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Corte Costituzionale: le vecchie lire sono ancora convertibili in Euro - Le istruzioni

lire Le organizzazioni dei consumatori festeggiano la vittoria
Avete ancora delle vecchie lire emerse da qualche vecchio portafoglio o dal cassetto della nonna? Bene, qualsiasi sia la cifra in vostro possesso, sia per quanto riguarda le banconote che le monete metalliche, naturalmente a patto che non abbiate interessi numismatici, potete presentarvi in una delle sedi della Banca d’Italia, che ieri sera ha annunciato di avere avviato approfondimenti dopo i quali le richieste di conversione saranno esaminate», e chiederne il cambio in euro al tasso classico di 1926,37 per ogni pezzo della moneta unica europea.
In sostanza, tutti quei casi di persone che si sono presentati agli sportelli fuori tempo massimo hanno adesso altri tre mesi di tempo per recuperare capitali a volte anche davvero ingenti, visto che si parla di una cifra oscillante tra 1,5 e 2 miliardi di euro (vedi anche la grafica tratta da dati ufficiali che non contemplano però le banconote da 10mila lire e le monete metalliche). Un effetto derivato da una sentenza della Corte Costituzionale, la numero 216/2015 del 7 ottobre scorso, ma depositata solo il 5 novembre, che ha cancellato l’anticipo della prescrizione deciso a suo tempo dal governo guidato da Mario Monti.
Il giallo dei tre mesi. Fu infatti proprio il premier che ha fatto stringere di più la cinghia agli italiani a prendere questa decisione che, a suo tempo, permise di far entrare nelle casse dello Stato un miliardo e 200 milioni dalla Banca d’Italia. Con l’istituzione e l’entrata in circolazione dell’euro fu infatti stabilito che la conversione delle monete potesse avvenire nell’arco dei dieci anni successivi, cioè fino al 28 febbraio 2012. Ma Monti, come si diceva, all’improvviso anticipò tale termine appunto di tre mesi rendendo così carta straccia tutte le banconote e le monete in lire ancora in circolazione. Di casi di “ritardatari” ce ne sono stati parecchi, ma a sollevare la questione di legittimità costituzionale fu nell’aprile scorso il tribunale di Milano per un giudizio promosso da alcuni risparmiatori che avevano chiesto la candanna di Bankitalia al pagamento del controvalore delle banconote in lire in loro possesso, pari alla somma di 27.543 euro, affermando di avere inutilmente tentato di convertire le banconote presso varie filiali. Adesso il pronunciamento della Consulta che ha rilevato come non ci sia «alcun bilanciamento fra l’interesse pubblico perseguito dal legislatore e il grave sacrificio imposto ai possessori di banconote in lire» .
Le conseguenze. Elio Lannutti, presidente nazionale di Adusbef, e Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, confermano che «la sentenza offre la possibilità di poter cambiare da subito, presso gli sportelli della Banca d’Italia, banconote e monete in euro ritrovate in casa da migliaia di cittadini». «Voglio chiarire che si tratta di un diritto -prosegue Lannutti - e che per ottenerlo si può andare nella più vicina filiale di Bankitalia e, in caso di rifiuto, chiedere l’intervento della forza pubblica. L’interesse è alto e le segnalazioni ci arrivano un po’ da tutta Italia, ad esempio da Milano, Ancona, Messina, Campobasso e Pesaro. Insomma, abbiamo avuto ragione a consigliare a tutti di non gettare le vecchie lire anche se fuori corso». Massimiliano Dona, segretario dell’Unione Nazionale Consumatori, sottolinea infine come sul sito di Bankitalia era presente un avviso che annunciava che non era più possibile la conversione. «Normale quindi che i possessori delle lire non si siano presentati, in quel lasso di tempo, agli sportelli delle filiali - commenta - , rinunciando così a far valere i loro diritti. Adesso chiediamo l’immediata rimozione dell’annuncio».

COME FARE?
Dalla sentenza della Corte Costituzionale alle modalità di recupero del valore di quanto ci è rimasto, in lire, magari in fondo ad un vecchio portafoglio, nel cassetto della nonna o nella cassetta di sicurezza rimasta chiusa per anni. Il passaggio non appare affatto breve, né tantomeno già scontato: la cosa assolutamente certa è però l’obbligo da parte della Banca d’Italia di incassare la vecchia valuta e convertirla in euro. Ecco quindi alcune domande a cui abbiamo cercato di dare una risposta con l’aiuto dell’Adusbef e di altre associazioni di consumatori.

LA NOVITÀ
Ho delle banconote in lire: cosa posso farne adesso?
La sentenza della Corte Costituzionale ristabilisce il diritto di conversione in euro per dieci anni a partire dal 2002. Diritto interrotto da un decreto del governo Monti che aveva tagliato di tre mesi il termine fissato al 28 febbraio 2012: secondo le interpretazioni degli esperti, quest’ultimo trimestre deve essere recuperato.

IL PERIODO
Per quanto tempo posso ottenere il cambio?
In assenza delle decisioni della Banca d’Italia, il periodo dovrebbe quindi essere di tre mesi a partire dal giorno di pubblicazione della sentenza, cioè giovedì 5 novembre 2015.

LA PROCEDURA
In concreto come mi devo comportare?
Adusbef e Federconsumatori invitano i cittadini in possesso di vecchie lire, sia in banconote che monete metalliche, e che volessero convertirle a recarsi presso uno sportello della Banca d’Italia e chiederne il cambio in euro.

IL RIFIUTO
E se l’impiegato mi nega l’operazione?
Già ieri si sono verificati casi di persone che si sono vista rifiutare il cambio tra le vecchie lire e l’euro con la giustificazione che mancano ancore le istruzioni. Chi è interessato dal provvedimento può quindi o inviare una diffida tramite un’associazione di consumatori o chiedere l’intervento della forza pubblica, i cui rappresentanti sono quasi sempre già presenti al’interno degli sportelli della Banca d’Italia.

L’AVVISO
Perché sul sito della Banca d’Italia c’è ancora un annuncio che nega la possibilità di convertire in euro banconote e monete emesse in lire?
Sul sito Internet della Banca d’Italia, come denuncia l’Unione Nazionale Consumatori, è tuttora presente l’annuncio che, senza lasciare spazio a interpretazioni, comunica che «Dal 7 dicembre 2011 non è più possibile convertire in euro biglietti e monete in lire (art. 26 del Decreto Legge 201/2011)». L’Unc ne ha chiesto l’immediata rimozione.

IL CAMBIO
Quale tasso di conversione deve essere applicato nell’operazione di sostituzione delle vecchie lire con gli euro?
Il cambio è quello stabilito ufficialmente e applicato al momento del passaggio alla moneta unica europea, cioè 1936,27 lire per ogni euro.

UN PATRIMONIO
Ma sono ancora tante le vecchie lire in circolazione?
Decisamente sì. Secondo i calcoli dell’Adusbef, sarebbero restati vacanti (ossia non richiesti di conversione) circa 2.600 miliardi di banconote in lire. Questo senza contare le monete metalliche delle quali la Banca d’Italia non tiene neppure il conto, dato che non possiedono i numeri di serie.

IL GUADAGNO
Perché il governo guidato da Mario Monti decise di sospendere in anticipo la conversione tra lira e euro?
Lo Stato incassò in questo modo un miliardo e 200 milioni di euro per l’addio anticipato alla possibilità di cambiare la lira che oggi la Consulta ha definito incostituzionale. La somma fu versata in tre diverse rate da Bankitalia nelle casse statali.

(s.b.) iltirreno.it


 
 

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