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03

Vivian B from Da Blitz: la voce più potente della dance, racconta la sua storia

Monfalcone Torino via telefonino :D Maggio 2014 …
(c’avevamo provato a marzo, ma il mio registratore, aveva deciso di non funzionare -.-‘)

di Katya Malagnini
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Scusate, ma con una intro così, non potevo che aprire l’intervista con questo pezzo :D
Da Blitz “Take me back”


Viviana Presutti, meglio conosciuta come Vivian B from Da Blitz, è stata la prima cantante donna del mondo della dance, che ho conosciuto… più o meno, un ventellino fa :D…fatto sta, che siamo ancora qui :D
Grazie a lei, ho anche potuto vedere molte meraviglie del Piemonte (lei compresa :D con i suoi occhioni tonalità mare cristallino), in diversi weekendini in cui ci siamo fatte un sacco di risate e di angurie :D.

Sanguigna, impulsiva, diretta e passionale, è esattamente come canta. Possiede la voce più potente della dance made in Italy, e ha un’estensione da urlo. La conosciamo tutti come la cantante del progetto Da Blitz, in attività dal 1994 al 1998. In quegli anni, per questo team, sono usciti diversi dischi che hanno segnato quel periodo storico della dance, come “Let me be”, “Take my way”, “Stay with me”, “Movin On”, “Take me back”, “To live forever”, “I believe” e “The light of love”.
Viviana, è stata anche la voce di “Anybody Anyway” per Giorgio Prezioso.

img-20140506-wa0002.jpgNel 2004, apre la Presstore, un’etichetta discografica creata assieme a Simone Pastore, suo partner artistico nel progetto Da Blitz. Negli anni, canta con diversi gruppi e cover band presso svariati locali in tutta Italia e continua a prestare la sua voce, per diversi progetti dance. Oggi, oltre a cantare (blues e dance principalmente)
fa le serate come ospite nei grossi eventi dedicati agli anni ’90, ed è docente di canto moderno presso due scuole, dove le sue lezioni, la tengono impegnata dalle due del pomeriggio alle dieci di sera.

Ci tiene a specificare che non accetta richieste d’amicizia nel suo profilo “Viviana Presutti”, non perché se la tiri, :D:D:D ma perché lo ha creato per avere una piccola oasi dedicata ai suoi amici più stretti.
Pertanto, v’invita tutti, a iscrivervi alla sua pagina, dove potrete restare in contatto con lei, con messaggi, commenti e quant’altro:

VIVIAN B official Facebook https://www.facebook … ana.presutti?fref=ts

La “becco” al telefono in uno dei suoi pochi momenti di pausa. Tra le altre cose, Viviana ha appena terminato il trasloco nella nuova casa, dove vive con il compagno, ed è esausta ma contenta. Prima di chiudere l’intervista, ho un’ ultima cosa da chiederle, e la Whatsappo ai calci di rigore della tempistica prevista :D:D
Vivi, ma senti un po’. Se ti chiami Presutti, perché il tuo nome d’arte è Vivian B?

Stavo cantando “Let me be” e avevo le cuffie. In quel momento, mi hanno chiesto che nome d’arte volessi, e ho risposto. Vivian P. Hanno capito male, scambiando la P con la B, e me lo son tenuto. :D:D:D

Vivi, benvenuta e grazie per accettato l’intervista ^_^ . Ricordi il tuo primo impatto con la musica?
Da bambina, stavo spesso a casa di mia nonna, dove trascorrevo le mie giornate mentre i miei genitori lavoravano. Mia nonna mi ha sentito cantare, e voleva iscrivermi allo “Zecchino D’Oro”, solo che purtroppo all’epoca i provini li facevano a Milano e non c’era stato modo di portarmi lì. Mi avevano iscritto ed ero stata anche accettata, ma poi non se n’è fatto nulla. Come sapete, però… l’appuntamento con la discografia è stato solo rinviato ;-).

Quand’ è stata la prima volta che ti sei ritrovata a cantare su un palco?
Con la mia prima band, che si chiamava “Miradodirado” (:D). Aveva questo nome, perché erano tutti barbuti e con i capelli lunghi, frikkettoni. Tutti i martedì sera, mi facevo prestare la macchina per andare all’oratorio di Castelnuovo Don Bosco, per provare con loro. Lì c’era un bel palco con un’acustica molto buona. Ho fatto il mio primo sound check (quando non sapevo nemmeno cosa fosse) e lì ho cantato per la prima volta davanti a un pubblico di spettatori. Ricordo che c’erano delle mamme che avevano fatto delle torte, e le vendevano per beneficienza. Quando è giunto il momento di cantare, tremavo, ma è stato molto bello!

img-20140506-wa0003.jpgQuando si è bimbi e adolescenti, si canta spessissimo. Sono in tanti a cantare. A te, che cos’è stato a farti
capire che il canto era la tua strada?

Mi piaceva la musica! I miei genitori mi hanno iniziato a far studiare il pianoforte quando avevo sei anni, ma non mi faceva impazzire! L’ho fatto perché dovevo, e in ogni caso, penso che studiare uno strumento, sia fondamentale per un cantante! C’è un approccio molto più profondo verso l’armonia, l’intonazione e il senso del tempo, è tutto diverso! Generalmente, i cantanti che sanno suonare uno strumento, sono anche più intonati e precisi e questo non si ottiene con lo studio del canto, bensì con quello del pianoforte. Purtroppo, però, sentivo che non era la mia strada, perché quando eseguivo qualche pezzo in pubblico e mi concentravo, avevo troppa tensione e conseguente tremolio alle mani, di conseguenza non avevo il controllo di quello che facevo. Quando suonavo da sola in casa, invece, a volte, addirittura piangevo per l’emozione. Sentivo che non era la mia vocazione; puntualmente, quando arrivava il momento di esibirmi davanti a un pubblico, andavo in blocco, subentravano panico e paura, che invece, erano completamente assenti il giorno della mia prima esibizione canora. Certo, anche in quel caso tremavo, ma solo prima dell’esibizione, non durante come mi accadeva col piano, e secondo me, la differenza la capisci da lì. Nel canto, qualcosa, dentro di me, mi diceva che io ero in grado di farlo, con il piano, invece, non avvertivo questa sensazione.

Nonostante questo, hai resistito dieci anni con il pianoforte, però!
Sì, esatto! Finché ero da sola a suonare, nessun problema. Il trauma, come già dicevo poco fa, era in pubblico. Ricordo un episodio, in cui dovetti eseguire un pezzo a quattro mani con una ragazza, che doveva contare (perché naturalmente, dovevamo poggiare le mani sul pianoforte entrambe nello stesso momento). Per qualche motivo, però, lei non ha contato ed è partita da sola, e ha fatto fare una figuraccia a me.
Lì sono giunta alla conclusione, che un’espressione musicale che prevedesse anche la responsabilità di altri…non facesse per me. La mia direzione, era quella di solista, dove perlomeno, se sbagliavo, ero io a farlo.

Tu quindi suoni, canti e scrivi, vero?
Sì, ho cominciato con il piano, dai sei ai sedici anni da privatista, per una preparazione equivalente a un terzo anno di Conservatorio. Dovevo dare l’esame di solfeggio a dodici anni, perché avevo già preparato tutto il Setticlavio, ma a dodici anni ero troppo piccola, e ho dovuto attendere di compierne quattordici.
Nel frattempo, già mi piaceva cantare e avevo delle band, ma mai avevo pensato che potesse essere una professione, tantomeno una carriera. Cantavo, perché mi faceva star bene, spesso da sola a casa! Lì avevo la possibilità di misurarmi con cose più difficili, contrariamente a quanto accadeva con la band, dove solitamente interpretavamo pezzi dei Queen, piuttosto che Madonna.
A me piaceva mettermi in gioco, e a casa, potevo farlo con cose più difficili, come i brani di Whitney Houston.
Mi esibivo spesso a occhi chiusi, e quando capitava che aprissi gli occhi, avevo una visione dall’alto, nel senso che mi vedevo sollevata, guardavo il mio corpo dall’esterno, ed era proprio questa, la sensazione che io volevo provare. Quando canti bene, entri in armonia con le energie dell’universo.

Ricordi qual è la canzone più difficile che hai cantato?
“Love on top” di Beyoncé, per dirne un’attuale, ma le prime sfide, furono proprio con i pezzi di Whitney Houston, che sono difficili. Il primo scoglio, lo trovai su Chaka Khan “I’m Every Woman”, ripresa proprio da Whitney. In questo pezzo, ci sono degli acuti tipici dei neri, molto forti, a pieno di voce, con un volume altissimo, ed io non riuscivo a farli.
Da tanto che li ho provati, mi sono spaccata la voce un sacco di volte, restavo afona per tre giorni perché prendevo male l’acuto o spingevo troppo, finché un giorno, sono riuscita a prenderlo, quel benedetto acuto :D, e lì, ho capito come dovevo cantare quelle note..
Mi si è aperto un mondo: la mia estensione vocale, è aumentata notevolmente, di sei semitoni!
Successivamente, riuscivo a cantare anche pezzi di Cindy Lauper, che ha un registro acutissimo, e lì sono entrata in un momento di carenza di sfide :-( perché quando un cantante, a livello tecnico, riesce a cantare così in alto, non ha più brani difficili da tentare.
Per quanto si possa salire, oltre il Fa# o il Sol# della quinta ottava, difficilmente si va.

(Hey voi, non siamo su Twitter, e in questo contesto, il simbolo # significa Diesis, che alza la nota di un semitono :D).

img-20140506-wa0008.jpgQualche anno fa, si è ripresentata nuovamente una sfida, quando ho deciso di provare il blues, genere dove la tecnicità viene messa da parte, per dare spazio a timbro ed espressione; è stato difficile, perché io ho un approccio molto tecnico con il canto e ho dovuto rivedere tutto. Il blues è fatto di spirito ed emozione, bisogna lasciar stare gli abbellimenti, essere meno precisi. Insomma, metterci più recitazione. Gli acuti nel blues, sono fatti di rabbia e non di tecnica, ma sacrificarla, per me non è stato facile. Per cantare bene il blues, secondo me, bisogna fare anche un corso di recitazione. Io l’ho fatto per tre mesi, comprendeva dizione e recitazione.
Oltre a tutto, il blues è riuscire a mettere nella voce ciò che tu stai provando in quel momento, è non è assolutamente semplice. Io che sono docente, mi sono trovata a dover semplificare, a togliere invece che aggiungere.
Detta così, può sembrare una regressione, invece è un salto di qualità!

Viviana, t’è mai capitato di steccare? :D
Sì, mi è successo durante le riprese del video di “Let me be”. Non sentivo tanto bene la base, mi stavo muovendo davanti alla telecamera, e probabilmente, così facendo, ho assunto una postura errata, e sul “Let me bee :D” ho steccato, con la classica laringe che cade :D e tutti si sono messi a ridere! Conservo ancora una registrazione su Vhs di questa cosa … dove oltre alla mia stecca, si sente anche il momento in cui tutti scoppiano a ridere, ma NO :D non ve la faccio sentire!

img-20140506-wa0011.jpgCom’è possibile che con una voce potente come la tua, nessuno ti abbia mai presa per le spalle :D e ti abbia detto: “Perché non tenti una carriera nel pop internazionale”?
Secondo me, i produttori italiani non hanno questo potere, basti guardare i cantanti italiani all’estero… -.-‘
La dance, essendo cantata in inglese, ti dà un’opportunità in più, perché è esportata in tutto il mondo. In questo momento, non ci sono produttori italiani che prendono un talento e lo lanciano nel pop internazionale. Per sfondare in questo, devi essere nato in America, o in Inghilterra. Lì vengono confezionati i fenomeni del pop.

Parteciperesti a un reality musicale?
Dipende. Non mi piacciono le trasmissioni tipo “X Factor”, “Italians got talent”, e “The voice of Italy”. Sono oramai a un punto della mia carriera, che non ritengo necessario fare certe cose, se avessi vent’anni… magari, li farei! Ho già avuto le mie soddisfazioni!
Un reality tecnico sarebbe pallosissimo per gli spettatori e credo che nessuno lo farebbe, se non il canale 546 di Televideo. :D
A volte, ho pensato all’eventualità di fare il giurato, quello che sta seduto sulla sedia e deve schiacciare il pulsante e girarsi. Mi piacerebbe molto dare la mia opinione sulle voci! Preferisco insegnare canto in una stanza, e creare un rapporto con i miei allievi, invece che andare in tv!
Un docente può fare una critica a un allievo, ma nel momento in cui la fa a un big della musica, quando già quella voce è stata “santificata” dal successo, non gliela tocchi più. Ho visto cantanti, giudicati da persone che non lo sono, e questa cosa non la trovo giusta. Un attore non può giudicare un cantante!
Jurman di “Amici” era un docente eccezionale!

Dimmi il nome di una cantante secondo te sopravvalutata
Cantanti sopravvalutate no, ma vorrei dire una cosa.
Credo che ci siano delle cantanti italiane, le cui voci sono state impostate in un certo modo, e non è bello.
Un classico: il produttore, che dice: “Guarda che se canti così è più fico”!
Prendiamo ad esempio il primo album di Elisa, “Pipes & Flowers” del 1997. Ascoltando “Labyrinth”
(*_____*)

È chiaro che a quei tempi, lei avesse una voce completamente diversa da quella con cui canta oggi.
Personalmente, mi piaceva più prima, la voce era più internazionale e non solo perché cantava in inglese, anche i timbri e i colori, erano diversi!
Quando la sento ora, lo associo alla parrocchia, secondo me le hanno fatto la voce troppo religiosa, angelica, pulita, quando aveva una voce molto più potente e scura.
In Italia, quella di impostare le voci è un’abitudine. Sentii una volta Laura Pausini cantare in inglese, e aveva una voce spettacolare, mentre con l’italiano è al minimo della sua potenzialità.
A questo punto bisogna dirlo! La lingua italiana, per la vocalità è un limite!
Cambi di vocale e tecniche per andare in alto, sono previste da metodi tipo Voicecraft E.V.T.S. (Estill Voice Training System), tecniche vocali americane, che permettono di avere un registro acuto pieno, potente e convincente, concepite per cantare in inglese.
Se devi salire, e hai l’esigenza di modificare una vocale, non puoi farlo in italiano, perché il risultato è terrificante.

img-20140506-wa0010.jpgArriviamo a parlare degli anni novanta :D
Mi dici…per prima cosa (come da copione :D) due voci della dance novantica con cui canteresti volentieri un disco? Una maschile e una femminile

Adoro Simone Jay, il suo timbro. Lei è la voce femminile degli anni novanta che mi piace di più!
Come voce maschile, invece, scelgo Double You, che ha una voce morbida e calda.

Da Blitz “Stay with me” 1995

Come sei arrivata nel progetto Da Blitz?
Per caso, leggendo un annuncio sul giornale “Secondamano” di Torino. In realtà, poi, l’approccio è stato più complesso. Quando cantavo con i Miradodirado, ero stata sentita da un’altra band di Torino, che doveva partecipare a un concorso con un pezzo inedito, e mi sono trovata con loro in studio. Quando ho lasciato i Miradodirado, il loro batterista, faceva il barista in un pub di Villanova D’Asti, frequentato dal musicista Maurizio Lobina.

questo nome ha come un non so che di familiare :D:D:D

Avevano parlato, e Lobina aveva detto al batterista che alla casa discografica stavano facendo delle selezioni per fonici, musicisti, cantanti. Il batterista, quindi, mi disse di comprare il giornale per vedere gli annunci, ma allo stesso tempo, mi diede il numero di telefono di Lobina.

ma adesso…vogliamo dire un due cosette sull’avvenenza di Lobina? *.* No eh? Vabbé :D

Mi presento in Bliss Corporation, e la prima cosa che mi dicono, è che vogliono sentire la mia pronuncia inglese, perché doveva essere convincente, in quanto destinata a prodotti dance che andavano esportati.
Di solito usavano turniste americane, ma naturalmente, tra viaggi, hotel e compensi, i costi erano esorbitanti, pertanto cercavano una voce convincente nostrana.
Mi fanno ascoltare “People have the power” dei Bliss Team

*__________________________________*

che stava uscendo proprio in quel periodo, e dopo tre volte che l’avevo sentita, già la sapevo. Me la fecero cantare, e rimasero stupiti; prova superata :D

Mi chiamano in un secondo tempo, e mi dicono: “Scusa, ci sarebbero da registrare delle acapelle
ed io rispondo: ”scusa… cosa?” :D:D:D:D
(*muoio :D:D:D:D:D)
non avevo idea di cosa fossero le acappelle, e mi ero anche scandalizzata :D:D:D:D
aiuto questi mi fanno proposte oscene
:D:D:D:D:D:D
Mi spiegano quindi che cos’è un’acapella :D:D:D e in seguito, mi trovo a cantare sopra il disco, dove però solo la mia voce viene registrata.
Ho passato così un pomeriggio intero, e tra i pezzi che ho cantato, non poteva mancare Whitney Houston.
Tagliuzzando le acapelle del brano di Whitney, le voci venivano campionate con l’Akai S1000, quindi i sample disposti su una tastiera, e poi giocati come fossero note musicali, il ”Let me… ME! :D (con il secondo ME trasposto su un’ottava sopra), è stato riscritto, perché Let me me, non voleva dire nulla, ed è diventato “Let me be”. Due mesi dopo era in rotazione su Radio Deejay.
Per dirla in una frase, la fortuna del principiante :D:D:D!!!

Da Blitz “Let me be” 1994

”Let me be” è stato il primo pezzo del team, oppure c’erano altri pezzi che avete scritto e poi avete optato per quello?
Sì, “Let me be” è stato il primo, anche perché era già pronto musicalmente, ci avevano lavorato Simone Pastore (mio partner nel team Da Blitz) e Mimmo Capuano, mancava solo la voce… e sono arrivata io.
;-)

Dopo l’uscita di “Let me be” il successo dei Da Blitz è stato strepitoso: ospitate in radio, tv, discoteche…ti è successo di montarti la testa?
Anni dopo mi hanno detto che in quel periodo me la tiravo.
A dire la verità, non avevo molta percezione di quanto mi stava accadendo, non avevo molto tempo, è stato un turbinio di cose ed eventi. Andavo a riscuotere i soldi, ero io che facevo la fattura, cantavo, facevamo le serate. Insomma, ero semplicemente indaffarata. Non credo proprio di essermela mai tirata! Non dormivo mai! A volte diventi brusco, solo perché sei stanco!

Da Blitz “Movin’ On” estate 1995 *_*

Nel 1995, quando Radio Deejay mi consegnò il premio per “Movin’ On” *________________*!!!
come gruppo dance con maggior numero di successi, scesi dal palco e mi misi a piangere

Tra tutti i dischi Da Blitz, quale senti più tuo?
“Take my way”, che è uscito d’estate, ed è stato il nostro secondo singolo. Quando vendi quarantamila copie in vinile con il primo disco, replicare è difficile. “Take my way” ne fece inaspettatamente trentaduemila. Abbiamo dimostrato di non essere un gruppo da una sola hit, e di conseguenza, sono cominciate le serate da soli, anziché con altri gruppi, e ci siamo fatti una bella vacanza con serate al sud dell’Italia, un bellissimo ricordo a livello emotivo.
Poi adoro il falsetto di “To live forever” il brano che è stato fatto in elogio a Ennio Morricone, perché lo adoravamo. Le sue musiche, sono state usate per un sacco di film “spaghetti western” degli anni settanta.
il SUPREMO!!! *.*
Da musicista, ti dico che il pezzo che preferisco, perché più fine e di classe dei Da Blitz… è questo.

E noi ce l’ascoltiamo :D Da Blitz “To live forever” 1996

*anch’io adoro questo pezzo ^_^ assieme a “Movin’ On” :D

Mi dici le due occasioni in cui:
1) ti sei trovata ad essere particolarmente emozionata sul palco
2) un’occasione in cui ti è venuto il panico

Inizio dal panico :D che mi venne, quando Simone (*Pastore) andò a sbattere contro gli specchi. Dovevamo fare una serata in una discoteca, dove si saliva sul palco da dietro. Questo palco era lungo e stretto, e ai lati, c’era un muro, che era stato rivestito da specchi. Sono palchi difficili, perché non ti danno la percezione della profondità.
Durante lo show, vidi Simone che andava troppo a destra e troppo a sinistra. A un certo punto, è andato correndo TROPPO a destra, e ha sbattuto la faccia contro gli specchi, e tutto il pubblico è scoppiato a ridere.

:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D ho le lacrime :’D

M’è venuto davvero il panico, ma al tempo stesso, ho pensato di gestire degnamente questa “figura di cacca apocalittica”, e ho iniziato a prenderlo in giro al microfono, così la gente ha riso ancora di più, e di conseguenza, anche lui!! Alla fine, abbiamo sdrammatizzato bene :D

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L’emozione più bella, è stata invece quando abbiamo cantato sulla Rambla, a Barcellona. Avevano organizzato una festa all’aperto, con tutti i gruppi dance più famosi del mondo, tra cui gli Aqua, gli Snap…e noi :D.
C’era il gotha della dance mondiale su sto palco enorme e con un impianto potentissimo!!
C’erano ventimila persone!!
quando sali su un palco del genere, e inizi a cantare “Let me be”, e vedi che ventimila di loro rispondono: “Let me be, be!!” ti pija un accidente!!! mi tremavano anche le ossa!!

Da Blitz “Take my way” estate 1994

Mi racconti un’esperienza felice (non musicale) di quand’eri bimba? ^_^

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Si dice che gli amici si contino sulle dita di una mano, e in effetti, così è.
Antonella, è una ragazza che viveva nel nostro isolato, che era composto di tre case di cinque piani. Io e lei abitavamo lì (ovviamente in case diverse) e ci conosciamo da sempre, siamo ancora amiche e i miei ricordi più belli sono legati a lei, e alle mie compagne delle elementari, Filomena e Marinella. Passeggiate, corse sfrenate in bicicletta, interi pomeriggi trascorsi insieme a giocare. Ho frequentato le scuole private dalle suore, ed era un bell’ambiente pulito, dove mi sono stati insegnati un sacco di valori e principi, l’amore, gli animali, tutti fratelli :D:D:D
magari poi la vita ti cambia, ma quando sei piccolo, sei puro.
Al liceo, poi, c’era Danila, che rappresenta il mio ultimo momento di vita sereno e spensierato, perché poi, entrando nella musica a ventidue anni facendo dischi, mi sono dovuta mantenere, e di conseguenza, sono iniziate le preoccupazioni.

Una leggenda entrata nel mito… la sfatiamo? La voce del progetti La Fortuna, Blizard e Vandana è tua, sì o no?

Ssssssssssnì :D:D metà e metà. Allora: “In the name of love” no no no :D:D:D di Vandana, l’ho scritto io, ma l’ha cantato Marilisa Rapillo, solo che fu commesso l’errore, di farla cantare in maniera mooolto simile a me, dicendole “canta come Viviana” e lei lo fece.
Senti come lo dice, manco che cantà come lei fosse ‘na cosa facile! -.-‘ :D:D
Insomma, l’hanno un po’ plasmata a mia immagine e somiglianza :D
Molte persone sono convinte che sia io, ma un ascoltatore attento, sente che la voce di Marilisa è più scura e nasale della mia, e l’inglese non è perfettissimo.
Per La Fortuna, invece, sono completamente io: testo, melodia e voce.
Finiamo con Blizard, dove in “This is the time”, ci sono alcune parti fatte da me.

Facciamo finta che guadagni diecimila euro al mese e che non sei una musicista: come trascorri le tue giornate?
Ci penso da una vita! Sono figlia di un abruzzese, e in questa regione, c’è una piccolissima cittadina che si chiama Castelli, dove vivono esclusivamente della produzione di ceramiche decorate.

Cuccate qui ;-) http://www.abruzzoverdeblu.it/?id=76

Ho trascorso intere estati a guardare gli anziani, che da un pezzo di creta, facevano uscire dei capolavori.
Adoro i lavori manuali, mi rilassano e mi tolgono un sacco di tensione.
Se avessi molti soldi, mi comprerei una cascina in mezzo alla campagna, dato che non amo la città, e passerei le giornate a curarmi l’orto, a staccare le pere dagli alberi, poi mi farei una bella tavernetta rustica gigante, con pezzi di creta che possa prendere per metterle sul tornio, tenendo le mani nel fango dalla mattina alla sera. Poi mi cuocio le mie creazioni, le decoro, e apro un negozietto in un piccolo paesino.

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Vuoi dire qualcosa sulle condizioni in cui si trova L’Aquila dopo il terremoto devastante del 2009?
Sì, mi tocca profondamente. Fontecchio, il paese di mio padre, si trova a quindici km da dove è avvenuto l’epicentro. Onna fu completamente rasa al suolo. Ho dei parenti a Fossa, a cinque km dall’epicentro, e di fronte al paese (che è inagibile) è stato costruito un villaggio completamente nuovo, con supermercato e chiesa, dove vivono gli (ex) abitanti di Fossa. Gente senza casa non ce n’è, per fortuna hanno provveduto abbastanza in fretta con queste nuove costruzioni.
Contrariamente a ciò che si legge su internet, vi posso assicurare che i lavori di ristrutturazione sono cominciati. La nostra casa di famiglia in Abruzzo ha tre piani, ed è considerata inagibile, perché rischia di implodere, avendo subìto danni al secondo e terzo piano. Un mese fa, sono state fatte le iniezioni di cemento armato in casa nostra, e presto, saranno fatti gli altri lavori, come i pavimenti, piuttosto che gli intonachi ai muri. Le cose le stanno facendo eccome, ve lo posso garantire.

Qual è la tua cena ideale?
L’altra sera, ho fatto un piatto di linguine con gamberetti e panna, che era spettacolare.
Amo molto il pesce, e forse, in un’altra vita, ero giapponese :D
me la immagino immediatamente con il kimono :D
Adoro il pesce crudo, mi fa impazzire il sushi, sbarello proprio. .Sushi e vino bianco, e sono la donna più felice del mondo.
Della cucina italiana mi piace tutto, in particolare, le lasagne di mia nonna col suo ragù. Lei è toscana, fa cuocere il ragù tre ore, è quasi tossico :D:D:D ma buonissimo!

Finalmente una donna che non mi parla di dolci!!!
Vivi…non mi hai citato dolci, significa che non hai carenze d’affetto!!

Non sono golosissima, i dolci non mi piacciono tutti, ad eccezione delle torte di frutta. Una bella crostata piena di fragole, per esempio.
Sul gelato, poi, sono difficilissima. O è veramente buono da buttarsi per terra, o non lo mangio.

Così va bene! Nella vita, bisogna essere esigenti! :D
a proposito di…esigenze… come “vivi” :D:D l’amore?

In maniera totalizzante, sono sempre stata una persona dalle storie lunghe e non so amare diversamente. Secondo me, molte persone confondono l’attrazione fisica e la passione momentanea con l’amore.
Sono molto tradizionalista, ho de genitori che stanno insieme da quarantatrè anni, e si baciano ancora.
Mi hanno insegnato che l’amore è passione totale solo all’inizio, poi evolve, cambia, sfuma. Si è amici, genitori, figli e amanti del compagno.
L’amore o è tutto, o è niente.

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Ti senti di dover ringraziare qualcuno?

Ringrazio la Bliss Corporation, per avermi fatto cantare i dischi, dandomi questa prima opportunità. Naturalmente, c’era qualcosa sotto :D perché altrimenti mi sarei fermata al primo disco, e invece, ne abbiamo fatti sei, quindi ringrazio anche me stessa per non aver mollato ed essermi sempre migliorata.
Ho fatto le mie esperienze da cantante, e ho avuto i miei successi e le mie soddisfazioni. Con tutta tranquillità, ho poi deciso che volevo continuare con la musica tutta la vita, evolvendomi però, nella posizione più naturale possibile, per chi come me è stato su un palco a cantare per molti anni, e cioè, facendo il docente di canto.
Ringrazio poi le scuole dove insegno canto, per la fiducia accordatami, come artista e come docente.
Mi piacerebbe molto un giorno aprirmi una scuola mia.

Continui comunque a cantare dischi dance: parlamente un po’!
Con Dino Brown e Alien Cut ho fatto tre dischi, e tante altre collaborazioni come turnista con altri produttori. Ci sono sempre cose nuove in uscita, perché i giovani djs e producers, quando vogliono fare un disco che spacca, pensano subito a chiamare una “vecchia gloria” della dance italiana. E siamo rimaste in poche.
Facciamo un servizio di consulenza importante: loro si occupano di musica e arrangiamento e noi cantanti, spesso anche autrici e melodiste, facciamo il resto.
Questi giovani produttori hanno delle bellissime idee, e se fossero capitati in tempi diversi, avrebbero avuto molte più soddisfazioni. La qualità della dance made in Italy, continua a essere molto alta, e sono contenta di continuare a cantare la dance.

Ascoltiamo le ultime produzioni dance cantate da Viviana

Alien Cut & Dino Brown “Let’s Bounce”

Cacciola feat Vivian B “The one” BELLISSIMO *.*

SITO UFFICIALE http://www.vivianb.it/
CANALE YOUTUBE http://www.youtube.c … /user/Vivianbdablitz
BLOG http://vivianapresutti.blogspot.it/