Uno dei sentieri più panoramici e affascinanti del Carso è sicuramente il “Kugy” detto anche “al Belvedere di Aurisina” o ancora “delle Vedette”. Arrivati al centro abitato di Aurisina, si prosegue fino alla scuola media, dove nel parcheggio sottostante si diramano i due sentieri principali: 1) La via della Salvia, che porta a Est fino a Santa Croce, e 2) il nostro sentiero Kugy che coincide all’inizio con il sentiero dei Pescatori (Ribiška Pot).
Una targa vi è posta nello spiazzo di partenza, a pochi metri dalla piccola centrale elettrica di Aurisina.
Si varca quindi il ponte sul doppio binario ferroviario per Lubiana e Vienna. Subito dopo aver passato il ponte, si dirama a sinistra l’itinerario che ci porterà al belvedere di Aurisina.
Una piccola scalinata di pietra ci conduce in breve in una zona molto panoramica, dove potremo ammirare il Golfo di Trieste in tutto il suo splendore, con vista fino a Fossalon e Grado nelle giornate limpide.
Ora l’itinerario si svolge sopra la galleria del Bivio per la quale passano i binari del tronco Trieste-Monfalcone (sul portale della galleria è inciso l’anno della costruzione, 1854). Si cammina sulle colline di detriti accumulati dai cavatori di pietra in 22 secoli di attività (è stato calcolato che vennero estratti circa due milioni di metri cubi di materiale).
A tratti, il percorso si insinua dentro la boscaglia, alternando il pavimento di terra battuta a quello più frequente di pietrisco aguzzo. Ad un certo punto il sentiero dei Pescatori scende verso il mare, ma noi continueremo dritti.
Lungo il nostro cammino, troveremo anche i resti di antichi pozzi, di fattura umana. Ampi sprazzi lasceranno di tanto in tanto goder la vista di panorami mozzafiato, e di natura selvaggia. Cespugli di salvia d’ora in poi saranno padroni della vegetazione, in un paesaggio aspro, brullo, sassoso ma pieno di vita.
Per deserti sassosi si sale con lieve pendenza al culmine del Belvedere (m. 162). Il Belvedere ha un versante est in leggero declivio; invece a ovest esso precipita verso il mare. Nelle giornate molto terse si riescono a vedere: nel fondo i colli Euganei; poi l’immenso arco alpino; l’equilibrata larga mole del Monte Cavallo di Pordenone, le scure pareti est del Monte Mojazza e del Monte Civetta, il concavo Monte Pelmo, il Monte Canin trapezoidale, il piramidale Monte Nero (Krn) di Caporetto (Kobarid), il massiccio Monte degli Avvoltoi, le due maestose vette del Tricorno tanto simili a un corno dogale. Indi, come in un disegno topografico, le Basse del Friuli, con Grado, il Santuario di Barbana, l’alto campanile di Aquileia e Monfalcone. Poi la stupenda costiera dal turrito castello di Duino alla placida baia di Sistiana; la sfilata delle cime del monte Ermada, nella prima guerra insidioso sbarramento sulla via per Trieste. Più indietro, la Selva di Tarnova con le sue sterminate foreste; dal Merzavez al Madrasovez; la Selva di Piro dal Javornik al Nanos (m. Re); più avanti le variopinte case di San Pelagio, il Monte San Leonardo promontorio settentrionale del Carso triestino.
Dalla roccia del Belvedere si diramava dal lato del mare uno sperone roccioso con pareti verticali; dallo sperone si elevava una formazione rocciosa spettacolare, se pur non alta: la Gusella di Aurisina. La Gusella dovette essere abbattuta nel 1957 perché crollante.
Sopra, nella foto grande, uno scoiattolo si arrampica veloce sulla cima di un Pino Silvestre
Piante di Euforbia, asparagine e salvia fanno capolino di tanto in tanto lungo il nostro tracciato.
Guardando in basso, verso il mare, è abbastanza frequente incontrare dei pescherecci, che transitano attraverso gli allevamenti delle cozze (pedocere). Dopo aver attraversato un tratto di pineta, arriviamo finalmente alla Vedetta Tiziana Weiss, intitolata alla scalatrice triestina morta a soli 26 anni, nel 1978. La costruzione è quello che resta di un bunker costruito durante la prima guerra mondiale da giovanili reparti ausiliari austriaci. Dalla terrazza, si può scorgere un vasto panorama, di oltre 180 gradi.
Subito sotto la terrazza panoramica, vi si trova una piccola grotta artificiale, scavata dai soldati per motivi strategici. Fu usata, nei tempi più recenti, per nascondere armi e munizioni di Gladio.
Davanti a noi, nel mezzo del Bosco Babiza, possiamo scorgere la vecchia torre piezometrica, ora Vedetta Liburnia, che un tempo serviva a raccogliere l’acqua dalle polle e a distribuirla nel centro abitato.
Più sotto, è visibile la Strada Costiera, una delle principali vie di comunicazione per Trieste e di sicuro la più suggestiva. Più in basso ancora, a livello del mare, è impossibile non notare l’imponente struttura in calcestruzzo bianco del Residence Europa (un tempo l’esclusivo Hotel Europa).
Qualche metro più avanti, incrociamo il comodo sentiero del ritorno, il tracciato CAI n. 23, che procede a fianco della ferrovia. Qui il terreno è meno ostile, pianeggiante, in terra battuta, che si percorre in brevissimo tempo.
La fine del percorso corrisponde più o meno alla partenza, in prossimità della piccola centrale elettrica di Aurisina.