1 roberto fabbriciani foto m l runtiGremita “La Stanza” per lo straordinario, applauditissimo concerto di Roberto Fabbriciani il 6 aprile u.s. Questa deliziosa location (nata da un’idea di Davide Casali, Andrea Massaria e Luisa Franco), probabilmente unica in Europa e dove si tengono concerti per pochissimi spettatori, è uno spazio pensato per chi desidera vivere nuove forme artistiche contemporanee, un luogo di incontri, di pensieri, di musica, di cinema, di teatro, di arte, creato per sperimentare e per sperimentarsi. Inaugurato lo scorso anno proprio da Fabbriciani, ha visto ancora una volta il talentuoso flautista interprete di un raffinato concerto con musiche di C. Debussy, N. Sheriff, B. Maderna e P. Cavallone. Geniale, eclettico, Fabbriciani rappresenta una delle eccellenze italiane a livello mondiale. Ha innovato la tecnica flautistica moltiplicando con la ricerca personale le possibilità sonore dello strumento. Ha lavorato a lungo con Luigi Nono, presso lo studio sperimentale della SWF a Freiburg, aprendo e percorrendo vie nuove ed inusitate per la musica.  Molti i compositori che gli hanno dedicato loro composizioni da lui eseguite in prima assoluta. Egli stesso è compositore di opere raffinate, complesse ed innovative fra cui ricordiamo: “Glaciers in Extinction” (superba creazione per flauto iperbasso), “Alchemie”, “Infinito possibile”, “Suoni per Gigi” (dedicato a Luigi Nono), “Abyss” per flauto iperbasso, motion capture e live electronics; “Zeus joueur de flûtes” per flauto, nastro magnetico e live electronics composto assieme a Henri Pousseur. Ed è proprio a Fabbriciani che si devono l’invenzione e la progettazione del flauto iperbasso (l’unico esemplare esistente è un prototipo per lui realizzato dall’ artigiano fiorentino Francesco Romei), lo strumento più grande e dal registro più basso della famiglia dei flauti. Suona in do, quattro ottave sotto il flauto traverso. Il suo tubo è lungo oltre 15 metri e la nota più grave che raggiunge è il do un’ottava sotto il do più basso del pianoforte, attorno ai 16 Hz, considerato di norma il limite inferiore della percezione dell’orecchio umano. Ad aprire il concerto una straordinaria interpretazione di “Syrinx”  di Debussy, considerata una delle sue composizioni più significative per flauto ed ideata come musica di scena per il dramma “Psiche” di Gabriel Mourey, per accompagnare la scena della morte del dio Pan, invano innamorato della ninfa Siringa. Fabbriciani, dialogando con lo strumento, ha donato al pubblico la sua anima unita a quella dell’autore. In “Arabesque” di Sheriff ha sottolineato con ricchezza di coloriture momenti di evocativa, sensuale dolcezza e riflessione, spaziando in un ampio registro di toni magicamente legati dove interiorità e tecnica hanno espresso un’unica, superba voce testimoniando al meglio lo spirito di Sheriff che, nella sua musica, ama fondere Oriente ed Occidente con elementi sonori provenienti da antiche culture mediterranee. Superba agilità virtuosistica per la “Cadenza” di Maderna, sottolineata da una ricca, intensa e raffinata gamma di coloriture. Un gioiellino “Polimorfie”, le nove piccole variazioni di Cavallone, giovane compositore abruzzese, pianista e poeta sensibilmente attento alla ricerca. La sua musica, è stata definita “affascinante e complessa”, ed è il risultato di una profonda consapevolezza tecnica messa a disposizione di un pensiero, che i suoni tendono a significare. L’interpretazione di Fabbriciani ha affascinato e rapito il pubblico che, con virtuosismo assoluto, ha spaziato in una gamma espressiva di fraseggi dal nitore timbrico ai preziosi frullati evocando, nell’incalzare delle note, fantastiche percezioni quasi visive. Straordinari i bis, come sorpresa finale. Un piccolo saggio, l’ha definito; alcuni minuti tratti da una delle ultime opere di Nono: “Post-Prae-Ludium n. 3” (Berlino, 4 sett. 1988) per ottavino, strutturato su di una sola nota con tutti i suoi universi possibili. Diversità e molteplicità fantastica del suono come materia assoluta per il compositore che Fabbriciani rende con una poetica ricca di molteplici sfumature, di colori e limpidezza di timbro toccando magistralmente ampi e diversi registri. Da ultimo un omaggio proprio al grande Amico Nono: “Suoni per Gigi” dove, morbida ed a volte quasi sognante, la voce del flauto colloquia con i suoni preregistrati su nastro magnetico creando una magica, misteriosa atmosfera emozionale.

MARIA LUISA RUNTI
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