serena bellini flowers LUNEDì 23 settembre 2013, con inizio alle ore 18, s’inaugura nella Sala del Circolo Aziendale delle GENERALI, in P.zza Duca degli Abruzzi,1 VI piano, a Trieste, la mostra “FLOWERS” dell’artista SERENA BELLINI, la mostra è presentata da Maria Campitelli
Sarà visitabile fino al 3 ottobre con orario :
da lunedì a giovedì : 9.30-12.30 / 15.30-18.00 venerdì: 9.30-12.30

FIORI di Serena Bellini
La mostra consta di una serie di opere su carta intitolate “Flowers”. La ricerca e la visualizzazione di elementi della natura è uno dei filoni di approfondimento che l’artista porta avanti da tempo. Un altro, del tutto diverso, altrettanto fondamentale e complementare a questo, riguarda i “collage digitali”, ossia la ricerca sul web, per individuare e confermare la “condizione postmoderna” o di “liquida modernità” secondo Zygmunt Bauman, che l’uomo vive oggi, una condizione frammentata, complessa e caotica, di continuo – spesso inavvertito – spaesamento, in una contrazione temporale dove il passato, il presente e il futuro coesistono.
Rilevo questo per evidenziare sin da subito che la splendida raccolta di fiori dipinti su carta, non è un semplice omaggio alla bellezza eterna della natura, al suo perenne rinnovarsi, come già in passato è stato fatto, per lo meno dal barocco al fauvismo, spesso con fragranti risultati pittorici. E’ ancora una ricerca, con un pregresso svolto già da molti anni, che ha voluto fermare sulla carta o sulla tela, e anche nella stratificazione di disegni sovrapposti, il tempo biologico di una pianta, di un fiore, analizzando e nello stesso tempo sintetizzando il suo processo vitale di crescita, in un confronto anche del ripetitivo tempo naturale con la sconnessa frenesia temporale dell’attuale società.
Questi fiori di oggi, sciolti e liberi nella configurazione estetica, conseguono alla precedente ricerca. Mantengono la loro fresca bellezza scomponendosi in nuclei visivi che pur richiamandosi al reale, costruiscono nuovi equilibri, nuove strutture scandite bidimensionalmente nello spazio. È una pittura che ignora e sorpassa il tonalismo della pittura storica da Tiziano all’impressionismo, perché s’innesta nel processo realistico-decorativo di Matisse e del pari ignora l’aspetto prospettico tridimensionale, ponendo in primo piano, alla stessa stregua, tutti gli elementi che compongono il quadro. E’ una successione di presenze cromatiche che invadono la superficie. Tutto si affida alla forza dei colori, netti, piatti, senza sfumature, primari rafforzati dai complementari, colori accordati, giustapposti che esaltano il tema prescelto, il fiore e i suoi connessi. In sostanza la bellezza della natura e la perfezione matematica ad essa sottesa. Senza raccontarla pedissequamente, ma trasmettendo solo con l’uso del colore in rinnovate, sapienti composizioni, la sua essenza, la sua irriducibile vitalità. Cioè una lettura che, tramite il colore assoluto protagonista, si fa emotiva. Parte dall’interiore, è la risposta imbevuta di partecipe emozione, suscitata nell’artista dallo scenario naturale del mondo. Una simbiosi dunque tra il dentro e il fuori, che fa nascere spontanee cadenze cromatico/formali allusive di motivi naturali così come visivamente li percepiamo, alterati però da personali pulsioni emozionali che portano ad una sintetica ridefinizione del percepito originario. Tutto questo sotto un vigile controllo cognitivo derivato dall’approfondita conoscenza da parte di Serena Bellini dell’arte di Matisse, che nelle sue iterate ricerche visive (v. ad esempio il tema della “finestra”) riuscì a comporre secondo una nuova sintassi “decorazione “ e “reale”. Il “decoro” consegue cioè alla rastremazione del reale e ne fa parte. Non è un’aggiunta o una interpretazione semplificata e riduttiva del reale, s’accorpa ad esso in una sapientissima trama di forme leggere e di colori, trasmettendo nella sintesi, sempre imbevuta d’aria e di luce, l’essenza profonda del reale. Bellini cattura tutto questo, trasformandolo però sotto l’impeto delle sue emozioni, partendo, come referente oggettivo, da un libro storico di botanica : L’erbario delle quattro stagioni. Piante e fiori dell’orto botanico di Basilius Besler, 1613. Ed ecco allora infiorescenze che si moltiplicano, steli che fiammeggiano, iris eterei in bilico su foglie lanceolate multicolori, spunti floreali che si scompongono in propulsive, iterate linee curve… Un piacere infinito, per gli occhi e per la mente.

Maria Campitelli
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