1-gabriele-centis Nel panorama musicale triestino Gabriele Centis e’ un vulcanico, poliedrico personaggio a tutto tondo. In apparenza serafico e tranquillo, viene  tradito da uno sguardo vivacissimo, attento, “dominatore” della situazione. Un gentleman poeta che unisce la sua attività di batterista  di chiara fama a quella di presidente della Cinquantacinque Cooperativa Sociale – Scuola di Musica 55. Nata a Trieste nel 1988, grazie all’ iniziativa comunitaria Urban – Italia, Progetto “TERGESTE”, è una realtà multidisciplinare, attenta all’innovazione, che rende la musica alla portata di tutti e grazie alla quale  l’arte e la musica, appunto, diventano un bene sociale. La sua attività è finalizzata alla realizzazione di progetti didattici rivolti allo studio di strumenti, espressioni e linguaggi musicali sia di indirizzo classico accademico che ritmico moderno (jazz, rock, blues, musica leggera). Vi possono accedere bambini (dai 0 anni), adulti e disabili. Offre inoltre corsi di musicoterapia ed animazione musicale rivolta a ragazzi ed adulti; musicoterapia preventiva e riabilitativa rivolta all’infanzia. Il Festival di Musica dedicato ai bambini e da poco conclusosi (organizzato in collaborazione con le principali strutture culturali e musicali cittadine)  ne e’ uno degli esempi, come lo sono i corsi ad essi dedicati in varie discipline musicali. E’ l’unica realtà artistica sul territorio a dedicare costantemente un interesse specifico all’educazione musicale dei giovanissimi, anche con il coinvolgimento  delle loro famiglie. Altro “must” della Casa della Musica è il “Trieste loves jazz”, Festival internazionale, inauguratosi Il  7 luglio u.s. che, per il settimo anno consecutivo, vedrà coinvolte alcune delle più interessanti e prestigiose formazioni del panorama jazzistico locale, europeo e mondiale. Si chiuderà l’11 agosto con un concerto all’alba, sul Molo Audace. Centis è un lavoratore instancabile, riesce a dedicarsi con il medesimo entusiasmo ad ogni attività perseguita dalla Scuola 55, anche a scapito della sua arte di batterista. Dai progetti musicali, alla didattica e ricerca, al seguire le sale d’incisione, gli “Urban Recording Studios” (tre sale di registrazione (isolation booth), un auditorium (live area) di 100 mq ed una spaziosa regia (Control room) di 40 mq.) Una struttura all’avanguardia dotata di sofisticate attrezzature tecnologiche, ma anche vintage, in grado di soddisfare le esigenze del più raffinato e “difficile” degli esecutori.  Colto, preparato, alla continua ricerca di approfondimento e di nuove idee, disponibile al confronto ed alla collaborazione, che ritiene fondamentale, riesce a coniugare arte e managerialita’ con sapiente  disinvoltura, curandone ogni minimo dettaglio. Passione ed intransigenza, affabilita’ e rigore permeano il suo essere  Uomo ed Artista rendendolo prezioso sia per la musica che per coloro che collaborano e lavorano con lui. 

Qual è la tua attività principale in questo momento?

Bella domanda! La gestione del centro di produzione della casa della musica. E’ un contenitore molto particolare, ben attrezzato e costruito con tutta una serie di parametri acustici di isolamento, molto specifico nella sua struttura e nelle sue caratteristiche. Per lavorare con questo tipo di struttura in termini di produzione musicale, di didattica, di rapporti con il territorio, con i giovani, con le scuole, con gli enti culturali, le associazioni e, naturalmente, anche con i privati ed i professionisti del settore, idee e strategie sono fondamentali.

L’auditorium è sia sede di concerti che sala di registrazione discografica?

Si, ed inoltre ospita eventi culturali, serate di teatro a leggio, rassegne musicali, programmi radiofonici e televisivi.

Un concerto può dunque essere registrato dal vivo onde realizzarne un CD?

Certo! Noi però ci limitiamo alla registrazione del master, non siamo una casa di produzione.

Dedicate una particolare attenzione ai giovani ed ai bambini. E’ da poco finito un Festival musicale proprio ad essi dedicato. Attività estremamente interessante, credo siate fra i pochissimi, se non gli unici, a dedicarvi a questo settore.

In questi ultimi anni, anche basandosi sulle esperienze europee, si è sviluppato un notevole interesse per l’educazione rivolta all’infanzia, in fasce di età sia prescolare che scolare. Già da molti anni ci dedichiamo a questa attività con laboratori di musica che coinvolgono bambini da zero a dodici mesi, ma anche le mamme ancora in gravidanza.

Fate anche musicoterapia?

E’ una cosa diversa, diciamo che è una musicoterapia preventiva. Si lavora su di un discorso di educazione, di facilitazione di ciò che è lo sviluppo armonico di una persona. Da questa esperienza di pedagogia musicale rivolta ai piccolissimi sono nate una serie di iniziative fra cui questo Festival, a cui teniamo moltissimo.

Non dimentichiamo “Lo gnomo Mirtillo”…

“La musica dello gnomo Mirtillo”, è stato uno spettacolo di Vincenzo Stera, nostro docente e coordinatore del Festival, dedicato ai bambini dai 2 ai 7 anni, che ha avuto un notevole successo e da cui è stato tratto un libro con CD. Si tratta di un’opera destinata all’infanzia, a genitori ed insegnanti, per favorire un ascolto consapevole e condiviso, per avvicinare i piccoli ascoltatori alla musica ed alla natura.

Potete contare su fondi e collaborazioni?

Purtroppo non ci sono finanziamenti, le collaborazioni invece sono splendide. Abbiamo lavorato con il Teatro Verdi, con l’Immaginario Scientifico, con il Rossetti. Ognuno ha messo a disposizione le proprie risorse, compresi i musicisti, poiché vi sono pochissimi mezzi ma ciò che mi interessa soprattutto è il tipo di esperienza, non solo nei confronti dei piccolissimi ma in quelli delle loro famiglie, che si sono dimostrate entusiaste. Purtroppo l’educazione musicale è alquanto trascurata, noi cerchiamo di offrire una sorta di situazione, di rapporto fra genitore e bambino, attraverso la musica.

Fate dei corsi, ci sono dei laboratori?

Si certo, a cui partecipano pure dei bambini piccolissimi. Anche nell’ambito del Festival invitiamo i genitori, attraverso dei piccoli protocolli, a seguire il loro bimbo abbracciandolo, ad ascoltare la musica attraverso il movimento, ad essere un legame tra l’evento musicale ed il figlio che, in tal modo, viene rassicurato ed accompagnato nell’ambito di questo tipo di evento anche tramite la presenza e la figura emotiva del genitore.

Attrarre l’attenzione del mondo infantile rappresenta una grande sfida per il musicista…

Sicuramente, perché deve essere in grado di coinvolgerlo, di farlo diventare ascoltatore.

Si può recepire il messaggio che viene proposto ma non gradirlo?

Musica per bambini significa musica a misura di bambini. Si devono considerare il genere proposto, il luogo adatto con i tempi e la dinamica che li facciano sentire completamente a loro agio. Spiegare loro come funziona lo strumento. Qualsiasi tipo di musica può essere idoneo se questi parametri vengono rispettati. Una delle sedi di ascolto del Festival è stata il nostro auditorium, dove le condizioni sono ottimali. Vi sono stati disposti cuscini e tappetini in modo che essi potessero trovare un comfort “costruito” per loro.

Quali sono le fasce di età a cui vi rivolgete?

Alcuni spettacoli sono dedicati a zero – tre, altri a 3 - 4, a 4 - 6, 6 – 8, in pratica fino alla terza elementare poichè in seguito cambia la tipologia di comunicazione.

E’ un’iniziativa straordinaria, unica in città…

Devo dirti che è unica anche a livello nazionale, sebbene a Roma o a Milano vi siano delle proposte dedicate all’infanzia, ma seguono un metodo un po’ tradizionale.

Da 25 anni la Scuola di Musica si occupa di insegnamento, della preparazione di giovani musicisti, una sorta di conservatorio libero?

Il conservatorio, per sua stessa definizione, è una scuola di formazione professionale dove, alla fine dei corsi, si dovrebbero avere dei professionisti completi, con preparazione a livello universitario. Il nostro tipo di scuola invece è una scuola di musica di base, ovvero di formazione della persona attraverso la musica che può anche offrire un indirizzo di tipo professionale. Ciò che è fondamentale, nel momento in cui ci si iscrive, è la passione che il soggetto prova per la musica e/o per uno strumento. Noi proponiamo l’avvio alla pratica della musica.

Che cosa si intende?

Prendere in mano uno strumento e suonare! Abbiamo persone di ogni età!

Se capisco bene ci sono due filoni: uno, aperto ad ogni genere di utenza, senza limiti di età, che vuole avvicinare alla musica anche per mezzo di uno strumento, ed uno rivolto ai giovani che vorranno poi intraprendere una carriera professionale?

Sì, ad esempio gli adolescenti, che trovano la musica come un supporto a cui dedicarsi e dove investire le proprie energie, incanalare capacità espressive e creative, imparare a lavorare con gli altri. Vi è una serie di valenze educativo-formative, soprattutto a livello interiore, che ha un valore enorme. Se uno di questi ragazzi si applica in modo particolare ed ottiene risultati di ottimo livello possiamo, se lo desidera, offrirgli una formazione professionale. Avrà un insegnante di riferimento, che lo seguirà dal punto di vista tecnico formativo, oltre ad un corso di appoggio di teoria e solfeggio collettivo. Il suo percorso verrà costruito in base alle sue esigenze e capacità.

Quanti anni possono essere necessari o sufficienti per avere le basi atte ad eseguire un concerto? Rilasciate un diploma finale?

E’ alquanto difficile dirlo poiché la risposta è molto individuale, dipende dalle capacità e dall’applicazione dello studente. Alla fine dei corsi rilasciamo un certificato di frequenza che equivale a dei crediti formativi poichè non siamo parificati ad un istituto statale.

Ci sono degli sbocchi lavorativi?

Si tratta di un mestiere estremamente precario, purtroppo, ed in Italia lo è in modo particolare visti i tagli alla scuola, all’ educazione ed alla cultura. Cerchiamo di creare una condizione che possa essere sfruttata al meglio, offrendo una tecnica approfondita. Suggeriamo ai ragazzi di andare all’estero per qualche mese onde rendersi conto del diverso tipo di organizzazione. E’ importante acquisire una mentalità internazionale, una visione vasta. Un altro fattore rilevante è lo sviluppo della propria formazione culturale. Per noi è fondamentale sia creare un’ampia specializzazione che un pubblico competente, il che significa sviluppare l’educazione musicale di base.

Possiamo dire che questa non è soltanto una scuola di musica ma insegna anche uno stile di vita nel rispetto di se stessi, dei propri studi e del pubblico?

Il concetto è: la musica come formazione della persona.

Come viene recepita dall’utenza?

Abbiamo sempre avuto un’ottima frequentazione in crescita. C’è un’affezione generazionale che rappresenta una sorta di continuità, di gratificazione.

Come viene riconosciuta, apprezzata e supportata a livello istituzionale?

Abbiamo costantemente intessuto rapporti a vari livelli; ad esempio, uno, ottimo, con il Comune, con cui vi è una convenzione; siamo un po’ il loro braccio operativo per le varie situazioni musicali. In quest’ ambito ora ci sono l’Estate Triestina, il Festival di jazz…

Le vostre prossime attività?

Oltre a quanto detto, faremo dei corsi estivi e riapriremo gli altri a settembre. Lo studio, in questo momento, lavora molto bene con affluenza di musicisti dall’Austria e, nello specifico, da Graz.

Come coniughi il tuo lavoro di musicista professionista con quello didattico e di direzione della struttura?

Cerco di mantenere una certa costanza nello studio, che è basilare, ma non vi sono grandi spazi per me, come batterista, considerando l’attuale attività didattica ed organizzativa. L’esperienza musicale è una sorta di percezione del mondo, un sistema di intuizione della realtà. Se si mantiene questo sistema si cerca di applicarlo anche alle altre attività che, apparentemente, sono molto lontane.

Secondo me tu “trasmetti musica” anche con le parole, non soltanto con il tuo strumento; essa è nel tuo DNA, parlando proponi musica…

Essa può essere strumentale nel momento in cui sottolinea un effetto ed attiva emotività. Altre volte il suo senso è rivelativo, ti aiuta a svelare un qualcosa in più della realtà. L’esperienza musicale deve trascinare oltre a ciò che ti serve, è un anelito per congiungersi ad un’entità più grande.

MARIA LUISA RUNTI
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intervista, Maria Luisa Runti, Gabriele Centis, Casa della Musica