re pastore Dal 24 orrobre al 2 novembre 2014

Prima assoluta al “VERDI “ di Trieste
IL RE PASTORE DI MOZART
nel cast Eva Mei e Tony Bardon

C’è grande attesa tra il pubblico del “Verdi” e tra gli addetti ai lavori per Il re pastore - che sarà in scena dal 24 ottobre prossimo al 2 novembre - in quanto si tratta di un’opera raramente eseguita e in prima assoluta per il “Verdi”. L’opera, anzi più correttamente la serenata teatrale mozariana, conta dal 1988 a oggi in Italia infatti solo un’esecuzione radiofonica (in forma di concerto) del 1956 e quattro allestimenti teatrali andati in scena rispettivamente all’Opera di Roma nel 1988, al Teatro delle Muse di Ancona nel 2003, al Teatro Fraschini di Pavia nel 2007, e al Teatro di Como nel 2007 per l’ As.Li.Co. di Milano.
La composizione che Mozart scrisse a soli 19 anni è in scena al “Verdi” di Trieste in un allestimento dei propri laboratori il cui impianto fisso è una riproduzione del palladiano Teatro Olimpico di Vicenza a cura dello scenografo e costumista Pier Paolo Bisleri, per la messa in scena curata da Elisabetta Brusa.

L’opera fu composta a Salisburgo da un Mozart appena diciannovenne, per la corte arcivescovile in onore di un visitatore illustre, l’arciduca Maximilian Franz (ultimo figlio di Maria Teresa e diciannovenne come Mozart), su un fortunato testo di Pietro Metastasio, già musicato da decine di compositori.
Era il 1775 e all’epoca Mozart aveva già composto otto opere teatrali, otto Messe, una quarantina di sinfonie, cinque concerti per violino e uno per pianoforte e aveva perfettamente colto la grandezza di Metastasio: il suo saper produrre testi d’un equilibrio e regolarità impressionante, che lasciano alla musica tanto spazio da riempire, da inventare, da riscrivere. Metastasio, poeta romano della corte viennese dal 1730 al 1782, è stato innovatore nei confronti del melodramma barocco, di cui rifiutava le contorsioni narrative e stilistiche, per portare una ventata di razionalismo e di ottimismo settecentesco, nella convinzione che la poesia per musica dovesse essere fluida e scorrevole, facile da capire e memorizzare, che dovesse già contenere una musicalità tale da collimare pienamente con la partitura. La partitura de Il re pastore accanto a Il sogno di Scipione e poi La Clemenza di Tito con la revisione di Caterino Mazzolà, operata in funzione dal cambiamento dei gusti teatrali, sono una seconda trilogia mozartiana, la trilogia di Metastasio, che si affianca alla trilogia italiana di Lorenzo Da Ponte.
Nel Re pastore Metastasio innesca il tema cortigiano su quello bucolico-pastorale: da un lato Aminta, che rievoca nel nome la favola pastorale del Tasso, dall’altro lato un Alessandro il cui fine supremo è “sollevar gli oppressi” e dispensare felicità e pace.
All’interno di questa duplice chiave di lettura si muove l’intera vicenda: utilizzando un fatto accaduto realmente all’epoca di Alessandro Magno e tramandato dalla storia, Metastasio mette al centro del suo lavoro, in un clima di velata cristianità, la salvezza nell’umanizzazione, sottolineando la figura del sovrano-pastore, di colui cioè che è un buon pastore e guida il suo popolo. Mozart, ventiquattro anni dopo, esalta questa narrazione, arricchendola di una freschezza di intenti, che ancora oggi riesce a coinvolgerci e che si sposa perfettamente con la drammaturgia che sviluppa: una ricerca tesa a realizzare il paradiso in terra con il lieto fine come d’obbigo e frutto del desiderio di descrivere il mondo non com’era ma come avrebbe potuto essere. Qui i conflitti tra i personaggi sono presentati non come reazioni legate a ruoli di potere, ma come equivoci nati fra persone nobili d’animo e di sentimenti. Su questa base Mozart ”aveva saputo affrontare il Re pastore in modo più pastorale che mitologico, arcadico più che classico e… risolto nella perfetta letizia del finale”( Mioli). Dimostrando in questo modo che “aveva saputo affrontare l’argomento conservandone tutta l’ingenuità, la gentilezza, la luce”, e agginge Mioli “ era anche riuscito a bilanciarsi tra l’ossequio a una tradizione che non voleva offendere, sia per la giovane età sia per un dovere professionale verso il committente… e un aggiornamento del linguaggio musicale”. “Classico quant’altra opera mai, Il re pastore di Mozart si tiene a pari distanza dall’origine barocca del suo libretto e da una eventuale foruna romantica della sua musica”. Il re pastore è l’ultima opera tradizionale di Mozart, bella opera giovanile prima del vertice fenomenale di Idomeneo, re di Creta.

Nel cercare la chiave di lettura per mettere in scena oggi quest’opera, così poco conosciuta eppure elegante, bellissima musicalmente, la regista Elisabetta Brusa ha scelto di ambientare il nostro Re Pastore all’interno di un simbolo per eccellenza della ricostruzione perfetta di un “tempio teatrale”: il Teatro Olimpico di Vicenza. Con quest’opera, Palladio fa infatti rinascere il teatro degli Antichi romani con una precisione archeologica derivata dallo studio dei testi di Vitruvio, a cui aggiunge, a copertura, un finto cielo, memoria di una natura che resta fuori della scatola teatrale, ma che, comunque, rivela il contatto imprescindibile che l’uomo deve mantenere con la sotterranea armonia del mondo, di cui la natura è custode.

Sul podio triestino debutto per il tedesco Felix Krieger, specializzatosi con Claudio Abbado presso i Berliner Philharmoniker e poi con Carlo Maria Giulini. Nel corso della carriera ha avuto modo di collaborare con alcune fra le più importanti orchestre internazionali. Grande conoscitore del repertorio wagneriano, per anni ha lavorato come assistente al Festival di Bayreuth. Il suo repertorio operistico comprende più di 30 titoli. Krieger è fondatore, direttore artistico e direttore principale del Berliner Operngruppe (BOG) ed è anche direttore artistico e direttore principale del “Projeto Musica Orquestral Alema’’ a São Paolo. Sotto
la sua bacchetta l’Orchestra del Verdi e una prestigiosa compagnia di canto: la coppia di amanti Alessandro/ Aminta è rispettivamente interpretate da Tony Bardon e Alida Berti ( a cui si alternano in due recite Blagoj Nakoski e Arianna Vendittelli ); mentre nei ruoli di Elisa e Tamiri Eva Mei con Paola Antonucci a cui, sempre per le stesse due recite, si alterna Larissa Alice Wissel in coppia con Francesca Micarelli. Nel ruolo di Agenore Alessandro Codeluppi si alternerà con Alessandro D’Acrissa.

Lo spettacolo debutta venerdì 24 ottobre e si replica il 25, 26, 28 31 ottobre e il 2 novembre chiuderà il ciclo di produzioni dell’anno lirico 2014 lasciando il passo alla programmazione della prossima Stagione lirica e di balletto 2014-15.


Opera lirica, Teatro Verdi