porto monfalconeMonfalcone rischia di dover attendere ancora prima di potersi giocare in pieno la carta del porto quale alternativa all’industria in crisi. Il Consiglio dei ministri ha deciso ieri d’impugnare alla Corte costituzionale la legge regionale 12 del 31 maggio scorso, quella per la disciplina della portualità di competenza regionale. La legge, secondo il governo, contiene una norma che, prevedendo la possibilità per la Regione di stipulare convenzionicon i privati in deroga alla disciplina statale in materia d’uso dei beni pubblici, si pone in contrasto con il dettato costituzionale. Da qui l’impugnazione e lo stop all’iter del provvedimento. Un ostacolo - l’incostituzionalità al momento presunta di una parte della legge - che rischia di mettere un freno allo sviluppo del porto di Monfalcone e in particolare all’escavo del canale di accesso alle banchine, intervento ritenuto indispensabile per offrire maggiori margini di manovra allo scalo. Forti gli attacchi del centrosinistra, e soprattutto del Pd, all’assessore regionale Riccardo Riccardi, il “papà” della legge. Senza contare la polemica interna nel Pd tra il consigliere regionale Giorgio Brandolin e alcune figure istituzionali dello stesso partito, tra cui il presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta, che aveva difeso la legge. Riccardi minimizza la portata della bocciatura. «Il governo - ha detto ieri - ha eccepito su un aspetto minimo e del tutto irrilevante della legge, peraltro già in fase di modifica, confermando invece l’impianto complessivo del provvedimento che, riconoscendo la piena titolarità della Regione sui porti, sancisce il principio del federalismo portuale». «Al contrario di quello che autorevoli esponenti politici del Fvg vogliono far credere - ha aggiunto Riccardi - l’impugnazione dell’esecutivo tocca un passaggio marginale della legge. Le preoccupazioni sulla legge erano ben altre, ma su quelle non c’è stata alcuna impugnazione. Siano quindi di fronte a un grande risultato, da accogliere con piena soddisfazione ». «Tra l’altro il presidente Renzo Tondo - ha spiegato Riccardi - ha già avuto modo d’informare il Ministero dell’economia e finanze che la legge è in fase di modifica proprio sul punto indicato dal governo, che riguarda le convenzioni con i privati in deroga alla disciplina statale sui beni pubblici. (f.m.)
(da Il Piccolo)