osservatorio atronomico triesteL’Osservatorio Astronomico di Trieste (OATs) è una delle strutture dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). L’OATs è attivo in tutte le macroaree in cui si articola la ricerca astrofisica in INAF.
Fiore all’occhiello della Città e baluardo della scienza locale, è diviso in tre sedi:

1) Sede Principale di Castello Basevi
Via G.B. Tiepolo, 11
34143 TRIESTE

2)Sede di Villa Bazzoni
Via Bazzoni, 2
34124 TRIESTE

3)Stazione Osservativa di Basovizza
Basovizza, 302
34149 TRIESTE

osservatorio tiepolo Note Storiche: Castello Basevi
Le origini dell’Osservatorio Astronomico risalgono al 1753, quando l’imperatrice d’Austria Maria Theresia istituì la Scuola Nautica di Trieste. Per alcuni decenni essa fu ospitata presso il locale Collegio dei gesuiti vicino alla chiesa di S. Maria Maggiore. Nella scuola veniva insegnata l’astronomia quale disciplina curricolare per la formazione dei capitani marittimi.
Nel 1817 la scuola venne trasformata in Accademia di Commercio e Nautica e trasferita nella nuova grande sede di palazzo Biserino, nell’odierna piazza Hortis. Un vero e proprio osservatorio astronomico, sebbene a interim, fu installato nel 1851; esso divenne stabile nel 1866 come istituto della marina mercantile, incorporando poco dopo anche la stazione meteorologica. Nel 1898 l’Osservatorio si staccò definitivamente dall’Accademia, diventò autonomo e, diretto da Ferdinand Anton, si trasferì in un nuovo, grande edificio di cinque piani eretto con lo stile di un palazzotto medievale in periferia della città, preso in affitto. Si tratta del palazzo (detto castello) Basevi, tra il colle di San Giusto e quello di San Vito, dove l’Osservatorio tuttora risiede. Sulla torre dell’edificio principale fu installato un telescopio rifrattore da 16 cm, adatto soprattutto all’osservazione di comete. Sotto la direzione di Eduard Mazelle fu arricchito di nuova, moderna strumentazione per l’astronomia (il cerchio meridiano di Troughton e Simms), la sismologia e la meteorologia, comprendendo così nella sua attività lo studio del cielo, dell’aria e della Terra. Nel 1904 fu anche acquisito il rifrattore Reinfelder, adoperato da Johann Krieger in una cupola vicina per il disegno del suo perfezionato Atlante lunare. Lo strumento fu installato sulla nuova cupola sovrastante il padiglione neoclassico nella zona alta del giardino, prospiciente l’odierna via Besenghi.
Nel 1919 Trieste passò all’amministrazione italiana e così fece l’istituto, sotto la direzione di Luigi Carnera. Fu nuovamente inaugurato nel 1925 con un nuovo telescopio riflettore Zeiss da 50 cm che però non fu possibile usare con profitto.
Nel 1932 il direttore Favaro tentò senza successo di trasferire l’Osservatorio in una località dell’altipiano, lontana dall’inquinamento luminoso della città; in conseguenza di tali difficoltà per molti anni furono condotte solamente osservazioni visuali, soprattutto a opera di Giovan Battista Lacchini durante la seconda guerra mondiale. Bombardato nel settembre 1944, l’Osservatorio fu ristrutturato e messo nuovamente in condizioni operative tra il 1947 e il 1952. Il nuovo direttore, Ettore Leonida Martin, ricoprì anche la cattedra di astronomia alla neonata Facoltà di Scienze della locale università e, in quel periodo di amministrazione anglo-americana, l’edificio fu acquistato dal Ministero dell’Istruzione italiano, cessando quindi il contratto di affitto. Subito dopo due nuovi ricercatori intraprendevano nuovi progetti di ricerca nel campo della fotometria fotoelettrica di stelle binarie.
La rinascita dell’Osservatorio continuò dopo il 1964 con il grande sviluppo della strumentazione, della ricerca e del personale promossa da Margherita Hack, nominata in quell’anno nuovo direttore. In questo stesso periodo fu iniziata la costruzione di una stazione osservativa nuova, a Basovizza sul Carso triestino, circa 400 metri s.l.m. Negli anni successivi le dimensioni in termine di personale crebbero portando l’Osservatorio Astronomico di Trieste in linea con quelle degli altri maggiori osservatori astronomici italiani.
A partire dal 1999 l’Osservatorio Astronomico di Trieste e’ entrato a far parte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

osservatorio bazzoni Note Storiche: Villa Bazzoni
La Villa Bazzoni, sita in via Bazzoni 2 nel centro storico di Trieste, fu acquistata dall’Osservatorio Astronomico di Trieste nel 1998 grazie a un contributo del Fondo Trieste,
fondo gestito dal locale Ufficio Territoriale di Governo. Negli anni seguenti è stato effettuato un profondo intervento di restauro architettonico della villa e dei suoi annessi grazie a contributi del predetto Fondo e del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. L’intervento ha rispettato il più possibile le caratteristiche costruttive e artistiche del complesso e nel contempo lo ha dotato delle più moderne risorse in termini di sicurezza, impianti bioarchitettonici, accessibilità e comunicazione.
La superficie interna della Villa è di 1.100 mq, dei quali 170 mq al terzo piano sono occupati dal settore astrofisico e cosmologico del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trieste. Vi sono comprese due sale riunioni capaci di 50 posti circa (sala ovale e sala pompeiana). Con le ex scuderie della villa e il parco circostante, la superficie totale è di 5.200 mq. Tale complesso ospita oggi alcune decine di ricercatori assieme a numerosi assegnisti, studenti e dottorandi, i quali operano nei campi dell’astrofisica, cosmologia e tecnologie per l’osservazione e archiviazione di dati ottenuti da satelliti.
La villa fu costruita nel 1837-38 su progetto dell’architetto cividalese Giovan Battista de Puppi all’interno di ciò che era un grande parco sul colle di San Vito, ove 55 anni dopo sarebbe sorta, a cento metri di distanza, anche la sede centrale del Castello Basevi. Il committente fu Gracco Bazzoni (1798-1871), commerciante originario di Lezzeno sul lago di Como, che diede origine a una lunga dinastia che annovera tra gli altri Riccardo Bazzoni, podestà di Trieste dal 1878 al 1890. Negli anni precedenti la prima guerra mondiale, Aurelia Bazzoni la arricchì di elementi artistici, eresse la piccola nuova ala su via dei Navali e vi teneva un celebre cenacolo di artisti e letterati. Più tardi, sua figlia Anna ne fece un ospitale circolo di alpinisti mentre l’ultima figlia, Evelina, vi coltivò la musica e una fiorente attività di traduzione letteraria.
La villa ha tre piani a pianta quadrata, con abside sul lato del parco. Un ampio atrio centrale è sormontato da un’apertura tra i piani e un andito al primo piano; in alto vi è un grande lucernario che illumina l’interno della villa. Lo scalone è a doppio ritorno e porta al ballatoio del primo piano, circondato da slanciati pilastrini e chiuso da una parete decorativa che cela anche le scale per il piano superiore, originariamente destinato alla servitù. Le decorazioni sono estese e varie, dal mosaico sul pavimento dell’atrio alle estese decorazioni a pittura e affresco delle due sale (ovale e pompeiana) che spaziano da motivi neoclassici ad anticipazioni dello stile floreale.
L’attento restauro ha richiesto diversi interventi di consolidamento ed eliminazione delle superfetazioni stratificatesi negli anni, eseguiti ove possibile con materiali e tecniche dell’epoca. Le originarie canalizzazioni e il sistema di ventilazione a intercapedine sono stati recuperati, colonne lignee e infissi sono stati sanitizzati, ritoccati solo ove l’immagine globale non era più leggibile nel suo insieme, e gli spazi sono stati organizzati nel rispetto di un giusto equilibrio fra contesto storico ed esigenze del moderno istituto di ricerca.

osservatorio basovizza Note Storiche: Stazione Osservativa di Basovizza
Dagli anni ’30 agli anni ’60 del secolo scorso molti osservatori italiani si posero il problema di allontanarsi dalle concentrazioni di luci urbane, pianificando l’erezione di stazioni osservative lontane dalle città. In tal senso i tentativi di Giuseppe Favaro, direttore dal 1933 al 1947, non ebbero esito. Solo con la legge 24 luglio 1962, n.1073, che destinava per un triennio cospicui fondi per l’edilizia scolastica e universitaria, si resero disponibili adeguate risorse, con le quali la nuova direttrice, Margherita Hack, acquistò nel 1965 3 ettari di terreno a Basovizza dalla regione Friuli-Venezia Giulia e nel 1966 vi fece erigere i primi edifici.
Per primi furono eretti due padiglioni per il telescopio Cassegrain da 30 cm e per il riflettore newtoniano Zeiss da 50 cm, fornito della nuova montatura costruita da Sarti a Bologna; fu poi la volta dell’interferometro solare a diedro di 73 m di base e quindi la costruzione di un corpo unico ospitante officina, laboratori, abitazione del custode, studi e 4 stanze di foresteria (oggi adibite a depositi). All’inizio del 1969 entrava in funzione il nuovo paraboloide da 10 m di diametro progettato da Alberto Abrami e finanziato dall’U.S.Air Force, mentre nel 1971 entrava in funzione il telescopio Cassegrain da 1 m di diametro, progettato da Bruno Cester e installato in una grande cupola appositamente costruita nella parte Sud del comprensorio. Per il telescopio da 1 metro, nel corso degli anni ‘70 fu costruito un fotometro rapido a doppio fascio controllato dal computer e un sistema di registrazione ed elaborazione digitale dei dati del radiotelescopio.
Parallelamente, vennero approntati strumenti per la ricezione di onde radio dai corpi celesti, principalmente dal Sole. Il primo radiotelescopio (con antenna a diedro) è del 1967, mentre due anni dopo venne montato un paraboloide da 10 m di diametro, seguito nel 1970 da un interferometro a base semplice di 73 m di lunghezza, operante alla lunghezza d’onda di 408 MHz. Un’attrezzata officina e dei laboratori di ottica ed elettronica rendevano possibili la manutenzione e il miglioramento di tutti questi strumenti .
L’ultimo quindicennio del XX secolo vide aggravarsi le condizioni del cielo a causa dell’inquinamento luminoso, tanto da rendere impossibile l’attività di ricerca osservativa nel campo dell’ottico. Fu così che, la cupola principale fu riconvertita all’attività divulgativa, installandovi il riflettore Zeiss e la mostra storica dell’Osservatorio. Sotto il nuovo nome di Urania Carsica, la cupola ospitò più di 20.000 visitatori e diverse riprese televisive nell’arco di tempo dal 1998 al 2009, allorquando dovette chiudere in seguito a gravi guasti strutturali. Mentre l’osservazione radioastronomica si riconvertiva allo studio della meteorologia spaziale, una vivace attività divulgativa e didattica continuò a Basovizza con l’allestimento, dal 2005 in poi, di un telescopio a controllo remoto nel padiglione più piccolo (SVAS), di un’aula didattica informatizzata (Esploracosmo) e infine di nuovi telescopi, piccoli ma perfezionati, dedicati all’osservazione visuale nel padiglione più grande, convenientemente ristrutturato.
Negli stessi anni, una nuova palazzina veniva ad aggiungersi agli edifici esistenti. In essa trova attualmente sede, oltre agli studi e archivi per l’attività divulgativa e la radioastronomia, anche l’attività di studio e progettazione di nuove tecnologie astronomiche.



Osservatorio Astronomico di Trieste - Via G.B. Tiepolo 11, 34143 TRIESTE (Italy)
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