sagraGuarda il fenomeno con una certa ironia, ma anche con simpatia. Giulio Colomba, gourmet, per anni esponente di punta di Slow Food, butta l’occhio sul fenomeno sagre con prudenza. Quella tipica di chi è abituato a rapportarsi con la Ristorazione con la r maiuscola. Anche sul fenomeno di questa cucina, diciamocosì, un po’ random, si è fatto comunque una sua idea. E ben precisa, con almeno una certezza. «Credo che il successo sia fondamentalmente legato alla crisi economica in atto. In sostanza la gente prende la decisione di risparmiare rivolgendosi invece che a un ristorante o a una trattoria alla sagra, dove peraltro il contenimento dei prezzi, non dimentichiamolo, è legato a delle caratteristiche ben precise ». A detta di Colomba, infatti, il «tanto volontariato» oltre a strutture meno costose, per non dire precarie, rispetto a quelle della ristorazione fissa, marcano la differenza in maniera sostanziale. Per quanto concerne il discorso qualità, invece, sembra di capire, ci si addentra in un territorio quasi minato, almeno perColomba. «Salvo rare eccezioni - sottolinea - non c’è da pretendere una qualità particolarmente alta, come si capisce chiaramente anche guardando i prezzi. Sull’altro fronte, peraltro, non va taciuto che quelli che si vivono all’interno di queste sagre possono essere dei momenti di socializzazione anche molto elevata ». Un’apertura di credito arriva invece quando ci si addentra nell’effettiva possibilità di queste iniziative di fungere da vetrina dei prodotti del territorio. «In certi casi - annota Colomba - sicuramente sì, e mi riferisco, per dire, alla rassegna della mela di Pantianicco e ad alcune altre, mentre mi fa un po’ sorridere, per fare un esempio, quella di Avasinis, del mirtillo e del lanmpone, prodotti per i quali la zona non è proprio famosa… Certo, comunque sia, non è inusuale che talvolta la sagra tematica non risulti corrispondente all’offerta del territorio, ma funziona comunque, la gente sa che troverà una soluzione alle proprie richiesta… Non so se si possa parlare di concorrenza sleale ai ristoratori, ma certo siamo molto al limite, meglio non dire altro…. ». (f.b.)
(da IL Piccolo)