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MORATTO: “Ho scelto di dedicarmi a me stesso, anche con la musica”

Trieste, gennaio 2016…

di Katya Malagnini
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Moratto “La Pastilla del fuego”

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“Sono molto impegnato nella scrittura di un nuovo album in questo momento. Credo sia giunto il momento di pensare a me e per farlo nel migliore dei modi, ho scelto di dedicarmi a me stesso anche con la musica. Il mio prossimo progetto sarà firmato Elvio Moratto”

Quindi, ti becco in un momento dove stai recuperando e mettendo insieme tutti i tasselli della tua vita?
Esatto!
Bravo! Mi piacciono i guerrieri!

Moratto Warriors

Elvio Moratto inizia la sua carriera di musicista studiando al Conservatorio pianoforte e violoncello. Successivamente, si trasferisce per diversi anni a Roma, dove lavora con molti artisti e big dalla musica italiana, tra i quali Claudio Simonetti, Ron, Renato Zero (per il quale remixa “Infiniti Treni” assieme al compianto e leggendario Marco Trani) Scialpi, Sabrina Salerno e Jovanotti.
Verso la fine degli anni ’80 realizza la sigla di Deejay Television, “Walking” assieme ad Andrea Prezioso. Nel 1987, i due, che sono molto legati, si esibiscono live anche con Jovanotti, del quale Elvio segue dall’inizio tutte le tappe che lo porteranno verso la sua straordinaria evoluzione artistica.
Nel frattempo lavora per il Maestro Ennio Morricone e contemporaneamente, la sua vita va a diramare in altre direzioni.
Nei primi anni novanta *_* infatti, grazie all’imprinting del suo grande amico Ricci Dj, Moratto si avvicina alla produzione musicale dance e alla console stessa, dove molto presto, impara l’arte del djing.
Arrivano così le innumerevoli produzioni in team delle quali ha fatto parte, come Glam, Transformer 2, Ramirez, fino a diventare lui stesso artista e immagine, con il progetto che porta il suo nome (Moratto, naturalmente :D) che ricordiamo molto bene per “La Pastilla del Fuego”, “La fuerza pagana”, “Radar system”, “Wonder”

Dj Cerla & Moratto “Wonder”

Supero il tiepido imbarazzo di un inquietante lasso di tempo nel quale non ci siamo visti: dieci anni. Chissà perché, poi. Nessun litigio, né altro. Capita talvolta che le strade si dividano, le città cambino e le esperienze si modifichino. L’ultima volta che lo vidi, fu quando, dividevamo la sala “techno” della sala Arena della discoteca Mirò, allora tempio della musica in Friuli Venezia Giulia, oggi ridotto a un rudere.
Come spesso accade con gli amici, l’impatto è stato quello di due mattacchioni che si erano visti il giorno precedente, tra le arance che lo aspettano e le risate sui vari remember.

Tu hai studiato pianoforte e violoncello al Conservatorio. Partiamo da qui.
Sì ma non ero bravissimo eh? Ascoltavo Tangerine Dream e andavo a scuola.

Ok, tendi all’understatement ma hai lavorato con un sacco di mostri sacri della musica italiana: Renato Zero, Jovanotti, Ron, ecc…
Com’è stato lavorare con loro?

Ho avuto la fortuna di arrivare a Roma nel momento più bello, cioè negli anni ’80, dove Marco Trani e FaberCucchetti che erano i due top dj della capitale. Sono quindi diventato il loro musicista.

Lorenzo
(*parla di Jovanotti naturalmente)
era un animatore bravissimo e la gente veniva nel locale solo per lui. Era già quotato, finché è successo che abbiamo fatto il primo disco assieme e non ti dico i casini per farlo stampare, nessuno lo voleva. Poi è arrivato Claudio Cecchetto che ci ha creduto. Ormai Lorenzo è un uomo all’apice, anche se bisogna dire che è sempre stato bravo, ora è completo.

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Cosa stai facendo ora, Elvio?
Una cosa che sta nascendo, un progetto dance cantato. Mi hanno aiutato molto i Simple Minds, le matrici di riferimento sono l’Irlanda e la Scozia, è quello. Questo non significa che io mi sia ispirato a loro per questo progetto, semplicemente, la loro influenza, mi ha aiutato a fare uscire i lavori che sto completando.
Di recente è uscito un progetto dove io sono il produttore: un pezzo che mi lascia un po’ perplesso. Lo avevo scritto molti anni fa ed è stato prodotto di recente. Francamente, il risultato finale non mi ha soddisfatto al 100% perché quel brano aveva un altro potenziale, rispetto ai risultati che ha prodotto. Troppo poco commerciale, quando io avrei voluto un qualcosa che fosse in grado di raggiungere più cuori possibili. Purtroppo, non sono riuscito a starci dietro quanto avrei voluto.

Ramirez “Orgasmico”

Vedo che attualmente ti esibisci spesso in Scozia ed Inghilterra. Come mai proprio in questi Paesi?
Questa cosa è nata grazie ai successi che abbiamo fatto con la “band” Ramirez che tu ricordi molto bene
Noooooooo :D:D

Ma anche con Dead or Alive, Transformer 2, Glam
Sai che c’è? da anni la old school , gode di grande spazio in Europa. Sono stato contattato e dal 2006 mi esibisco con le musiche da me prodotte. In genere al estero le tue performance riguardano esclusivamente le tue opere.

Suppongo che abbiano contattato anche Alex (*Quiroz voce del progetto Ramirez ndr). L’ho visto sul palco, come ospite in occasione di eventi anni novanta!
Certo, come no! Ricordo che li faceva!
Sì perché Ramirez era una band, non un artista, specifichiamolo.

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Senti, ti faccio la domanda difficile. In Italia, ogni settimana, vengono fatti decine di eventi dedicati agli anni novanta, con tanto di ospiti sul palco. Come mai tu non sei mai presente nella line up degli ospiti?

Te lo dico serenamente: non mi hanno mai chiamato.

O.O

Ascolta: il più grande errore che si fa quando si organizza questo tipo di eventi è non considerare il fatto che molto è partito da noi. Io seguo molto le pagine social dedicate agli anni ’90 e il loro approccio con la musica e con gli artisti ma vedo che ci sono artisti citati e valorizzati spesso e altri … meno.

Concordo, alla fine, i nomi che girano negli eventi sono sempre quelli. Per quanto io possa amarli :-D cioè #appelloaivari90sfestival :D chiamate anche gli altri artisti!!!

Come nacque il progetto Ramirez?

Ero a Roma nel periodo in cui iniziavano i primi rave, assieme a nomi come Passalacqua, un dj che era famosissimo all’epoca e io stesso avevo preso quel filone musicale molto veloce.

#cassadritta *_*
Suonavo quel genere e mi piaceva. Nel team di produzione, con il quale lavoravo, ho portato un po’ di velocità siamo partiti con “La musica tremenda”, per poi arrivare, dopo diversi successi, a “El Gallinero”. Dopo di quest’ultimo, io ho lasciato. Già al Gallinero, non mi sento particolarmente legato.
Mi piace molto invece, la special track dell’album di Terapia”, dove riprendevo la nona sinfonia di Beethoven: è un pezzo che ancora oggi funziona.

Quanti ne sono usciti di “Terapia”?
Una ventina, in tutto :D

Ah ecco, me pareva! :D

Ramirez “Terapia”

A un certo punto hai poi deciso di uscire con il tuo nome e sono arrivati “La pastilla del fuego” e “La fuerza pagana”.
Sì ed entrambi, tuttora, sono molto suonati in Scozia ed Inghilterra, nei locali e nelle radio.
Nacque tutto durante il progetto Ramirez. Ricordo in particolare un capodanno, dove “El Gallinero” era quarto in classifica, mentre “La Pastilla del Fuego” era prima. In quel momento eravamo un po’ disorientati sul da farsi, sugli spettacoli e alla fine, abbiamo deciso di mantenere le cose come stavano, così io non ho mai potuto esibirmi live come Moratto ma solo come Ramirez.

Moratto “Radar System”

Beh hai fatto comunque altre cose, dopo! Sono arrivati “Radar System”, “Wonder”.
Sì certo, io sono comunque andato avanti con i miei progetti. Con “Wonder” però, ero passato ai miei amici napoletani.
Parli della Flying , deduco (nello specifico qui parliamo della sublabel Drohm) .

A quale delle tue produzioni sei più legato?
“Hablando” perché è coinciso con la prima volta, in cui ho rispolverato la fisarmonica che non suonavo da un bel pezzo.
Ricordo che avevo 39 di febbre quando registrai questo pezzo. Ero in uno stanzino piccolo e a causa della febbre, mi vennero le visioni :-D . Chissà…forse furono quelle, a far sì che il pezzo uscì una bomba.

Ramirez “Hablando”

Un disco che amo alla follia e che è stato anche remixato da Umek, un grande dj che ho avuto la fortuna di conoscere.
Poi ti voglio citare anche “Hells Party” per il progetto Glam. Sono molto legato anche a questo pezzo.
Il quale fu poi ripreso da Urban Cookie Collective per “The key, the secret”.

“Hells Party” Glam


Urban Cookie Collective “The Key, the secret”

Tu hai una particolarità: negli anni novanta, sei passato dall’essere musicista a dj, contrariamente a ciò che di solito avveniva all’epoca, dove i dj diventavano producer. Mi racconti com’è avvenuto tutto questo?
Questa è una bella domanda
Ecco lo trascrivo così mi si fomenta l’ego :D

Sai chi era il mio più grande amico, nonché socio?

Segue un silenzio interminabile, nel quale Elvio si commuove. Sospendiamo per qualche istante l’intervista.

Naturalmente, so che si riferisce a Riccardo Testoni, in arte Ricci ma rispetto il suo silenzio e aspetto che sia lui a volerne parlare.

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Sorry, ma quando nomino Ricci mi commuovo… è stato un pilastro della mia esistenza, un grandissimo amico; è stato lui a iniziarmi come dj. Credo sia stato l’uomo più importante che abbiamo avuto dietro a una console, sia come uomo, sia come dj.
Era il periodo in cui i live stavano iniziando a scemare (per una questione di costi) e lui mi propose di mettermi a mixare le mie cose. Allora mi comprai i piatti …
#sìhadettoipiatti *.* :D
e imparai, abbastanza in fretta, devo dire.
Poi ebbi la fortuna di iniziare subito come dj resident al Mathis e in numerosi locali. Fu fondamentale per imparare ad approcciarmi con il pubblico, una grande scuola per me, tra i quali c’è stato il Mirò, ma lì lavoravamo insieme noi, ricordi?

Noooooooo :D:D e certo che ricordo, so’ vecchia ma mica così tanto :D

A dirla tutta è grazie ai dj che abbiamo venduto i dischi. Io ho fatto il percorso contrario rispetto a tanti ma va benissimo così.
Ora sono pronto per i miei spettacoli all’estero.

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Ti sei evoluto con le tecnologie o rimani fedele al vinile?
Suono tre cose: vinile, cd e mi sto organizzando per poter aggiungere anche le tastiere, in modo da fare un mega show live, come già facevo tempo fa.
Non parlo e non canto, suono :D
assolutamente live.

A proposito di suonare: cosa vuoi dire a tutti coloro che s’indignano quando un dj dice: “Vado a suonare”?
Un dj SUONA, certo che suona!
Ti spiego le sostanziali differenze: i musicisti hanno la tendenza a suonarsi addosso, cioè: non suonano per gli altri ma per se stessi, suonano per apparire. Non tutti, ovvio, ma molti sono così.
Beh potrei farti un elenco interminabile di dj che hanno lo stesso problema :D:D
Eh lo so, ma qui si parla in generale.

E a quelli che dicono: “Un vero dj suona con il vinile”?
Non esiste un dj vero o falso, il dj o fa ballare o no. Sono un sostenitore del vinile, è un modo di fare musica molto creativo. Certo, girare in aereo con il vinile è problematico.
Oramai si crea la musica mentre la si suona. Per quanto mi riguarda, mi sono preparato i miei pezzi forti, ricreandoli in versioni che non sono mai uscite…la gente riconosce comunque i brani e lo show è creativo. Lo propongo, con un appuntamento al mese a Radio Trax di Glasgow, di venerdì. Il pubblico apprezza.

Fino al 94/95 c’è stato l’apice, poi è iniziato il declino ma non parlo della musica, parlo proprio del Paese. Molta gente ha visto nella musica un business facile e la cosa è andata in declino, finché siamo arrivati al tutti che fanno tutto.
In Inghilterra questa cosa non c’è e c’è molta meritocrazia.

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In Italia non è così, sembra.
No infatti ma è che proprio non lo sanno, non è cattiveria. Cioè: non è un non voler riconoscere il talento artistico: è ignoranza.

Scegli un disco degli anni ’90 (non tuo :D) che ti piace tanto:
“Go” di Moby!
poi “Capricorn” di 20 Hz. Posso citare anche un disco di Marusha?

Certo, DEVI :D Marusha è una dea, quindi DEVE essere citata ^_^
“Over the rainbow”

Tra tutte quelle che hai fatto, qual è la serata che più di tutte senti importante a livello personale?
beh il “May Day” di Berlino, nel 1992 e quelle che ho fatto di recente, nel 2015. Kellys Portrush una sorta di Ibiza trasferita in Irlanda. Il proprietario è un grande manager. Ho affidato tutto il mio lavoro a un promoter scozzese, preferisco così. All’estero lavorano diversamente. Il 12 marzo ho una data al Drome di Liverpool e l’evento Kellys Portrush in Irlanda, sarà ripetuto in estate.

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Musicalmente, hai vissuto tre decenni che sono completamente diversi tra loro: gli anni ’80, o ’90 *.* e i 2000. Che cosa trovi maggiormente cambiato nell’intrattenimento?

Parto da Roma e dagli anni ’80. Mi considero più romano che altro, perché la mia vita si è svolta in ampia parte lì. Il locale, non era aperto una volta la settimana ma tutte le sere, al di fuori del giorno di chiusura per le pulizie. La discoteca diventava quindi molto famigliare, un ritrovo, un luogo dove stare bene con i soliti amici e divertirsi, ballando buona musica. Frequentavo l’Hysteria”, l’”Easy Going”, locali importantissimi. Tutti facevamo musica e quindi, c’era anche un ritrovo tra addetti ai lavori, una factory della cultura. Nei 90s, invece, c’erano i grossi locali e li ho girati tutti. Negli anni 2000 io mi sono fermato e non ho avuto anni bellissimi, a causa di problemi di salute che tu sai, il problema c’era anche quando lavoravamo insieme al Mirò, perciò ti ricorderai.
Certo!
Ci sono stati tanti cambi alla direzione di locali importanti e tantissimi locali hanno chiuso. Vedo, però che stanno tornando molte cose. Chissà se questo è un nuovo inizio.

L’ Area è in vendita, se ti interessa
(ride)

Chi farebbe oggi, un investimento del genere? Comprare un locale per poi vederlo pieno di gente che sta ferma piantata in pista con i telefonini in mano, dando zero importanza alla musica?
Sono d’accordo, ma devo dirti che questo è un fenomeno tutto nazionale. All’estero non esiste.
Tutti hanno i telefonini anche lì ma in discoteca non li usano.
Il discorso non è tossico come in Italia.
Robert Redford disse: “l’italiano vive al di sopra della media. Quando andai in Italia, mi spaventai per il numero di cellulari che vidi” e questa frase, la disse prima del 2000.

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Hai mai cantato?
Sì ma non lo faccio più perché ci sono cantanti più bravi. Ho fatto dischi cantati da me ma poi ho capito che non sarei mai stato un buon frontman. Per fare canto ci vogliono talento e disciplina.

Sei ancora in contatto con il team di produzione Dfc?
No. Il mio contatto è David Boondi Stirling in Scozia. Si occupa di tutte le mie serate nel Regno Unito. Per quanto riguarda la discografia, mi piacerebbe collaborare con la Media Records e avere un manager come Gianfranco Bortolotti.


Mi fai il nome di un produttore italiano che stimi?

Joe T Vannelli
e tutti gli altri! :-D
Mi viene in mente anche Daniele Davoli che stimo molto!

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(*Elvio con la sua compagna :)

Ti piace la nuova musica da club?
Certo.

Credi sia giusto etichettare i generi?
Mai, in una serata è bello cambiare e spaziare! Sto preparando un set di cinque ore.

Ce la faresti a suonare tutte quelle ore? #iono
Se non dovessi farcela, metto la poltrona :-D
Dai fighissimo! Fatta: inauguriamo la sessione “Dj con lo sgabello”! :D:D

Recentemente è scomparso David Bowie.
Che sia immenso è fuori discussione: qual è stato il tuo rapporto personale con la sua musica?

La sua grandissima ricerca e i suoi grandi cambiamenti, mantenendosi sempre attuale. Lui è l’arte, nella sua più grande espressione, nell’ultimo secolo. Attore, mimo, cantante e musicista. Bellissimo, tra l’altro. Un artista a tutto tondo.

Com’è stata l’esperienza di remixare un suo pezzo?
La commissione andò a Billy Preston che era in tournée in Italia e il suo produttore americano, cercava un musicista per una versione in Italia. Ci siamo presentati in tanti e sono stato scelto io.

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Allora, però fermati. Perdonami. Asserisci che non eri bravo come musicista. Intanto, però, hai remixato un pezzo di David Bowie e hai lavorato con Ennio Morricone. Quindi? Mi prendi in giro? :-D
No, però dai, diciamo che non ero un bravo esecutore. Chi è molto creativo, non è un grande virtuoso dello strumento. Più creatività equivale a meno esecuzione.

Com’è stato lavorare con Morricone?
Lui è sempre stato un mito per me.
Credo lo sia per tutti! *_*

Un uomo molto serio ma io l’ho fatto ridere. Una volta mi disse: “Signor Moratto, mi sorprenda”.
Poi non so se l’ho sorpreso davvero eh? Resterò con il dubbio. Credo comunque che la sua serietà sia una corazza per celare la timidezza. Lui è davvero il Maestro di tutti, scrive cose pazzesche.
*.*
Scrisse la partitura per me davanti ai miei occhi e questo è il modo di operare dei più grandi, anche Beethoven faceva così
*.* *.*
Infatti, qualcuno lo ha paragonato a lui e secondo me, non a torto.

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Chiudo, dicendoti che mi auguro che tutto riparta da dove è finito e che tutti riprendano in mano la propria arte, sia essa la musica, il teatro, il cinema, ecc… ragazzi, forza! Riprendiamo a fare le cose seriamente, senza guardare solo il lato economico.

Sono quasi le 19.30 e il supermercato sta per chiudere. Elvio deve lasciarmi, l’acqua e le arance lo aspettano :-D