studenti silhouetteRiceviamo la seguente lettera dal genitore di uno studente dell’ITI A. Volta di Trieste, in risposta alla circolare (clicca per leggere) del dirigente scolastico:



C’è un fatto che non viene mai evidenziato abbastanza, ovvero che la scuola è degli studenti. Sono i ragazzi gli utenti di questo servizio ed è quindi ai loro bisogni ed alle loro necessità dovrebbe essere data la massima attenzione da parte delle famiglie, degli insegnanti e delle istituzioni.
Proprio la mancanza di queste attenzioni è alla base delle proteste degli studenti ed archiviare la cosa come prodotto di una minoranza di ragazzini pigri che hanno trovato un modo per non studiare, oltre a essere falso è anche un errore molto grave.
E’ falso perché non sono una minoranza come appare chiaramente quando scendono nelle piazze ed è falso perché le ragioni della protesta sono molto chiare: chiedono, e spero pretenderanno, di avere un futuro, un futuro che necessariamente passa attraverso la scuola.
La gravità dell’errore sta nel fatto che se non si ascoltano le loro giuste istanze, appunto riconducendola ad una minoranza di “no global”, non si fa nient’altro che stimolare la contrapposizione studenti-istituzioni che, come ormai dovremmo aver imparato, si trasforma in repressione violenta.
Quello che sorprende è come questo non venga compreso da chi vive a contatto con i ragazzi, in primis insegnanti e dirigenti scolastici. Infatti, ad eccezione di una parte minoritaria, stigmatizzano le azioni di protesta vedendo violenza dove non c’è e si affrettano a prendere posizione a favore di chi, spesso con sorprendente solerzia, reprime violentemente ogni minimo tentativo di manifestazione di dissenso.
Ne è un esempio eclatante, quanto sta succedendo in alcune scuole a Trieste e ad esempio prendo il Volta che, come genitore, conosco.
In questa scuola la contrapposizione studenti-dirigenza è netta e lo è non certo per scelta dei ragazzi che, anzi, si sono dimostrati finora eccezionalmente pacati limitando le azioni ad alcune giornate di co-gestione e occupazione simbolica di atrio e corridoi. Va detto che la co-gestione ha ben poco a che fare con l’autogestione o l’occupazione dell’istituto, dal momento che, se è vero che gli studenti hanno scelto i temi di discussione, le attività sono sempre state sotto il controllo dagli insegnati.
A dimostrazione, poi, che il rifiuto del dialogo parte dalla dirigenza della scuola, cito la circolare n°102 “azioni di protesta degli studenti – informazione e richiesta di
collaborazione” con la quale il dirigente scolastico, riportando una sequela di effetti amministrativi e legali motivata da un“mi giunge voce che alcune frange … continuano a ipotizzare l’occupazione”, cerca di ottenere il sostegno dei genitori con un malcelato e maldestro tentativo di intimidazione. Peraltro, non molto diverso, nei toni e nella sostanza, dalla convocazione da parte del questore dei genitori degli studenti autori della protesta in piazza Unità.
Tra le varie, nella circolare si cita il caso dell’occupazione dell’atrio riferendo di una mediazione sostenuta “dall’azione paziente di una pattuglia della Digos”. Questa sarebbe mediazione? A me pare che si tratti, ancora una volta, di intimidazione dal momento che, di fronte ad una pacifica protesta, la dirigenza scolastica si affretta a far intervenire la polizia, non sussistendo alcun rischio per la sicurezza.
Voglio anche far presente che una simile circolare, con la quale viene chiesto “con forza” un azione di dissuasione verso i propri figli, si pone al di fuori dal contesto degli organi di rappresentanza (consigli di classe e d’istituto) dove sarebbe stata possibile una discussione ed un confronto di tutte le istanze.
Come genitore, mi aspetto che insegnati e dirigenti facciano tutto quanto nelle loro possibilità affinché la scuola sia ogni giorno migliore e se questo significa schierarsi a fianco degli studenti durante le azioni di protesta, chiedo “con forza” che lo facciano e che, con altrettanta forza, chiedano anche la partecipazione dei genitori. Solo così il riferimento, fatto nella circolare, a inadempimenti riferiti alla provincia o al ministero, non suonerà come l’ennesimo scarico di responsabilità.
Vista così, peraltro com’è, noi “adulti” dovremmo ringraziare i nostri ragazzi, piuttosto che provare a dissuaderli. E si, la scuola è proprio in confusione.

Paolo Giachin
Martedì 4 dicembre 2012


FINE DELLA LETTERA