la torre d avorio dall’11 al 15 dicembre 2013
Politeama Rossetti, Sala Assicurazioni Generali
LA TORRE D’AVORIO
Di: Ronald Harwood
traduzione di Masolino d’Amico - Scene: Andrè Benaim - luci: Pascquale Mari - Costumi: Chiara Ferrantini - Regia: Luca Zingaretti - Produzione: Zocotoco srl
Interpreti: Luca Zingaretti, Massimo de Francovich, Paolo Briguglia, Gianluigi Fogacci, Francesca Ciocchetti, Caterina Gramaglia
Repliche: 5
L’atto di resa incondizionata della Germania, è datato 8 maggio 1945: dopo i bombardamenti, dello splendore di Berlino restano soltanto macerie e desolazione. Il 26 maggio però i Berliner Philharmoniker tengono in città il loro primo concerto del periodo postbellico: una commovente metafora della volontà di rinascita, di armonia, di bellezza dopo la voragine più buia della storia… Forse il celebre direttore d’orchestra Wilhelm Furtwängler percepiva questo sentimento, quando sceglieva ostinatamente di non seguire, durante la guerra, l’esodo di molti illustri intellettuali e di tenere accesa in patria – seppure in tempi opprimenti – la fiaccola dell’arte e della cultura.
«Sapevo che la Germania era in una situazione terribile – dichiarò l’artista in propria difesa – io mi sono sentito responsabile per la musica tedesca, ed è stato mio compito farla sopravvivere a questa situazione, per quanto ho potuto. La preoccupazione per il fatto che la mia musica potesse essere usata dalla propaganda ha dovuto cedere alla preoccupazione più grande di conservare la musica tedesca, di farla ascoltare al popolo tedesco. Questo popolo, compatriota di Beethoven, Mozart e Schubert…».
Furtwängler dovette però giustificarsi per tale scelta, nell’ambito della “denazificazione” nel 1946: era il momento in cui si regolavano i conti, si colpivano i sostenitori del regime e gli alleati erano particolarmente interessati a scovare collaborazionisti noti, nomi emblematici.
Il grande Maestro, universalmente considerato – accanto a Toscanini – il maggiore della prima metà del Novecento, era un “nemico” ideale anche se non si era mai piegato al nazismo: il confronto con il suo accusatore, il maggiore Adam dell’esercito alleato, è oggetto de La torre d’avorio, uno degli spettacoli più elogiati della passata stagione che quest’anno arriverà anche a Trieste.
Straordinariamente bravi in questo teso faccia a faccia, sono Luca Zingaretti e Massimo De Francovich, interpreti che non necessitano di presentazioni. Il primo – molto atteso dal pubblico – è eccellente nei panni del maggiore, che dopo aver visto i lager desidera solo far giustizia di quell’orrore, ma che è anche orgogliosamente plebeo, sordo ad ogni inclinazione artistica, alla musica classica e alle sdolcinatezze borghesi. De Francovich sa far vibrare con bravura l’umiliazione, l’alterigia e il distacco dell’artista ingiustamente accusato.
Diretto dallo stesso Zingaretti, il toccante match drammaturgico è scritto dal sudafricano Ronald Harwood, noto agli appassionati di teatro per il climax ironico e poetico di Servo di scena, ma anche per ottime sceneggiature cinematografiche fra cui quelle de Il pianista e del recente Quartet diretto da Dustin Hoffman.
spettacoli, teatro, Politeama Rossetti