guido antoni-relazione uomo-spazio Inaugurata il 19 dicembre 2013 l’antologica dedicata al pittore Guido Antoni. «Un tributo – ha commentato Antonio Paoletti, presidente dell’Ente camerale – a un grande artista che quest’oggi è con noi presente con le sue opere ma con anche la moglie Maria che lo ha accompagnato e sostenuto in questa sua immensa creatività».
La mostra rimarrà aperta fino al 24 gennaio con l’orario dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19 presso la Camera di Commercio di Trieste in piazza della Borsa.

«Non è un caso, ma un destino che l’arte di Guido Antoni venga, per l’ennesima volta, rappresentata presso la Camera di Commercio di Trieste.
Il pittore avrebbe commentato positivamente l’evento, sottolineando il carattere industrioso del proprio far arte, del proprio proporla e diffonderla con la costante umiltà propria all’artigiano di vecchio stampo…
Strano il destino di Guido Antoni, la cui opera pittorica ha conosciuto le sale espositive dei grandi Musei internazionali, parliamo di Parigi, di Londra, Stoccolma, Mosca, Tokyo, New York, Los Angeles… solo per citarne alcuni, ma non è mai riuscita a lambire le sale del nostrano Revoltella, benché in illo tempore qualche opera del pittore triestino muggesano vi fosse approdata.
Eppure Antoni, che all’inizio degli anni ’60 aveva rinunciato ad entrare nel cenacolo proposto da Nino Perizzi, Mascherini e Montenero (…voi tenetevi la piazza locale e lasciatemi il resto del mondo…), è stato ben conosciuto nella propria città, e si può dire che in un certo momento storico, a cavallo tra la seconda metà degli anni ’70 e la prima metà degli anni ’80, non ci fosse un solo salotto cittadino privo di qualche opera antoniana… Si, perché Guido Antoni ha lavorato tanto, ha dipinto continuativamente per più di 50 anni, producendo con rigore e metodo una propria Arte, unica, personale, inconfondibilmente riconoscibile…variandola in maniera infinita su un presupposto estetico filosofico solido, granitico, frutto della ricerca e dell’accanimento.
La sua Arte ha avuto modo di nascere e crescere su quel fecondo terreno che è stato il ‘900, delle Eterne Avanguardie, che ha conosciuto il Suprematismo, il Costruttivismo, il Surrealismo, lo Spazialismo, l’Astrattismo Lirico e l’esperienza informale spinta alle sue estreme conseguenze…
Nell’opera pittorica di Guido Antoni, tutte queste anime si incrociano e fondono in una sintesi originale, che non ha mai trovato ne antecedenti e tanto meno successori…
Un’opera fondata sul credo dell’artista che, in quanto tale, è un uomo sapiente, consapevole dei propri mezzi elaborativi, che riesce a sviluppare ed attuare attraverso un lavoro di mano costante e continuativa. In questo operato entra la componente razionale, che in Antoni si esplicita attraverso la perenne attuazione di precise e calibrate figure geometriche ( la sfera, il triangolo, il quadrato e la retta), quella mistico filosofica, attuata attraverso il pensiero di Husserl, che permette all’artista di avvicinarsi viavvia ad una meta di rappresentazione trascendente, ed infine quella immaginativo-fantastica, attraverso la quale l’artista forza costantemente le barriere della propria creatività, in un instancabile lavoro di ricerca di sempre nuove soluzioni tecnico formali.
Il risultato finale si è concretizzato in un corpus costituito da decine di migliaia di opere, tutte caratterizzate da una piena identità compositiva, attuata attraverso una tecnica rimasta propria al pittore, che per più di 40 anni fu capace di dipingere i suoi perigliosi soggetti, senza l’ausilio del pennello, sebbene d’esso sapesse farne un uso prezioso e sapido. Antoni è stato un pittore Astrattista e Spazialista, pur senza aver mai rinunciato alla bellezza dell’Arte figurativa… E’ stato un innovatore, come tecnica, soggetti e modelli, ma senza dover rinnegare e ripudiare il passato, di cui si è sempre valso proprio per far progredire formalmente la propria arte.
Certo, i suoi “Fiori”, le sue “Nature Morte” o le sue “Vele”, così come le sue “Modelle” della storia delle Moda, per non parlare del fondamentale ciclo della “Danza”, non rientrano nei parametri canonici cui la consuetudine visiva c’ha educati, ma proprio in ciò sta l’originalità dell’espressione di Antoni, nell’aver saputo trovare un’altra via a soggetti spesso canonizzati e pure banalizzati dalla stessa tradizione artistica.

Guido Antoni ha voluto e saputo rimanere nel mercato, nella misura in cui è stato pure capace di discostarsi dal mercato stesso, in un sapiente gioco di mimetismo commerciale. Dal 1992 l’artsta Guido Antoni continuava a dipingere, per proprio piacere, per propria necessità fisologica, e l’uomo Antoni continuava a studiare, a leggere, a ricercare tra religione,etica, e forma, sempre coerente con il proprio tempo e le istanze sociali che tale tempo imponeva…tant’è che la sua ricerca si è conclusa terrenamente con il ciclo delle opere dedicate alla “ Regola del Caos”, attraverso le quali il pittore Guido Antoni ha avuto modo di fondere, in ideale sintesi rappresentativa, tutto il suo bagaglio cognitivo, dove poneva bell a posta la retta “amorale”, appositamente voluta dallo sguardo distaccato ed ironico dell’ uomo che aveva conosciuto Dio, quasi personalmente, tanti anni prima, durante un bombardamento ferroviario in Russia; che si era trovato ad essere sospeso con la propria automobile su un albero sopra il ciglio d’un burrone in Istria; che aveva sempre osato rompere le barriere del qualunquismo pittorico e non, e che aveva s aputo, vita natural durante, vivere la propria lunga esistenza terrena , facendo quanto gli andava di fare, senza mai dover scendere a compromessi di alcuna sorta con il mondo intero…ebbene quell’uomo aveva chiaramente compreso che solo il Caos della creatività dell’universo è capace di costituire un nuovo ordine, destinato a sua volta a divenire nuovo Caos per un ordine successivo…
Guido Antoni è stato un artista fiero, autonomo ed autosufficiente: la fierezza, l’autonomia e l’autosufficienza di chi ha il privilegio di poter guardare il mondo da una prospettiva molto particolare: quella dell’artista visionario… Provate a guardare bene le sue opere e ve ne renderete subito conto».
Franco Savadori e Livio Comisso
mostra, artisti, Camera di Commercio