ne spendeva più di tre per i suonatori, per cui è più che leggitimo di supporre che fosse una manifestazione già consolidata da anni.

Ancora un documento del 1611 si evince una manifestazione del carnevale, che ancora oggi ha grande risalto e suscita enorme partecipazione: “si vuole, l’ultimo giorno di carnevale dare un ballo detto della verdura, nel quale le donne e gli huomini hanno verdi ghirlande in testa, e un Arco d’oro di fronde e di Aranzi composto in mano.”

Sino alla fine 1800 si completò e si concretizzò in Muggia il processo di venetizzazione che non fu solo linguistica, ma che influì anche sui costumi e sulle tradizioni popolari; probabilmente è da far risalire a questo periodo l’abitudine di mettere in scena sulla strada costumi, coreografie, carri allegorici musica rappresentando un vivace gusto artistico ed interpretativo ma sopratutto lo specchio di laboriosità, creativa e fantasia della cittadinanza.

Le guerre mondiali smorzarono ed interruppero la tradizione che venne ripresa agli inizi degli anni 50 anche con la promozione dell’Amministrazione Comunale dell’allora sindaco Giordano Pacco, dando luogo al Carnevale di Muggia così come lo conosciamo oggi: occasione di aggregazione spontanea, genuina spettacolo ambulante i cui attori e protagonisti sono tutti i cittadini che per settimane vivono le proprie ore libere nello sforzo comune di creare il palcoscenico ed il canovaccio per questa rappresentazione di spensieratezza e sano divertimento, assumendo di volta in volta il ruolo di costumista, regista, falegname, sarto, fabbro, scultore per inventare e comporre ogni anno questa festa di popolo intrista di significati e custode di una preziosa eredità, punto di riferimento di una intera comunità rimasta fedele allo spirito antico con il quale viene vissuto questo periodo dell’anno - comune presso ogni popolo - che per consuetudine lasciava le normali occupazioni per abbandonarsi ad una effimera, salutare spensieratezza con quella spontanietà necessaria per ricavare una sana evasione dagli affanni quotidiani perché “el carneval de muja xe ‘na roba seria” testo edy sossa E forse non tutti sanno che: per molti sarà strano sapere che l’origine di questa festa, che siamo abituati ad associare al divertimento e allo scherzo, affonda nella tradizione magico-naturale che risale alla civiltà assiro-babilonese.

A Babilonia, una epigrafe di tale Gudea di Larash, principe e sacerdote, datata verso la fine del IV millennio a.c., fa menzione di una festa in cui l’ancella prendeva il posto della padrona, lo schiavo quello del padrone ed il potente stava in basso come un uomo comune. Tale festa avveniva nel periodo che precedeva l’equinozio di primavera (21 marzo) e rispecchiava un processo che si svolgeva nei cieli secondo una astro-logica essendo, per quella civiltà, il cielo l’archetipo cosmogonico e la terra la sua copia. Secondo una storico dell’antichità, Hugo Winckler, le feste vedevano grandi processioni o cortei con i quali si rappresentava il transito celeste ed era un interregnum tra il tramonto del vecchio anno e l’alba del nuovo. Era rappresentato ogni elemento del mito e della dottrina del cielo e la divinità sfilava su di un carro a forma di nave sul quale la stessa percorreva l’oceano cosmico.

Anche oggi il Carnevale è rappresentato con sfilate di carri o corse di cavalli come avveniva ancora nell’ottocento a Roma da piazza del Popolo a piazza Venezia. Probabilmente proprio dal CARRO-NAVALE è l’etimologia del Carnevale anche se la Chiesa, trasformatasi in struttura politico gerarchica, nel tentativo di esorcizzare la inquietante festa ha proposto altre etimologie tentando di trasformarla in festa di eccessi e sregolatezze o libertà da esse: Carni levamen = sollievo alla carne e libertà dagli istinti; Carnes levare = togliersi le carni in forma espiativa; Carni vale = carne addio, in riferimento alle orgie gastronomiche (ricorda le polpette della lasagna) che esaurivano le ultime scorte di carni prima della primavera.

Alcuni autori esoterico - ermetici come Burke e Guenon, considerano tutte le manifestazioni del carnevale come valvola di sfogo della istintività repressa nel resto dei mesi e di controllo sociale permettendo riti di inversione sociale dove i servi diventano padroni. Ma ritornando a Babilonia, il carro navale che percorreva l’oceano cosmico, rappresentava uno dei tanti - passaggi delle acque - (Mosè salvato dalle acque, l’apertura del Mar Rosso ecc). E come sempre ogni PASSAGGIO è inquietante, ambiguo, angosciante sforzo per sfuggire al momento del CAOS cosmogonico che contiene in se ogni futura evoluzione. In tale passaggio la paura può rendere folli e licenziosi (vedi la festa dei pazzi a Firenze e la macroscopica rappresentazione di Rio), come i moderni carnevali, e per tale motivo nel Medio Evo tale festività era chiamata Stultifera navis. Ma trattasi di una follia che ha una direzione ed una meta: l’altra sponda. Spesso la direzione del viaggio viene assunta da un uomo che si trasforma in RE o Capo per la giornata, e che alla fine, raggiunto l’approdo, ridiventa uomo o viene ucciso (vedi il dare fuoco ad alcuni pupazzi nostrani rappresentativi di tale ruolo).

In tali scenari le maschere sono il ritorno dei morti (quanti costumi di scheletri e maschere di fantasmi) che si confondono con i vivi nel sovvertimento generale e si comportano da buffoni. Ma le maschere sono anche le marionette del Burattinaio che tutto modifica e rinnova: la Morte. Ed infatti al fondo di ogni carnevale vi è questa presenza incombente che lo rende tragico nella sua apparente allegria. Ciò significa che ogni trasformazione comporta sempre un grande caos, un attraversamento delle acque ed una morte che con la macerazione stabilisce la “conditio sine qua non” per qualsiasi rinascita o resurrezione o come direbbero gli alchimisti è la “processione dall’opera al Nero alla Grande Opera”.
Carnevale, Muggia, programma