ANGELO INGLESI “LA BOTTEGA DEI SOGNI” andrà in scena in prima esecuzione assoluta il 10 maggio 2014 al Teatro Petruzzelli di Bari.
Un’opera buffa, dove cinque personaggi si divertono, in una Bari tra fine ‘800 ed inizi ‘900, a rappresentarci, tra storia e leggenda, la nascita del Teatro Petruzzelli i cui fondatori, Don Antonio e Don Onofrio Petruzzelli, commercianti di tessuti all’ingrosso, nacquero a Trieste.
Un’idea nuova per il compositore e direttore d’orchestra ANGELO INGLESE che affronta per la prima volta la stesura di un’opera buffa.
Poliedrico, innovatore e nel contempo raffinato cultore delle tradizioni, geniale e profondamente umano, sensibile ed autorevole personaggio di spicco nel panorama della musica colta contemporanea a livello internazionale, Angelo Inglese è terzo di una generazione di musicisti. Sin da bambino inizia gli studi di clarinetto, pianoforte e violino con il padre Giuseppe (clarinettista e compositore) e che poi prosegue al Conservatorio “Niccoló Piccinni” di Bari. Si specializza in composizione e direzione d’orchestra al “Conservatoire Superieur de Musique de Paris” con il M° Jacques Charpentier dove vince il 1° Prix (medaglia d’oro) con una “Messa da Requiem” per soli, coro, onde, martenot ed orchestra.

2 angelo inglese La sua intensa attività di compositore lo porta a spaziare dalla musica da camera, a quella per orchestra, all’ opera, alla musica vocale ed a quella sacra nonchè alla musica per banda. Ha vinto vari concorsi internazionali tra cui il “2 Agosto” di Bologna, dove Ennio Morricone ha proclamato la sua opera come la migliore della competizione. Ha ricevuto commissioni da diverse istituzioni orchestrali e concertistiche tra cui si ricordano l’Orchestra Filarmonica “Svetlanov” di Mosca; il Festival della valle d’Itria; il Centro Mondiale della poesia Giacomo Leopardi; la Reale Accademia Filarmonica di Bologna. Tra le sue ultime composizioni più significative: “Recuerdo de un olvido”, poema sinfonico per mezzosoprano, baritono e orchestra su testi di Luis Cernuda; la Sinfonia n° 1 “Hymne à la Beauté” ispirata a “Les fleurs du mal” di Charles Baudelaire; “Ma la gloria non vedo”, visione sinfonica per voce recitante e orchestra, commissionata dal Comune di Bologna per le celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia ed eseguita dall’Orchestra del Teatro comunale di Bologna nonchè trasmessa dalla RAI; “Trittico michelangiolesco” per voce, violino e flauto su tre rime di Michelangelo Buonarroti; “La vera Traviata”, cantata scenica in un prologo, 7 scene ed epilogo su libretto di Gaia Servadio, composta per le manifestazioni verdiane del 2013/2014.
Come Maestro concertatore e di Direttore d’orchestra è stato a capo di importanti formazioni fra cui si ricordano: l’Orchestra Internazionale d’Italia; l’Orchestra Sinfonica di Livorno; l’Orchestra Sinfonica di Messina; l’Orchestra della Provincia di Bari; l’Orchestra Sinfonietta di Parigi; l’Orchestra d’archi dell’Academy of St. Martin in the Fields; l’Orchestra Symphonique de Moulhouse (Opéra du Rhin); la University Orchestra of Pussan (Corea del Sud); l’Orchestra Filarmonica Statale Ucraina; l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Izmir (Turchia); l’Orchestra Sinfonica del Venezuela; l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia;l’Orchestra Sinfonica della Romania e l’Orchestra filarmonica della Macedonia. Ha collaborato con grandi nomi del panorama musicale mondiale fra cui R. Scotto, R. Kabaivanska, G. Taddei, P. Cappuccilli, G. Dimitrova, F. Barbieri, L. Alva, D. Oren, Myung-Whun Chung, D. Renzetti, R. Shaw, G. Bertini e V. Gergiev. La sua ecletticità e profonda cultura lo hanno visto cimentarsi anche come poeta e curatore di varie edizioni critiche di opere liriche e sinfoniche tra cui ricordiamo la “Medée” di L. Cherubini incisa su CD in prima mondiale da “Nuova Era” nella versione francese e la “Symphonie Fantastique” di H. Berlioz per l’Orchestra Filarmonica “Svetlanov” di Mosca.
Nel 2012 ha fondato il Concorso Internazionale di Composizione di Musica Sacra “Papa Benedetto XVI” di cui è Direttore artistico.

Il 10 maggio p.v. ci sarà un evento straordinario al Petruzzelli di Bari: la prima esecuzione assoluta della sua commedia lirica “La bottega dei sogni”. Approfondiamo questo magnifico progetto…

Una data memorabile. Tutto ebbe origine in quel lontano 27 ottobre 1991… Abitavo, con i miei genitori, in via De Giosa, a pochi metri dal Teatro Petruzzelli. Tutti riversati per strada contemplavamo lo straziante spettacolo, l’ultimo! Le lacrime agli occhi, i ricordi, le speranze… Mia madre, artista del coro del Teatro, perdette dopo poco il suo posto di lavoro e, come lei, tanti altri musicisti pugliesi. Il rogo del Teatro preannunciò un dramma negli animi di tutti noi. Immediata sorse in me l’idea musicale: farlo “rivivere” attraverso la Musica. Un’opera! Un paio d’ anni dopo mi trasferii a Parigi per terminare gli studi di composizione e direzione d’orchestra ma in me c’erano sempre il “mio” Teatro e la “mia” Terra. Di tanto in tanto ritornavo in Puglia per incontrare la famiglia. Un pomeriggio, passeggiando per le vie di Bari, entrai in una libreria. I miei occhi caddero su di un piccolo libriccino. Nicola Saponaro: “La bottega dei sogni” (la memoria del Petruzzelli). Lo acquistai immediatamente e lo lessi strada facendo tutto d’un fiato! Contattai l’Autore e, complimentandomi per la bellissima pièce, gli proposi di porre in musica il suo testo. Accettò entusiasta dandomi la “libertà” di apportare le modifiche necessarie per la stesura di un libretto d’opera. Iniziai a “buttar giù” le prime idee musicali facendo ricerche sui temi popolari pugliesi e triestini, viste le origini della famiglia Petruzzelli. Nei vicoli di Bari vecchia ascoltavo i suoni della lingua dialettale, le inflessioni melodiche, i ritmi, le cadenze tipiche dell’antico idioma barese. Prendevo spunto ovunque, cercavo d’impregnarmi di sapori, profumi e suoni. Tornato a Parigi iniziai la composizione dell’opera. Fu un modo “intimo” per restare unito alla mia Città, alla mia Gente, alla mia amata Puglia! La prima stesura per canto e pianoforte venne terminata in poche settimane.

Lei è un Artista eclettico. Compositore e direttore d’orchestra ma anche Maestro in clarinetto, pianoforte e violino. Riesce a conciliare queste attività o, su tutte, prevale il compositore?

Nasco compositore. Sin da piccolo, come racconta scherzosamente mia madre, “pestavo sul pianoforte per ore ed ore”. Evidentemente ero alla ricerca da sempre di una “mia” musica… Scarabocchiavo fogli pentagrammati che poi nascondevo gelosamente sotto al materasso. Un giorno mia madre scoprì il mio “tesoro” e mi chiese che cosa fosse quella montagna di carte… Arrossendo, la supplicai di non dire nulla a mio padre. Era un carteggio per me molto intimo, da cui trapelava tutta la mia fragilità ma ne ero orgoglioso.

Ricchissima la sua produzione compositiva che spazia dalla musica da camera, a quella per orchestra, all’ opera, alla musica vocale ed a quella sacra nonchè alla musica per banda. Mi incuriosisce la genesi di quest’ultimo ambito…

In Puglia c’è una grande tradizione bandistica che risale alla fine del ‘700, inizi ‘800 e che ha sviluppato un importantissimo ruolo nel divulgare il grande repertorio sia operistico che sinfonico in tutto il meridione. Con la banda ho visto i miei primi albori di compositore. Le prime marce sinfoniche, qualche marcia funebre, di cui l’ultima in memoria di mio nonno Angelo (compositore, didatta, clarinettista e direttore di banda) e persino un poema sinfonico intitolato “Manfred”, ispirato all’omonima tragedia di Lord Byron.

La musica vocale è accompagnata da testi stupendi di grandi di tutti i tempi, da Erasmo da Rotterdam, a Ungaretti, Leopardi, D’Annunzio, Pasolini e Cernuda, solo per citarne alcuni. La creazione del brano parte dalla scelta dei versi o germoglia prima l’ispirazione musicale a cui poi si accompagnano le parole?

Mia madre, soprano lirico drammatico, mi ha trasmesso sin dalla nascita l’amore per la voce umana e per le sue infinite possibilità espressive. Ho sempre avuto una vera e propria passione per la parola musicata ed anche molta musica da camera ha uno spunto letterario a cui mi sono ispirato, sia pur liberamente. Sì, ho musicato alcuni dei più importanti poeti di tutti i tempi, dalle “Rime” di Buonarroti ai “Sonetti” di Shakespeare, alla “Qerela Pacis” di Erasmo per giungere poi a Baudelaire, D’Annunzio, Ungaretti, Luis Cernuda, Antonia Pozzi, Renée Viviene e molti altri. Quando mi accingo a musicare un poema, un verso, il mio punto di partenza è la parola, il suo significato all’interno della frase, il concetto. Amo scavare, scovare, cercare in essa l’influsso melodico, l’accento che gli dia più vita, più verità… Di conseguenza la musica sgorga spontanea, come sorgente d’acqua e, come per un misterioso prodigio, tutto s’incastona, s’allinea in un disegno che pare già delineato, dettato da un’Entità in cui mi riconosco!

Lei stesso è Poeta. Nel “Trittico di Natale” per coro di voci bianche e pianoforte (2012) vi sono tre sue poesie. Una intensa ricchezza spirituale, una vena creativa inarrestabile…

Il Trittico di Natale, composto per il coro di voci bianche dell’Accademia di Santa Cecilia e dedicato al maestro ed amico Ciro Visco, nasce da un bisogno intimo di esternare i sentimenti e le emozioni del “bimbo” che è in me! Sono tre piccoli quadretti che descrivono il Natale visto e percepito dai bambini. L’innocenza che canta l’Infinito…

Ricco il suo repertorio quale M° concertatore e direttore d’orchestra sia sinfonico che operistico. A lei piace ed interessa dirigere anche la musica colta contemporanea? Trova che sia un approccio giusto nel confronti del pubblico proporre dei compositori contemporanei o moderni?

Ho trascorso tutta la mia infanzia a “giocare” con la musica. Suonavo il clarinetto basso in banda e, con i miei primi guadagni, acquistavo le partiture tascabili e gli spartiti del grande repertorio sinfonico e lirico. In seguito divenni un vero e proprio “topo di biblioteca”. Ricordo che durante il mio soggiorno parigino, un intero lustro della mia vita, passavo le mie giornate nelle biblioteche e nelle discoteche statali ascoltando e studiando avidamente tutto il repertorio francese dall’800 al contemporaneo. Ciò mi diede, oltre ad una conoscenza che diversamente non avrei mai scoperto, un’apertura ad orizzonti musicali nuovi.
Riconosco in un certo tipo di musica contemporanea un distacco nell’approccio con il pubblico poichè, spesso, è un repertorio di nicchia. In ambito operistico penso che, attingendo alle tradizioni popolari, sorgente infinta di racconti, si riesca a recuperare il dialogo. Cerco di soddisfare ogni genere di pubblico; l’opera d’arte deve essere da esso completata; lo spettacolo deve essere creato proprio per il pubblico, non deve mai venire a mancare l’elemento comunicativo.

Quali i suoi programmi futuri?

Un imminente progetto operistico, nato dalla mia collaborazione con l’International Opera Theater di Philadelphia. “Shim Chung”, un’opera in 3 atti, tratta dall’omonima leggenda popolare coreana su libretto di Karen Saillant. Verrà eseguita in Corea, Cina, a Philadelphia e, molto probabilmente, anche in Italia.

Affermava Umberto Saba: “L’opera d’arte è sempre una confessione”.

MARIA LUISA RUNTI
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