rigassificatore triesteL’assessore Umberto Laureni sul progetto del rigassificatore a Trieste: «Siamo arrivati al dunque. Ci sono cose che Gas Natural non potrà mai migliorare sull’impianto di rigassificazione, perché sono costitutive. Potrà scrivere il progetto in italiano anziché in inglese, firmare dove manca una firma, ma non potrà modificare le nostre norme urbanistiche, che non prevedono un rigassificatore, e non potrà abbassare a zero il livello di rischio d’incidente rilevante. A noi il “basso livello” non pare una garanzia sufficiente trattandosi di un’area, quella della baia di Zaule, fortemente insediata e abitata». Umberto Laureni, l’assessore all’Ambiente, rilancia il documento diffuso fra la folla dei cittadini durante la Barcolana: ecco perché diciamo no. Apprezzando e valutando l’iniziativa del sindaco di Muggia, Nerio Nesladek, che ha deciso di rimandare la palla all’opinione pubblica indicendo il referendum. Laureni ricorda tutti gli impianti invasivi proposti già al territorio (terminal carboni, centrale Enel, stoccaggi di Gpl, traffici di petroliere trasferiti qui da Venezia) e scrive: «Il Comune di Trieste, soprattutto in assenza di motivazioni credibili, non accetta questa pervicace volontà di utilizzare le aree interne alle dighe solo per impianti di energia, questo contrasta con le sue scelte urbanistiche e potrebbe rendere inattuabili turismo, piattaforma logistica in porto, terminale ro-ro alle Noghere, porti nautici e così via». Per il rigassificatore Gas Natural ha fatto richiesta di ben due varianti urbanistiche: una sul Piano regolatore di Trieste, e un’altra sul Piano regolatore del porto. Già scritti diversamente, e così sarà col nuovo Prg comunale. Poi c’è il fattore inquinamento. Non solo il previsto riscaldamento delle acque marine, insito nel processo che porta il gas compatto arrivato con le navi gasiere a riacquistare natura gassosa, ma anche il cloro di lavorazione che verrebbe riversato in mare, e non da ultimo il danno provocato dal «gasdotto subacqueo che dovrebbe convogliare via mare il gas alla rete nazionale ». Quel gasdotto poggiato sui fondali solleverebbe nella baia di Zaule «sedimenti marini fortemente contaminati», col pericolo che sostanze inquinanti entrino nella catenaalimentare (mercurio nei pesci). Quanto ai rischi di incidente rilevante ildocumento firmato “Comune di Trieste” contesta che le probabilità di rischio vengono elaborate «con calcoli matematici, e degli eventi ritenuti poco probabili non vengonoapprofonditi gli effetti, essi cioé sono esclusi a priori. Per gli altri si determinano, sempre con strumenti di calcolo, le aree nelle quali l’incidente potrebbe produrre un danno alla popolazione: procedura di calcolo formalmente ineccepibile a norma di legge», ma così di calcolo in calcolo, «giocando a migliorare l’impianto sulla carta» dice il Comune, si arriva a minimizzare la probabilità di rischio. Pertanto, «non ci sto»: «Un’amministrazione responsabile non può consentirsi, per il principio di precauzione, di accettare per i suoi cittadini questo concetto di sicurezza ». Motivo: l’area di Zaule è piena di altri impianti di per sè a rischio. E attorno ci sono interi quartieri abitati. (g. z.)
(da Il Piccolo)