trieste riparte 1 Oltre cento artisti, scienziati, letterati da tutta l’Italia si incontrano a Trieste per cambiare la storia della cultura indipendente nel nostro Paese. Con passione ed allegria, con rabbia e con una proposta di legge, nata dall’arte, fuori dai partiti, che può cambiare tutto, se la politica saprà capirla.

Con questi intenti nasce TriesteRIParte, il festival di musica e teatro, danza e arti visive in programma da giovedì 11 a sabato 13 aprile, dal pomeriggio alla sera (17- 24.30) al Teatro Miela. Lo scrittore Pino Roveredo, il regista Maurizio Zacchigna e la vincitrice del Campiello Giovani 2009, Alisei Apollonio, saliranno sul palco insieme ai musicisti dei Makako Jump e della Maxmaber Orkestar, solo per fare i nomi di due gruppi triestini, tra i tanti protagonisti del Festival. Al loro fianco, giovedì riecheggeranno le note del tango argentino con Edoardo Contizanetti Trio, ma anche il Paul Klee Quartett, composto dai maestri di quattro conservatori italiani. Fra le mille proposte artistiche, da non perdere il pianista Riccardo Morpurgo con il suo Panoramix Trio (Cfr. programma dettagliato in allegato). Per tre giorni, un turn over eccezionale di decine di artisti animerà dunque le sale del Teatro, dove sarà possibile visitare anche “Scenari di maggese” - la mostra fotografica collettiva di sei artisti, tre triestini e tre romani - e dove sabato alle 17 sarà possibile vedere il documentario indipendente “Catastroika” e alle 18.30 Sniffing Coke, il documentario sulla Ferriera vincitore del secondo premio al concorso ‘Generazione Reporter‘ di Servizio Pubblico.

Legato alla prima edizione di RomaRIParte, il festival giuliano (ideato, a Trieste come a Roma, dal direttore artistico romano Paolo Fusi, qui coadiuvato dal direttore triestino Lorenzo Zuffi) si pone anche come momento di scambio fra artisti di città diverse: se in questi giorni a Trieste gli artisti provenienti da fuori saliranno sul palco giuliano, a RomaRIParte 2 (21-26 maggio 2013) potranno esibirsi i musicisti e gli attori di Trieste e del Friuli Venezia Giulia. Diversi i temi trattati nel corso del festival, tra cui la denuncia alla violenza contro le donne, che alle 19 di sabato andrà in scena con la Pietas della romana Flora Contoli. E ancora, dal dramma dell’amianto che ha sconvolto generazioni intere nel Friuli Venezia Giulia (Amianto Senza Confini con Giustina Testa per la regia di Sabrina Morena, Teatro Bandus) ai documentari sul genocidio del Rwanda (girato dal deputato al parlamento europeo, Niccolò Rinaldi) passando per la precarietà del lavoro (Labor dei Mattatoio Scenico) e il deperimento della cultura, leit-motiv di tutto il Festival.
Nel pomeriggio (giovedì e venerdì alle 17) sono poi previsti, sempre al Teatro Miela, dapprima un incontro con gli artisti, il giorno successivo un’assemblea pubblica. L’obiettivo?

Promuovere un fondo capace di rilanciare la cultura a Trieste, in Italia e altrove. La proposta si chiama Carta della cultura e permetterebbe, senza l’aiuto di nessun partito e movimento politico, di essere trasformata subito in legge, risolvendo il problema della cultura indipendente e senza costare un centesimo alla mano pubblica. A Trieste il festival sarà dunque l’occasione per discutere questa proposta aprendo la strada a una sua fattibilità A questo pro gli artisti di TriesteRIParte invitano i candidati alle regionali, le istituzioni, l’università, gli studenti e gli scienziati, i sindacati e le associazioni, a partecipare all’assemblea pubblica di venerdì 12 aprile, al Teatro Miela alle 17.

PROGRAMMA COMPLESSIVO

GIOVEDÌ 11

17:00 (Foyer) “Scenari di maggese”, Esposizione fotografica collettiva di
Elisa Biagi, Flora Contoli, Simona Cormanni, Claudio Magagnini, Luca
Quaia e Michela Scagnetti
17:00 (Sala del Retropalco) “Carta della cultura”, assemblea aperta degli
artisti di tutta Europa aderenti al progetto, in discussione diversi punti
ancora controversi o semplicemente aperti del progetto, scelta di una
strategia per cercare di trasformare Trieste nella prima città a mettere in
pratica il progetto ed a salvare la cultura indipendente senza aumentare i
costi della Pubblica Amministrazione
17:00 (Foyer) Esposizione della Lepre Editrice (Roma) e della Scenamuta Editrice (Roma)
19:00 (SALA GRANDE) Adriano Marenco, “Verrà la morte e non avrà occhi”
(SALA GRANDE) Alessio Giannone, “Ma che morte e morte, Pinuccio sono!”
19:15 (SALA GRANDE) Piero Brega & Oretta Orengo, “Canto e ci ragiono”
20:25 (SALA GRANDE) Teatro Bandus, “Amianto senza confini”
21:50 (SALA GRANDE) Eduardo Contizanetti Trio
23:10 (SALA GRANDE) Niccolò Rinaldi, “Silence for Rwanda”
00:10 (SALA GRANDE) Paul Klee Quartett

VENERDÌ 12

17:00 (Foyer) “Scenari di maggese”, Esposizione fotografica collettiva di
Elisa Biagi, Flora Contoli, Simona Cormanni, Claudio Magagnini, Luca
Quaia e Michela Scagnetti
17:00 (Sala del Retropalco) “ItaliaRIParte presenta e discute il Progetto della Carta della Cultura”, incontro/tavola rotonda fra gli artisti che hanno corretto la stesura del progetto dopo l’assemblea del giorno precedente e diversi intellettuali, giuristi, giornalisti, rappresentanti degli istituti universitari e scientifici, dei rappresentanti degli studenti e dei centri sociali , dei sindacati, delle associazioni, dei partiti politici di Trieste
17:00 (Foyer) Esposizione della Lepre Editrice (Roma) e della Scenamuta Editrice (Roma)
19:00 (SALA GRANDE) Scena Verticale, “Morir sì giovane e in andropausa”
20:35 (SALA GRANDE) Irene Serini e Marcela Serli, “Moana porno Revolution”
21:50 (SALA GRANDE) Lanciaspezzata
22:55 (SALA GRANDE) Maurizio Zacchigna, “Trieste: la verità proibita”
23:15 (SALA GRANDE) MattatoioScenico, “Labor”
00:15 (SALA GRANDE) Maxmaber Orkestar

SABATO 13

17:00 (Foyer) “Scenari di maggese”, Esposizione fotografica collettiva di
Elisa Biagi, Flora Contoli, Simona Cormanni, Claudio Magagnini, Luca
Quaia e Michela Scagnetti
17:00 (Foyer) Esposizione della Lepre Editrice (Roma) e della Scenamuta Editrice (Roma)
17:00 (Sala del Retropalco) proiezione del film di Aris Chatzenstefanou, “Catastroika” (Atene, Grecia)
18:30 (Sala del Retropalco) proiezione del documentario di Marco Depperu e Marco Nobile “Sniffing coke” (Trieste, Italia)
18:40 (SALA GRANDE) Flora Contoli, “Pietas”
18:55 (SALA GRANDE) Sara Allevi e Dominic De Cia, “Černobyl Tour”
20:05 (SALA GRANDE) Serena di Blasio e Monica Mosolo, “Assedio”
21:35 (SALA GRANDE) Pino Roveredo
21:50 (SALA GRANDE) Teatro Forsennato, “Gli ebrei sono matti”
22:55 (SALA GRANDE) Teatrino del Rifo, “Soldatini pieni di piombo”
00:05 (SALA GRANDE) Panoramix Trio
01:10 (SALA GRANDE) Makako Jump
Ogni giorno, dalle 17 alle 24

“SCENARI DI MAGGESE”, ESPOSIZIONE FOTOGRAFICA COLLETTIVA
Spiaggia in solitaria attesa dell’estate. Orizzonte di gonne nello spazio di una prova di baile. Quello che c’è prima. Che precede. Che sogna. Nave che emerge dalla nebbia evocando un ritorno. Volti di marmo appesi tra una vita e l’altra. Anime come terra di maggese lasciata a sé, il riposo dalla vita come cura. Un corpo di ragazza appeso a delle scale vuote. Il paesaggio muto di una città. Scenari, mostra fotografica che accompagna, non a caso, il festival RIParte, racconta la dimensione sospesa di un’attesa. Orizzonte condiviso, immobile, che ha caratterizzato un’intera generazione e ne ha addomesticato desideri e speranze. Fermo immagine infinito, avaro di possibilità concrete, che si è riempito però di sogni. E sta per terminare. Nella cifra stilistica di un bianco e nero ora asciutto e rigoroso come lo scandire del tempo, ora denso come la memoria, o rarefatto come l’emozione, si esplora il silenzioso lavorio che anticipa il salto. Spazio di un respiro tra una nota e l’altra, dove il pensiero si distende e prepara per la nuova prossima battaglia. “L’attesa è lunga; il mio sogno di te non è finito” (E. Montale, La bufera). Direzione artistica Flora Contoli, Foto di Elisa Biagi (Trieste) – “Attese”; Flora Contoli (Roma) – “Celebrating life – flamenco”; Simona Cormanni (Roma) – “Bianco sporco”; Claudio Magagnini (Roma) – “D’inverno, tra Roma e il mare”; Luca Quaia (Trieste) – “Le nuove solitudini”; Michela Scagnetti (Trieste) – “Dead memories”

PROGRAMMA DETTAGLIATO

GIOVEDÌ 11

17:00 (Foyer) “Scenari di maggese”, Esposizione fotografica collettiva di
Elisa Biagi, Flora Contoli, Simona Cormanni, Claudio Magagnini, Luca
Quaia e Michela Scagnetti
17:00 (Sala del Retropalco) “Carta della cultura”, assemblea aperta degli
artisti di tutta Europa aderenti al progetto, in discussione diversi punti
ancora controversi o semplicemente aperti del progetto, scelta di una
strategia per cercare di trasformare Trieste nella prima città a mettere in
pratica il progetto ed a salvare la cultura indipendente senza aumentare i
costi della Pubblica Amministrazione
17:00 (Foyer) Esposizione della Lepre Editrice (Roma) e della Scenamuta Editrice (Roma)
19:00 (SALA GRANDE) Adriano Marenco, “Verrà la morte e non avrà occhi”
(SALA GRANDE) Alessio Giannone, “Ma che morte e morte, Pinuccio sono!”
19:15 (SALA GRANDE) Piero Brega & Oretta Orengo, “Canto e ci ragiono”
20:25 (SALA GRANDE) Teatro Bandus, “Amianto senza confini”
21:50 (SALA GRANDE) Eduardo Contizanetti Trio
23:10 (SALA GRANDE) Niccolò Rinaldi, “Silence for Rwanda”
00:10 (SALA GRANDE) Paul Klee Quartett

TriesteRIParte celebra il funerale della cultura così come l’ultimo mezzo secolo, dominato dalla televisione, dal progressivo imbarbarimento della politica e dalla disgregazione della società, ce l’hanno consegnata. Il poeta e scrittore lirico romano Adriano Marenco ne celebra la scomparsa commentandone le gesta tutt’altro che eroiche. Alessio Giannone, il noto comico barese, funge da talk master di questa immensa kermesse cimiteriale che si svolge al Teatro Miela in concomitanza con il Festival.

ADRIANO MARENCO: “Verrà la morte e non avrà occhi”
Il poeta lirico, scrittore, polemista ed editore romano è da anni una delle icone della scena indipendente della Capitale. In questo suo nuovo testo chiama idealmente a raccolta e demoni del nostro tempo - e soprattutto della nostra cultura - all’orazione funebre di fronte al catafalco dell’arte, uccisa dalla nostra ignoranza, indifferenza, vigliaccheria, dal nostro egoismo. Il dolore si trasforma in delirio e, quindi, in un’estrema condivisione.

ALESSIO GIANNONE: “Ma che Diavolo e Diavolo: Pinuccio sono!”
Il regista cinematografico barese Alessio Giannone, già presente a Venezia con il cortometraggio “La sala”, è poi divenuto famoso come Pinuccio, il personaggio irresistibile che chiama i politici più potenti del mondo e li coinvolge nei suoi loschi traffici di contrabbandiere di burrata e di altri prodotti tipici della gastronomia pugliese. Ma Pinuccio, che fa coppia (criminale) con la propria suocera e dirige un’organizzazione implacabile composta da Michele delle bombole e dal feroce Sabino, fantasmatico autore di aforismi, è non solo il giudice immorale della nostra società, ma un monito a chiunque creda in qualunque cosa. Tutto è terreno, sostanziale, terreo, corruttibile, corrotto

PIERO BREGA e ORETTA ORENGO: “Canto e ci ragiono”
Un’ora di emozioni e racconti appassionanti, due artisti (Piero Brega, chitarra e voce; Oretta Orengo, fiati, chitarra e voce) fra le colonne della musica popolare e “progressive” italiana degli anni del Banco, della PFM, di Napoli Centrale, (appunto) del Canzoniere del Lazio e del Canzoniere Internazionale. Oretta ha fondato Incontri Mediterranei: prima di studiare oboe e corno inglese, ha svolto una lunga attività di cantante e chitarrista nella musica popolare negli anni 70, registrando numerosi dischi per la Fonit Cetra, apparendo da solista o come membro del Canzoniere Internazionale in trasmissioni radiofoniche e televisive in Italia e all’estero, star fissa ai grandi festival del folklore a Berlino, a Colonia, a Saragozza, in Portogallo, in Bulgaria, a Lione, in Svizzera, in Svezia ed in Finlandia. Piero Brega, cantante del mitico Canzoniere del Lazio (con Sara Modigliani, Francesco Giannattasio e Carlo Siliotto), è tra i fondatori del Circolo Gianni Bosio. La sua esperienza nasce dalla ricerca meticolosa sul campo della tradizione orale con l’obiettivo di stimolare la riappropriazione della cultura da parte del tessuto sociale che storicamente l’aveva prodotta. Nel 1974 il Canzoniere sposta la sua attenzione sulla cultura popolare urbanizzata aggiungendo sassofoni, batteria, basso e chitarra elettrica. Brega si dedica poi al teatro, e nel 1994 ritorna alle canzoni con la proposta di Almamegretta, per poi produrre diversi album solisti. Piero Brega ed Oretta Orengo in duo stanno producendo un nuovo disco, che dovrebbe uscire per la fine del 2013.

RICCARDO GAMONDI e GIOVANNI SUCCI, “La Morte”: Il leader del duo elettronico Uochi Toki ed il cantante della band kraut rock Bachi di Pietra hanno selezionato dei testi sulla morte, da Jacopone da Todi a Philip K. Dick, passando per William Shakespeare e Giorgio Gaber, e li hanno quindi ripassati con una ricetta di elettronica sconvolgente. Un’esibizione durante la quale la casa degli Usher, una volta presa vita, ci crolla intorno trascinandoci nel vortice dell’angoscia più totale.

TEATRO BANDUS: “Amianto senza confini”
Uno spettacolo di Sabrina Morena con Giustina Testa prodotto da TeatroBandus in collaborazione con Eara onlus. Racconta un pezzo di storia dell’Italia dagli anni ’60 ai nostri giorni, fino al processo di Torino del 2012, attraverso le alterne vicende della produzione dell’amianto nel paese, alle lotte per la sicurezza sul lavoro e le battaglie per impedirne la produzione e l’utilizzo. Focalizzandosi sulle vicende del Friuli Venezia Giulia, alterna la narrazione dei passaggi storici e scientifici alle testimonianze dei protagonisti di questa vicenda corale, che comprende le mogli degli operai, i lavoratori portuali, gli operai, i medici e i giornalisti.

IRENE BRIGITTE e GIOVANNI SETTIMO
Il duo di chitarra e voce nasce da un’affinità culturale prima ancora che professionale fra due musicisti che hanno lavorato molto con Maria Kassotaki ed hanno appreso da lei i rudimenti della cosidetta “èntechni musiki”, dopo aver scavato nella tradizione di questa antica musica mediterranea e nei suoi collegamenti con la musica che in quei tempi lasciava segni indelebili anche nella cultura celtica ed anglosassone, hanno iniziato a produrre opere proprie di grande intensità.

EDUARDO CONTIZANETTI TRIO
Eduardo Contizanetti alla chitarra, Massimo de Stephanis al contrabbasso, Enrico Favento alla batteria creano un tango contemporaneo che si fonde con quello delle origini. Ispirato da quei chitarristi tangheri del passato, l’argentino Contizanetti sviluppa un percorso creativo partendo dalla sua padronanza del linguaggio chitarristico tanghero per condurci ad emozionanti momenti d’improvvisazione. Il “groove tanghero” con l’intima intesa sonora tra chitarra, contrabbasso e batteria ci conduce a una ricerca di nuove possibilità espressive attraverso un repertorio che spazia dalle composizioni originali di Contizanetti all’omaggio ai più importanti compositori della musica argentina: Bardi, Troilo, Piazzolla, Gobbi e Plaza.

FRANCESCA ORELLI ed ALISEI APOLLONIO
La giovane scrittrice ticinese Francesca Orelli è il caso letterario dell’anno in una terra chiusa, oscura, umiliante e repressiva come la Svizzera italiana. I suoi testi parlano dell’angoscia solitaria dei ragazzi di una terra economicamente ricca ed al contempo di una società retrostante, poverissima e completamente disgregata. La giovanissima triestina Alisei Apollonio ha invece vinto il Campiello Giovani nel 2009, a soli sedici anni, e si è rivelata quando ancora era al liceo una delle penne più emozionanti della letteratura moderna italiana. L’incontro fra le due scrittrici rende un quadro policromo dell’essere giovane donna fra la Svizzera e l’Italia nei primi anni di questo nuovo secolo di incertezza e di paura del futuro.

NICCOLÒ RINALDI: “Silence for Rwanda”
In forma di performance teatrale, Silence for Rwanda è un percorso per brevi tappe dentro l’ultimo genocidio del XX secolo: 800.000 persone uccise una ad una, senza colpo di artiglieria o una bomba d’aereo, a colpi di machete e sotto gli occhi di un mondo impassibile. Tratto da un lungo capitolo del libro “L’invenzione dell’Africa” di Niccolò Rinaldi e basato su una partitura musicale e opera video di Claudio Boncompagni, “Silence for Rwanda” è stato realizzato per la commemorazione da parte dell’Unione Europea in occasione dei 10 anni del genocidio rwandese nel 2004, con una grande installazione sonora e visiva a Strasburgo e poi a Firenze. Niccolò Rinaldi, deputato al parlamento europeo, ha lavorato a lungo come funzionario Onu e dell’Unione Europea in aree di crisi, dall’Afghanistan al Rwanda, dalla Palestina all’Angola.

PAOLO GASPARINI
Una delle colonne dell’attuale Coro del Teatro Giuseppe Verdi di Trieste è un artista poliderico che, nella vita, ha spaziato dalla classica al be-bop (contrabbassista innamorato di Jaco Pastorius), dalla fotografia alla pittura, ed è riuscito, grazie alla sua passione ed al suo equilibrio, a connettere scienza pura con l’arte. Al Festival sale sul palco per parlare della “sua” Asia, ma soprattutto per avvicinarci al sono del sitar e delle sue particolari sonorità.

PAUL KLEE QUARTETT
Dedicato al rapporto tra musica e arti visive ed alla musica classica moderna, con un repertorio impoerniato su Philip Glass ed altri contemporanei, il Quartetto d’archi Paul Klee (composto da quattro docenti dei conservatori statali di musica di Rovigo, Vicenza e Trieste) vanta innumerevoli collaborazioni di rilievo: ne “Le giornate del cinema muto” di Pordenone per progetti dedicati al rapporto musica-cinema, alla rassegna “Maggio per i giovani” indetta dall’Accademia filarmonica Romana (primo premio) con il concerto di premiazione, trasmesso da Rai- Radio3. Dopo aver vinto la rassegna “Note Giovani” indetta dal Comune di Venezia, i quattro musicisti sono stati ammessi a frequentare il “Seminario sulle prassi esecutive dell’ultimo Nono” organizzato dalla Biennale di Venezia. Tra le esibizioni più significative, quelle per il Festival internazionale di Santander (Spagna), per il Galway Arts Festival (Irlanda), per il teatro La Fenice), per il teatro Regio di Parma, per il Cantiere d’arte di Montepulciano, per la stagione Nuovi spazi musicali a Roma, alla National Concert Hall di Dublino, e ancora ad Istanbul, Lisbona, Amburgo, Salisburgo, Ljubljana e New York.

VENERDÌ 12

17:00 (Foyer) “Scenari di maggese”, Esposizione fotografica collettiva di
Elisa Biagi, Flora Contoli, Simona Cormanni, Claudio Magagnini, Luca Quaia e
Michela Scagnetti
17:00 (Sala del Retropalco) “ItaliaRIParte presenta e discute il Progetto della Carta della Cultura”, incontro/tavola rotonda fra gli artisti che hanno corretto la stesura del progetto dopo l’assemblea del giorno precedente e diversi intellettuali e giuristi, giornalisti, rappresentanti degli istituti universitari e scientifici della Venezia Giulia, dei rappresentanti degli studenti e dei Centri Sociali della Regione Friuli Venezia Giulia, dei sindacati, delle associazioni, dei partiti politici.
17:00 (Foyer) Esposizione della Lepre Editrice (Roma) e della Scenamuta Editrice (Roma)
19:00 (SALA GRANDE) Scena Verticale, “Morir sì giovane e in andropausa”
20:35 (SALA GRANDE) Irene Serini e Marcela Serli, “Moana porno Revolution”
21:50 (SALA GRANDE) Lanciaspezzata
22:55 (SALA GRANDE) Maurizio Zacchigna, “Trieste: la verità proibita”
23:15 (SALA GRANDE) MattatoioScenico, “Labor”
00:15 (SALA GRANDE) Maxmaber Orkestar

SCENA VERTICALE: “Morir sì giovane e in andropausa”
Spettacolo di Dario De Luca e Giuseppe Vincenzi, con Dario De Luca e con la Omissis Mini Órchestra. Per la società italiana, un uomo non appartenente alla casta è definito Giovane per giustificare il fatto che nonostante i suoi 80 anni ancora non si è seduto su alcuna sedia. Alla fine della “Traviata”, la giovane Violetta, consumata dalla tisi e in procinto di morire, con l’ultimo fiato che le resta nel petto, riesce a mormorare “Gran Dio, morir sì giovane, io che penato ho tanto!”. Pochi versi, immortalati dalle note del grande Verdi, trasmettono tutta la sofferenza, lo sconforto e la disperazione di una giovane che muore nel fiore degli anni. E come Violetta, oggi è questa generazione che muore. Lo spettacolo porta in scena la voce di una collettività, evidenziare bisogni e desideri di una generazione, quella dei trenta-quarantenni, lasciati in mutande da una società gerontocratica e senza futuro. Con la musica, le parole e una sana ironia.

SONEMO
Dal classico suono Hip hop alla musica elettronica e perfino rock: contaminazione è la parola d’ordine dei Sonemo, quasi a rispecchiare nella loro produzione musicale il metticciaggio che da sempre contraddistingue la città di Trieste. Erim, per metà turco per metà triestino, va insieme a Martin alla ricerca di nuovi spazi di esplorazione musicale. Insieme si sono trovati nel 2005 e negli ultimi tempi hanno scelto la loro mission, quella di evolvere il sound dal classico stereotipato hip hop a una forma molto più variegata, contaminata di elettronica, rock e musica black. Oggi la band, che è diventata parte della neonata casa discografica ‘Collective Records’ di Trieste, sta ultimando “Dietro le quinte”, un Ep che farà da collante tra le radici e i progetti futuri del gruppo: una chiave di volta, per non fermarsi e andare oltre.

IRENE SERINI: “Moana porno revolution”
Drammaturgia e regia di Marcella Serli, di e con Irene Serini. Anita è una giovane donna poco abile in materia di sesso che si trova a sfogliare un giornaletto porno . Le piace e si terrorizza. Da qui ha inizio un viaggio intorno a Moana Pozzi: una che dichiarava con semplicità disarmante che la lussuria non è un vizio ma un piacere, che la pornografia è un desiderio sessuale che diventa reale. Una donna in qualche modo rivoluzionaria, che fondò la sua carriera sulla violazione di quello che per altri era proibito, per ricordarci che il tabù, una volta creato, va violato. Così Anita si scopre bisognosa della propria “porno – revolution” personale, varcando quei confini che credeva invalicabili.

MARCO VELLUTI: Giovane musicista romano legato alla vecchia scuola cantautorale italiana.
In una scrittura spontanea e profonda le sue canzoni raccontano emozioni e storie di vita con un’umanità mai sarcastica e mai moralista, che lo candida ad essere il primo di una nuova generazione di cantautori, restituendo alle canzoni la loro funzione di linguaggio alternativo e non convenzionale.

LANCIASPEZZATA
Tre musiciste, tre percorsi differenti, si ritrovano in un trio che naviga musicalmente attraverso le varie esperienze da cui ciascuna proviene. Si passa così dal jazz alla musica classica, dal klezmer alla musica balcanica fino ad arrivare al nuevo tango argentino ed alla musica contemporanea. Sulla scena romana da anni, le tre musiciste vantano individualmente le più diverse esperienze musicali e collaborazioni con importanti nomi della scena jazzistica italiana, di musica classica e popolare, nonché partecipazioni a trasmissioni radiofoniche, televisive ed a spettacoli teatrali con musica dal vivo.

BU CHO: Uno dei personaggi più poliedrici della scena romana incanta con il sarcasmo delle sue canzoni. La scelta dei suoi temi scottanti è talmente sorprendente che spesso lui stesso appare come trasecolato: i pericoli delle scale mobili e la solitudine leziosa della romanità lo hanno reso famoso.

MAURIZIO ZACCHIGNA, “Trieste, la verità proibita”
Nel 2001 “Il Manifesto” pubblicò il risultato di anni di fatiche e ricerche di colui che è forse il più importante uomo di teatro della Trieste contemporanea - sotto il titolo di “L’eredità dell’ostetrica”. Due ore di dolore fuso e di sconcerto di fronte alla presa di coscienza di un intellettuale che, raggiunta la maturità, scopre che tutto ciò che gli avevano insegnato sul suo “essere triestino” fosse null’altro che una mistificazione voluta dal nazionalismo politico dell’Italia populista della destra storica, ma poi anche dei democristiani e via via di tutti. La genesi di tragedie terribili come quella delle foibe non viene spiegata, il mondo viene diviso in buoni e cattivi, i giuliani identificati come una genìa isolata e circondata. La verità della nascita di una grande città portuale e policulturale, nella quale l’italiano si afferma come lingua franca dei commerci e non come grido di liberazione, viene annientata dalle favole della politica e della cultura ufficiale. Ma non serve a nulla. La tragedia dell’essere intimamente contraddittorio e sofferente è un’eredità che ogni giuliano riceve alla nascita dalle mani di un’ostetrica dell’anima, invisibile, potentissima. La politica e la cultura ufficiale triestina hanno soffocato per un decennio questo capolavoro di Zacchigna, impedendo che venisse rappresentato, sperando che venisse dimenticato. E invece quest’opera, dodici anni dopo, è più scottante e viva che mai. Trieste resta Trieste, e Maurizio Zacchigna, dal palco del Miela, ce la riporta in un frammento di dolore, amore mal corrisposto, necessità di sapere e capire la verità per poi forse, finalmente, trovare una pace che da Saba ad Endrigo nessuno triestino sembra avere avuto il diritto a trovare.

MATTATOIO SCENICO: “Labor”
Ideazione e interpretazione Giulio Morgan e Giorgio Pacorig (consulenza artistica Rodolfo De Gasperi e tecnica Enrico Giletti, produzione Omissis festival dello spettacolo contemporaneo, Mattatoioscenico e Gruppo area di ricerca Dobia.lab). Un attore e la sua voce. Un musicista e il suo piano Fender Rhodes. Un argomento sulla bocca di tutti: il lavoro. Il lavoro che nobilita l’uomo. Quello che non c’è. Quello precario. Quello fino a 68 anni. Il lavoro che unisce. Quello che abbruttisce. Quello che rende liberi. Quello che ammazza. Quello nero, quello bianco, quello rosso. Il lavoro come fatica e unione, gioia e violenza. Dedicata all’attualissimo tema del lavoro, la performance si presenta come un esperimento di rinnovamento del genere del teatro sociale, attraverso la destrutturazione della drammaturgia, costruita non per spiegare né per indignare: solo un insieme apparentemente disordinato di testi, ispirati da letture classiche, per riflettere insieme sul fatto che, forse, il presente non è tanto diverso da ieri.

MAXMABER ORKESTAR
Voci, fisarmonica, sax soprano e contralto, chitarre, batteria e basso acustico, per trascinare gli ascoltatori in un viaggio attraverso la tradizione popolare dell’Europa orientale e del Mediterraneo. Klezmer, musica rom e dei Balcani, vecchie canzoni italiane e un pizzico di jazz si intrecciano in un sound allegro e malinconico allo stesso tempo: Maxmaber Orkestar vi sedurrà con ritmi avvolgenti e inusuali, melodie arcaiche e danze trascinanti.

SABATO 13

17:00 (Foyer) “Scenari di maggese”, Esposizione fotografica collettiva di
Elisa Biagi, Flora Contoli, Simona Cormanni, Claudio Magagnini, Luca
Quaia e Michela Scagnetti
17:00 (Foyer) Esposizione della Lepre Editrice (Roma) e della Scenamuta Editrice (Roma)
17:00 (Sala del Retropalco) proiezione del film di Aris Chatzenstefanou, “Catastroika” (Atene, Grecia)
18:30 (Sala del Retropalco) proiezione del documentario di Marco Depperu e Marco Nobile “Sniffing coke” (Trieste, Italia)
18:40 (SALA GRANDE) Flora Contoli, “Pietas”
18:55 (SALA GRANDE) Sara Allevi e Dominic De Cia, “Černobyl Tour”
20:05 (SALA GRANDE) Serena di Blasio e Monica Mosolo, “Assedio”
21:35 (SALA GRANDE) Pino Roveredo
21:50 (SALA GRANDE) Teatro Forsennato, “Gli ebrei sono matti”
22:55 (SALA GRANDE) Teatrino del Rifo, “Soldatini pieni di piombo”
00:05 (SALA GRANDE) Panoramix Trio
01:10 (SALA GRANDE) Makako Jump

PROIEZIONI DOCUMENTARI (Sabato)

Alle 17. “CATASTROIKA” – documentario indipendente autoprodotto
Regia e Sceneggiatura: HYPERLINK “http://romariparte.it/aris-chatzistefanou/”Aris Chatzistefanou, Katerina Kitidi
Consulenza tecnica: Leonidas Vatikiotis
Production Manager: Thanos Tsantas
Edit: Aris Triantafyllou
Soundtrack: Active Member, Ermis Georgiadis
Con: Julia Kileri, Margarita Tsomou, Vaya Pantou, Christos Tsiknias,Graneta Karatza, Costas Efimeros
Una produzione: Infowar Productions.
Ai tempi di Yeltsin, il termine “Catastroika” è diventato sinonimo di completa distruzione del paese per colpa delle forze del mercato; la svendita del demanio pubblico; il ripido deterioramento del tenore di vita dei cittadini. L’unità di misura della Catastroika di misura era la disoccupazione, il tasso di impoverimento sociale, la diminuita aspettativa di vita, nonché la creazione di una nuova casta di oligarchi, che ha oggi assunto redini del paese in una società medievalizzata. Pochi anni dopo, un simile sforzo di privatizzare massicciamente la proprietà pubblica nella Germania unificata (che si presenta come un modello per la Grecia) ha creato milioni di disoccupati e alcuni dei più grandi scandali nella storia europea. È questa la “Catastroika” che è in arrivo in Grecia. Ma Catastroika è un virus che attacca non solo i paesi che cambiano radicalmente il loro sistema economico (come la Russia) o sotto l’occupazione finanziaria che rischia di divenire militare (come la Grecia)…
Alle 18.30

Alle 18.30 SNIFFING COKE (Italia, 2012)

Produzione: Marco Depperu e Marco Nobile
Coproduzione: iG
Regia: Marco Depperu e Marco Nobile
Running time: 15′
Vincitore del secondo premio del concorso ‘Generazione Reporter‘ di Servizio Pubblico.
Nella civile ed asburgica trieste sorge uno stabilimento siderurgico nel cuore della città -in zona portuale- che divide e fa discutere la politica e i cittadini. E’ la Ferriera di Servola, fondata quando la zona era una paesino di periferia e circondata oggi da case e palazzi che ospitano decine di migliaia di persone. Sono anni che se ne prospetta la chiusura ma nessun’amministrazione locale ha mai affrontato la questione in maniera non dogmatica. Nasce così l’ossimoro della scelta fra diritto alla salute e diritto al lavoro, in questa città di frontiera.

FLORA CONTOLI: “Pietas”
La fotografa e performer romana, una delle fondatrici del movimento “Taxy Gallery” e curatrice di tutte le mostre di ItaliaRIParte, si trasforma in una Madonna di Luce, accecante e fosforescente, che tiene in braccio l’ennesima donna uccisa dalla brutalità dell’uomo d’oggi. Un atto d’accusa contro il femminicidio e lo sterminio della cultura, che è alla base di questa violenza inarrestabile che pare crescere come un oceano strozzato nell’angustia della crisi economica.

SARA ALLEVI e DOMINIC DE CIA: “Černobyl Tour”
Di e con Sara Allevi e Dominic De Cia. Regia di Marco Adda, aiuto-regia Anna De Franceschi, collaborazione drammaturgica Nicola Borghesi. Le foto sono tratte da www.mondoincammino.org, Pierpaolo Mittica, Paul Fusco, Igor Kostin, Robert Koth.
26 aprile 1986, all’una, ventitré minuti e cinquantotto secondi il reattore numero quattro della centrale nucleare di Černobyl’ esplode. Nessuno sa ciò che sta accadendo. Nessuno può lontanamente immaginare ciò che Černobyl’ sarebbe diventato: il più grande incidente nucleare della storia. I vigili del fuoco della città di Pripyat’ sono i primi ad intervenire. Nessuno li avverte della pericolosità dell’accaduto. Lo spettacolo è ispirato alla prima testimonianza di Ljudmilla Ignatenko, moglie del defunto Vasilij Ignatenko, riportata dalla giornalista Svetlana Aleksievic in “Preghiera per Černobyl’”. Vasja, vigile del fuoco della città di Pripyat, fu tra i primi ad arrivare alla centrale per spegnere l’incendio. Lui e tutti i suoi compagni morirono nell’arco di quattordici giorni. Ljusja, pur standogli accanto in ospedale si salvò grazie ad una dolorosa coincidenza: il feto che portava in grembo assorbì tutte le radiazioni. Nella nostra rielaborazione scenica i due sono insieme, uno accanto all’altra, a sopportare il peso di questa tragedia come se nulla, neanche Černobyl’ stessa, li potesse mai separare.

PAOLO FUSI: Il cantante degli Osama Sisters è un menestrello atipico, forse l’ultimo epigone dello stornello di petroliniana memoria ma anche un successore del Teatro Canzone di Giorgio Gaber, per cui il monologo è a volte più importante della melodia che lo accompagna. Un hippye divenuto con gli anni un trasognato e solone Nonno dei Fiori.

SERENA DI BLASIO e MONICA MONOLO: “Assedio”
Il 9 luglio del 2008, la 35enne Vittoria parte con il marito per accompagnarlo in un viaggio di lavoro, una breve vacanza. La destinazione è Sarajevo. In un fine settimana di riposo, il marito le propone una gita in un noto santuario mariano dell’Erzegovina: Medjugorje. Vittoria accetta, ma durante una fermata del pullman in un’area di sosta, Vittoria si distrae e il suo pullman riparte senza di lei. Un’idea di teatro basata sulla comunicazione con il pubblico, sullo svisceramento di grandi temi che la società si trova a dover affrontare. Di Barbara Bregant con Serena Di Blasio e Monica Mosolo, produzione Academia de Gli Sventati, regia di Nicoletta Oscuro.

ROSAMARINA: Otto musicisti confluiti dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, impazzano come in una festa gitana di un baccanale dell’epoca d’oro del Regno di Saturno. Inseribili nella scia della Nuova Compagnia di Canto Popolare, seguono il filo d’Arianna dello sviluppo della musica popolare dell’Italia meridionale con arguzia ed una grande tecnica. Un grido dal passato remoto, tra villanelle e tammurriate riemerse dai giacimenti del profondo sud, che scuote il futuro anteriore.

PINO ROVEREDO
Uno degli scrittori contemporanei più importanti della Venezia Giulia viene a testimoniare a favore della ripartenza della cultura. Di lui si sa oramai tutto, dall’infanzia segnata dai guai familiari (i suoi genitori sono sordomuti) all’alcolismo. Il suo esordio letterario giunge nel 1996 con il testo autobiografico Capriole in salita che narra in prima persona le avventure e le disavventure dell’autore e dei suoi compagni di bevute. Il romanzo ottiene subito un grosso successo a livello nazionale e Roveredo acquista notorietà grazie a vari passaggi televisivi nel popolare talk-show di Maurizio Costanzo. Nel 1997 esce la raccolta di racconti Una risata piena di finestre, dove l’autore con ironia e tenerezza racconta le storie di quei personaggi comuni che tutti guardano ma nessuno vede, seguito l’anno successivo dal romanzo La città dei cancelli, romanzo duro ma realistico che narra i fatti crudi e le vicende quotidiane dei carcerati. Sempre nel 1998 esce il testo teatrale La bela vita dove l’autore in un atto unico mette in scena la dura vita del penitenziario. L’anno 2000 vede la nascita di un altro toccante romanzo: Ballando con Cecilia. Qui Roveredo racconta la storia di un’anziana donna rinchiusa da oltre sessant’anni in ospedale psichiatrico. Sempre nel 2000 Roveredo pubblica il testo teatrale Centro diurno/La fa male qui?, dove in due atti viene messo in scena il problema dell’emarginazione sociale e della tossicodipendenza. Segue il volume San Martino al Campo - Trent’anni, dove Pino Roveredo racconta le tappe più importanti della storia del centro di recupero per tossicodipendenti fondato da don Mario Vatta. Con la raccolta di racconti Mandami a dire (Bompiani) Pino Roveredo vince a settembre il Premio Campiello 2005 e nel 2006 pubblica Andar per fodere. Sempre nel 2006 Bompiani ristampa Capriole in salita e, nel 2007, pubblica il nuovo romanzo, Caracreatura che narra le vicende di una madre di un tossicodipendente. Nel 2009 pubblica Attenti alle rose, sempre con Bompiani. Segue poi La melodia del corvo (2010), mentre l’ultimo romanzo di Roveredo è Mio padre votava Berlinguer (2012).

TEATRO FORSENNATO: “Gli ebrei sono matti”
Premio Giovani Realtà del Teatro 2011, Premio Festival Anteprima 89 (edizione 2012), Menzione Speciale al Premio TUTTOTEATRO.COM alle arti sceniche “Dante Cappelletti” 2010, con Dario Aggioli ed Angelo Tantillo, dedicato alla memoria del Prof. Ferruccio Di Cori. Durante il ventennio fascista, Enrico viene ricoverato in un manicomio in una clinica vicino Torino, lontano dai suoi cari, dalla sua città e dai discorsi del Duce, da lui tanto amati. Ferruccio, ebreo romano costretto a fuggire per l’ennesima volta, viene ricoverato in un manicomio vicino al confine, sotto un altro nome: Angelo. Il professore che dirige la casa di cura per insegnargli a comportarsi come un malato di mente, lo mette in stanza con Enrico, uno dei più innocui tra i degenti. Ferruccio per imparare ad essere un altro, si confronta con Enrico che non riesce ad essere più se stesso da tempo. Un matto vero fascista e un matto falso ebreo raccontano la tragedia delle leggi razziali attraverso la comicità della situazione. Lo spettacolo si ispira ad un evento veramente accaduto: nella casa di cura per malattie mentali “Villa Turina Amione”, l’allora direttore, il professor Carlo Angela, padre del noto presentatore televisivo, offrì rifugio a numerosi antifascisti ed ebrei, confondendoli con i degenti. Per raccontare la patologia di Enrico, un tipo di demenza romanzata con tratti autistici, verranno utilizzate alcune particolari maschere realizzate in gioventù da Julie Taymor, la famosa regista di Titus e di Frida.

TEATRINO DEL RIFO: “Soldatini pieni di piombo”
Manuel Buttus e Giorgio Monte (il Teatrino del Rifo) sono gli autori e gli interpreti di “Soldatini pieni di piombo”, una pièce costruita come un grottesco talk show televisivo sul tema dello sfruttamento dei bambini nei conflitti armati. Lo spettacolo racconta dei bambini che atrocemente sopravvivono ai loro genitori trucidati nei villaggi attaccati dalle truppe di guerriglia e che vengono reclutati come soldati in erba sui fronti di guerra che di continuo si accendono nell’Africa sud-sahariana.

PANORAMIX TRIO
Paolo Bernetti alla tromba, Riccardo Morpurgo al piano, Alessandro Mansutti alla batteria. Delle cellule in movimento creano un ritmo il cui suono definisce uno spazio. Con questo spirito il trio si forma e si deforma in una dimensione in bilico tra scrittura e improvvisazione. La ricerca di un equilibrio timbrico spazio temporale attraverso il jazz, riti sciamanici e future connessioni pop intergalattiche ci conduce come una pozione magica ad una visione primitiva della musica.

TRIO CATERINA
Tania Arcieri all’organetto, Andrea Palombo alla tromba ed al flicorno e Valentino Pagliei al contrabbasso fanno rivivere in una baraonda di luci, mosse e suoni l’epopea musicale del circo e della musica che univa le città ai tempi in cui i giornali erano cose da cittadini ed i paesani le novità le annusavano prima di saperle. Tre musicisti con anche una formazione da attori ed una lunga esperienza di studiosi, che riportano all’allegria quotidiana melodie mai dimenticate di un tempo lontano.

CARLO GORI
Carlo Gori è regista attore, autore teatrale e cinematografico, poeta, artista visuale che opera a Roma e, spesso, all’estero, in particolare in Inghilterra e Giappone. 
Dal 2002 è ideatore e direttore artistico per l’Associazione Culturale Michele Testa – Tor Sapienza del Festival internazionale “Tor Sapienza in Arte” e del Progetto Tor Sapienza “Quartiere d’Arte” (vincitore nel 2005 del Concorso “Idee in comune” del Comune di Roma per la qualità della vita della città). Promuove un’arte al servizio dell’individuo e della comunità in cui vive, per una risveglio personale e collettivo. E’ fondatore nel 1993 di Anacargo Teatro d’Evasione, un progetto di teatro itinerante che cerca il contatto con il vasto pubblico di coloro che non vanno a teatro e non ne hanno ancora scoperto il potere rivoluzionario.

Vrtoijba, 26 07 2012 - OVERJAM FESTIVAL 2012 - International Reggae Festival - Main Stage - MAKAKO JUMP – 10 Years Anniversary (Italy) - Foto Elia Falaschi/Overjam © 2012 MAKAKO JUMP
“Salta Macaco” è il ritornello in levare che li contraddistingue. Il nucleo originale si è formato nel 2002: Fulvio (batteria), Fede (basso) e Luca (chitarra). Amici di prove da tempo, un giorno hanno cercato un cantante e un tastierista per completare la formazione, così sono arrivati Lor e Igor. Da un concerto in un anonimo baretto-baracca su un canale navigabile della zona industriale di Muggia (TS) è nato tutto. Per anni hanno suonato cover di ogni genere in tutti locali possibili della regione e dal 2004 hanno iniziato a comporre i primi brani prodotti dal nostro “talent scout” Edi Meola, registrando il primo Ep omonimo. Negli anni successivi hanno fatto centinaia di date calcando palchi e locali in tutta Europa e incidendo due Full Lenght: “Mi queso es tu queso”, 2006 e “Lasciate la mancia al portapizze”, 2008.
Teatro, Miela, TriesteRIParte, festival, artisti, scienza, letteratura