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Serata da grande evento quella di ieri sera al Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste che ha visto il Teatro gremito in ogni ordine di posti. Per l’occasione è stato ripreso lo storico allestimento del Teatro Regio di Parma, creato dal compianto scenografo Pierluigi Samaritani, e del Teatro Comunale “Luciano Pavarotti” di Modena.

La prima esecuzione di “Un ballo in maschera” (su libretto di Antonio Somma, a sua volta tratto dal libretto di Eugène Scribe) ebbe luogo il 17 febbraio 1859 al Teatro Apollo di Roma.
Inizialmente l’opera doveva essere rappresentata al Teatro San Carlo di Napoli e si sarebbe dovuta intitolare “Una vendetta in domino”, ma il soggetto non venne accettato dalla censura borbonica. La storia di un marito che uccide il presunto rivale, nella fattispecie il re di Svezia, fu considerata troppo oltraggiosa, soprattutto in pieno clima risorgimentale. Di conseguenza Verdi introdusse alcune modifiche, spostando l’azione dalla Svezia a Boston e tramutando il re in un governatore.

Gianluigi Gelmetti, ormai profondo conoscitore dell’Orchestra della Fondazione lirica triestina, ha impresso una concertazione e direzione rigorosa calibrando con grande efficacia ogni tonalità della complessa partitura, evidenziandone sfumature e fraseggi. Tempi e colori equilibrati, ottima la valorizzazione degli strumenti obbligati che caratterizzano il canto in alcuni passi: il corno nella cabaletta di Renato «Alla vita che t’arride», il corno inglese nella grande scena di Amelia e le arpe nel duetto d’amore del II atto, nonchè i violoncelli nei delicati passi settecenteschi di danza. Buona la prova del Coro, preparato dal M°Paolo Vero.
La compagnia di canto, che ha visto la sostituzione del baritono Devid Cecconi, improvvisamente indisposto, con Aris Argiris (secondo cast) ha dato prova di buon equilibrio interpretativo.
5 gianluca terranova e rachele stanisci foto f parenzan Rachele Stanisci ha tratteggiato il ruolo di “Amelia” con voce corposa, spaziando tra intimi, sofferti fraseggi ad altri appassionati e travolgenti, con armonia espressiva d’intenti che ha visto l’apice nell’aria “Ma da l’orrido stelo divulsa”.
Grande l’attesa sulle scene del Verdi per il ritorno a Trieste del tenore Gianluca Terranova, superbo interprete di “Riccardo”. La sua voce generosa ha toccato con maestria raffinatezze interpretative caratterizzando magnificamente i diversi, molteplici risvolti umani e psicologici del personaggio. Dalla malinconica ballata “Dì tu se fedele il flutto m’aspetta” alla brillante tonalità de “E’ scherzo od è follia siffatta profezia” , all’appassionato duetto d’amore con Amelia alla romanza “Ma se m’è forza perderti”.
Un continuo crescendo emozionale che, nelle scene finali dell’opera lo hanno visto primeggiare anche attorialmente, coinvolgendo al massimo l’attenta platea, con un intenso fraseggio espressivo, colori raffinati ed emozionante e toccante interpretazione.
Mariana Pentcheva è stata una fascinosa, intrigante “Ulrica”. Magnifica timbratura vocale, potente nelle sue tragiche predizioni, ha disegnato il personaggio con grande eleganza interpretativa dando spazio alla sua ampia tessitura e coloritura. Aris Argiris ha dato voce a “Renato” con apprezzabile registro. Il suo momento migliore è stato nella cabaletta «Eri tu che macchiavi quell’anima» dove però, alla coloritura di fraseggio è mancata un po’ d’anima, pur nella buona, calda estensione vocale.
Sandra Pastrana è stata un “Oscar” esemplare, bellissima voce, brillante e briosa interprete, anche attorialmente, ha caratterizzato il personaggio in modo duttile, ricco di colori e di sfumature.
Hanno egregiamente completato il cast Dario Giorgelè, Gianpiero Ruggeri, Giacomo Selicato, Dax Velenich e Roberto Miani.
Alquanto di maniera e senza grinta la regia di Massimo Gasparon, eleganti i costumi giocati soprattutto nelle tinte pastello dove, nota curiosa per l’ambiente teatrale, si è visto anche del viola! Discrete e di effetto le luci di Andrea Borelli e le coreografie di Roberto Maria Pizzuto. Applausi calorosi hanno coronato l’esecuzione che ha visto sul proscenio non solo gli interpreti ma anche l’Orchestra tutta ed il Corpo di Ballo. Un momento magnifico, magico ed emozionante “accarezzato” da ripetuti lanci di variopinti fiori.
Repliche sino al 18 gennaio.

MARIA LUISA RUNTI
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