zoran venezia Uova, formaggio, affettati. E vino. Nei fiaschi. Quelli da gara, per capirci. Il senso è il buon bere, per la compagnia. No glamour, quello no. È la festa veneziana stile carsico, osmiza open air. Non si esce dal mood del film, si prosegue in una logica successione di sensazioni. Semplici, di comunità povera. Stride con i party hollywoodiani, ma chissenefrega.
Oggi ci si trova qui, a due passi dal Casinò, a quattro dal Palazzo del Cinema, in un dopo Zoran, il mio nipote scemo (uscita prevista per il 14 novembre, distribuisce Tucker Film), ovazione in sala Darsena, quindici minuti di battimani sinceri. Il groppo in gola resta sui titoli di coda e non lo cacci nemmeno se non ci pensi. Ti piglia una cifra, ’sto film, il primo friulano per intero a surfare in Laguna ne La settimana della critica, location un po’ cult di prodotti “diversi”.
Fa una gita in motoscafo il presidente Debora Serracchiani, ci tiene a non perdersi un solo viaggio delle cose di casa: «La cultura è un bene su cui investire, non è mai una spesa effimera», e dall’espressione intensa si capisce che non sta usando parole politiche. Il cinema made in Friuli non è più un progetto di una logica conseguenza dei tanti festival regionali, è realtà fatta e finita con prospettive solide. «Ho riconosciuto i luoghi – spiega il governatore appena uscita dalla proiezione – e non nego l’emozione di aver sorvolato un territorio privo di confini, in una logica di osmosi culturale che mi auguro diventi naturale».
Italia e Slovenia sigleranno in gennaio un accordo per una costruttiva collaborazione progettuale. Il cavallo di Troia sarà forse stato Zoran?, ricordiamo una coproduzione fra Paesi confinanti fino al primo ciak buoni vicini e nulla più. Pare questo il posto perfetto, sorseggiando Tocai e masticando un ovetto sodo, per mettere qualche rigido punto sulle i riguardo al domani del cinematografo nostrano, attivo e ospitante che dir si voglia. E qui siamo in piena e delicatissima zona Film Commission Fvg, costretta nel 2012 a subire onde d’urto anomale. Tranquilizza la Serracchiani. «Non dobbiamo fermarci alle scelte sbagliate del passato, con la complicità europea vorrei implementare le opportunità del terriorio. È un asse importante del fare cultura. Non vorrei annoiare, ma questi non li considero mai costi, bensì investimenti».
(da Il Messaggero veneto)
osmiza, cinema, Venezia, Oleotto