ridotto del verdi foto parenzan Il secondo appuntamento si terrà il 17 luglio con inizio alle ore 20.30 nella Sala del Ridotto del “Verdi”: protagonista il Coro del Teatro sotto la bacchetta del M° Paolo Vero che ne è anche il direttore. In programma Franz Schubert il più autentico compositore del Lied tedesco per voce sola con accompagnamento al pianoforte . Saranno eseguiti i Gott ist mein Hirt Salmo XXIII op. 132 e Gross ist der Herr Op. 133 (agosto 1822), entrambi di Franz Schubert per Coro femminile e pianoforte con la partecipazione dei pianisti Alberto Macrì e Roberta Torzullo. Schubert è il più autentico compositore del Lied tedesco per voce sola con accompagnamento di pianoforte. Nella sua produzione vocale spiccano anche, per quantità e qualità, un gruppo di pezzi destinati all’esecuzione a più voci: oltre 100 composizioni di tale genere. I canti a più voci si rifanno a diverse tradizioni derivanti dalla musica corale dell’età barocca. I numerosi pezzi per voci maschili e femminili nacquero dalla consuetudine di cantare tra amici nell’ambito della buona borghesia. Per quanto riguarda il Salmo XXIII per coro femminile e pianoforte (Adagio) si sa che Schubert lo compose verso la fine del 1820 per la Singschule fondata nel 1817 da Anna Fröhiich nel quadro della Società viennese degli Amici della musica, diventata nel 1822 una sezione del Conservatorio di Vienna. il Salmo XXIII è una pagina di straordinaria schiettezza musicale che appartiene ad uno dei momenti di serenità della difficile vita di Schubert.

paolo vero foto parenzan Faranno seguito tre brani per coro maschile e pianoforte a 4 mani tratti dalla raccolta di canti popolari slavi di Antonín Dvořák intitolata Z Kytice národních písní slovanskych op. 43 per coro maschile e pianoforte a 4 mani: Zal (Dolore), Divná voda (Acqua miracolosa) e Devce v háji (Ragazza nei boschi) rispettivamente canto popolare slavo il primo, moravo il secondo e slovacco il terzo. Infine saranno eseguiti i Liebeslieder Walzer op. 52 di Johannes Brahms. L’opus 52 si compone di diciotto brevi pezzi i cui testi sono tratti da una raccolta del poeta e filosofo tedesco Georg Friederich Daumer, in cui trovano spazio traduzioni e imitazioni da testi popolari soprattutto russi, polacchi e ungheresi; Brahms nell’elaborazione di tale materiale poetico, si ricollega all’antica e consolidata tradizione tedesca dell’Hausmusik, la riunione musicale in ambiente domestico, e dà vita a un’ispirata rassegna delle diverse qualità ritmiche del tempo di valzer (le cui peculiarità ebbe modo di apprezzare e assorbire nei primi anni viennesi) senza mai scadere nell’affettazione sentimentale o nell’ammiccamento salottiero, ma al contrario fornendo un elegante modello impreziosito nella colorazione armonica e nella ricca veste contrappuntistica.

Fondazione Teatro Lirico G. Verdi Venerdì 18 luglio la Sala del Ridotto del ”Verdi” ospiterà alle ore 20.30 l’Orchestra del Teatro Verdi che, guidata dal M° Paolo Longo, direttore musicale di palcoscenico del Teatro triestino, compositore e specialista del repertorio di musica contemporanea, eseguirà Le ultime sette parole di Cristo sulla croce di Franz Joseph Haydn che è anche la composizione inaugurale della rassegna Concerti in Basilica , otto appuntamenti con la musica sacra ad Aquileia ivi in calendario l’11 luglio 2014. Ripartita in sette movimenti, introduzione e terremoto finale, l’opera è considerata uno dei massimi capolavori del genere. Venne commissionata nel 1785 a Franz Joseph Haydn dal vescovo di Cadice (Andalusia, Spagna) come lavoro orchestrale da eseguirsi nel contesto della Settimana Santa. e ottenne un immediato successo già dalla sua prima esecuzione assoluta che probabilmente avvenne il venerdì santo del 1786 nella chiesa sotterranea di Santa Cueva. Ogni numero è preceduto dalle parole di Cristo nella versione latina e la musica, delineando lo stato d’animo di Gesù, del buon ladrone, di Maria e Giovanni, dei crocifissori è dominata da un profondo afflato emotivo, e commuove anche l‘ascoltatore più inesperto nelle profondità della sua anima. Colpisce nella composizione, l’uso frequentissimo delle note ribattute, quasi a sottolineare i colpi ricevuti, lo stillare delle lacrime, sudore e sangue, il continuo pulsare del dolore. Dominata da tale profondo afflato emotivo, peraltro unito all’assoluta perfezione formale dell’impianto quartettistico, l’opera risulta a tutt’oggi uno dei massimi capolavori del genere.


concerto, Teatro Verdi