radiofragola striscioneAbbiamo perso il conto. Sono oltre 10 anni che Radio Fragola festeggia il Primo Maggio, la festa dei lavoratori, ma anche il “compleanno” della radio comunitaria che da oltre 30 anni racconta Trieste e tutti i suoi colori, le storie piccole e grandi di chi vive la città ogni giorno.

 Nel corso degli anni la ricetta non è mai cambiata: prato, griglia, punto vegetariano, skaters, concerti, associazioni, mostre, laboratori. Si è arricchita di volti, voci ed esperienze strada facendo. Abbiamo cambiato luogo: alcuni anni fa siamo scesi dal Carso in Città, siamo tornati a casa nel Parco di San Giovanni, l’ex Ospedale Psichiatrico.

 Uno spazio di socialità e aggregazione al di fuori delle logiche commerciali, senza barriere fra chi vive nel parco e chi vive il parco, ma anche per chi non è mai venuto in parco e può cogliere questa occasione per riappropriarsi di un luogo.

 Noi siamo così con il nostro primo maggio “in direzione ostinata e contraria” (cit. Erika)




PRIMO MAGGIO


Presenza al Corteo 
Anche quest’anno Radio Fragola vi aspetta al corteo! Saremo presenti lungo le strade di Trieste con la nostra musica per ribadire, più forte che mai, che il lavoro è un diritto e che di lavoro non si può morire.

E dopo il corteo? Salite con noi a Il Parco di San Giovanni.


Dalle 12:

musica da passeggio con dj set dal glicine
food&drink
incursioni radiofoniche mobile tra il pubblico presente
16.30
Visita in Radio per tutti i bimbi presenti e piccolo laboratorio di regia radiofonica


17.30 inizio concerti


MATTEO DELLA SCHIAVA – songwriter

Giovane cantastorie di Monfalcone (GO), vive la vita con semplicità. Le sue sono storie familiari, di ordinaria follia.
Matteo Della Schiava è nato a Monfalcone (GO) il 21 marzo del 1983 all’una di notte… c’è chi dice che sia ariete, chi pesci, chi cuspide… lui sta bene lo stesso…. suona la chitarra dall’età di 13 anni, scrive canzoni dall’età di 6 anni… “Atreyu non farlo” è uno dei primi successi delle scuole elementari assieme a “…e mi taglio le vene”… “dopo una lunga esperienza sulle strade di Roma, torna nella sua terra natale. Ha all’attivo due album che raccontano il mondo di oggi con disarmante lucidità. 

“GEORGE BRASSENS, PEI AMICI JURE” di BENNI & BRASSENSAMBLE

Le canzoni di Brassens come non le avete mai sentite, tradotte per la prima volta in triestino!
Le canzoni del grande cantautore francese saranno proposte in una versione assolutamente inedita, in dialetto triestino, da Benni Alessandro Parlante (chitarra e voce) accompagnato da diversi musicisti che si alterneranno al suo fianco: Roberto Franceschini (contrabbasso), Tiziano Bole (chitarra), Andrejka Mozina (violoncello), Dennis Beganovich (bombardino e trombone), Sebastiano Crepaldi (flauto) e Luca Demicheli (basso acustico).
La serata a ingresso libero (inizio ore 21) è in ricordo del compagno Edvino Ugolini e a supporto dell’associazione Addammer, di sostegno ai prigionieri politici palestinesi, e dell’organizzazione anarchica turca DAF (Devrimci Anarşist Faaliyet - Revolutionary Anarchist Action), che da mesi è presente sul confine turco, vicino alla citta di Kobane, dove sostiene con beni di prima necessità i profughi curdi in fuga.
“Georges Brassens: il più difficile da tradurre, il più tradotto nel mondo”, così affermava Nanni Svampa, tra i maggiori traduttori di Brassens in Italia (prima in dialetto milanese e poi in italiano), anche se l’interprete e traduttore italiano più famoso è Fabrizio De André, per il quale il cantautore francese rappresentava un modello sia dal punto di vista artistico che umano: “Brassens per me è stato un mito, come artista e come uomo – diceva De André – mi sono accostato all’anarchismo per merito suo, perché avevo di fronte non pura teoria, ma un esempio vivente”. Un esempio che evidentemente ha catturato anche l’attenzione di Benni Alessandro Parlante (Pai Benni), musicista triestino che si è lanciato con entusiasmo nell’inedita impresa di tradurre i brani di Brassens in dialetto triestino. Dopo essersi dedicato a lungo alla musica brasiliana, negli ultimi anni prevalentemente con strumenti a percussione (tra l’altro è tra i fondatori della Banda Berimbau), Benni rispolvera chitarra e corde vocali per presentare il nuovo repertorio brasseniano in chiave tipicamente “patocca”, che presto si tradurrà anche in un album.
Tra le collaborazioni più recenti di Benni va menzionata quella con Carlo Ghirardato che lo ha proiettato nel repertorio di Fabrizio De André, del quale Ghirardato è tra i più apprezzati interpreti, offrendogli l’opportunità di avvicinarsi anche alla musica di Brassens. “Tra gli interpreti di Brassens che mi hanno influenzato maggiormente – precisa Benni – un posto d’onore spetta ad Alessio Lega, brasseniano genuino e profondo conoscitore della canzone d’autore francese di cui è sapiente traduttore e interprete: la sua opera, sia scritta che cantata, ha senz’altro orientato in modo determinante la mia avventura brasseniana”.
Tra le altre grandi interpretazioni di Brassens, oltre a quelle dei citati De André e Svampa, è doveroso ricordare le versioni italiane di Beppe Chierici (fin dagli anni ‘70) e quelle recentissime e particolarmente raffinate di Alberto Patrucco, ma anche le originali proposte in dialetto di Fausto Amodei, in piemontese, e del carnico Giorgio Ferigo con il suo album “Jerbata” in dialetto friulano.



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