Feb
04
I Wiener Philharmoniker trionfano a Salisburgo nel 175° anniversario della loro fondazione

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di Maria Luisa Runti

Sold out alla “Grosses Festspielhaus” di Salisburgo per il concerto dei Wiener Philharmoniker diretti da Thomas Hengelbrock con la partecipazione del grande e pluripremiato pianista norvegese Leif Ove Andsnes, nell’ambito delle varie manifestazioni del meeting annuale delle Associazioni Mozart Europee (27-29/1) fra le quali AMI (Italia) è stata la più numerosa.
wiener-in-salisburgo-2 Concerto straordinario che ha visto in programma sia Mozart (Ouverture KV 527, Concerto KV 466 per pianoforte e orchestra e due cadenze per piano solo) che Beethoven con la sinfonia n. 3 op. 55 “Eroica”.

Mozart è annoverato tra i più grandi geni della storia della musica. Nella sua breve vita è stato compositore, pianista, organista, violinista e clavicembalista. Il Grove Dictionary lo definisce come “il compositore più universale nella storia della musica occidentale”. Le sue numerosissime composizioni spaziano fra tutti i generi musicali del tempo: dalla musica sacra, all’oratorio, la sinfonia, il concerto per strumento solista ed orchestra, la musica da camera, la sonata per pianoforte ed il lied nonchè le cadenze per pianoforte che amava moltissimo e con cui spesso usava introdurre i suoi concerti. Ne scrisse ben 64, dal 1767 al 1791, come risulta dal catalogo Köchel (K 624 - K 626a).
Il secondo tempo del concerto è stato dedicato alla Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore Op. 55, detta Eroica, composta da Ludwig van Beethoven fra il 1802 e 1804. Venne eseguita per la prima volta il 3 gennaio 1805 privatamente (nel palazzo del Principe Joseph Franz Maximilian Lobkowitz) e, pubblicamente, il 7 aprile del 1805 diretta dallo stesso compositore al Theater an der Wien.
Scritta inizialmente per Napoleone, rappresenta la sintesi di tutta l’aspirazione all’epos riscoperta negli anni della rivoluzione. In essa si intuisce la determinazione di unire la musica alla realtà che già era stata avvertita, se pur in forma primitiva, nella pièce à sauvetage, nella marcia, nell’inno e nel pezzo strumentale a programma.
Beethoven che, come Hegel, aveva inteso “cavalcare lo spirito del mondo”, gli indirizzò una dedica che in seguito disconoscerà in un impeto di sdegno, strappando il frontespizio dell’opera, a seguito della sua incoronazione a imperatore. Per tale motivo la sinfonia verrà quindi definitivamente intitolata (in italiano): “Sinfonia Eroica composta per festeggiare il sovvenire di un grand’uomo”.
In apertura di serata tutto Mozart. Si è inziato con l’Ouverture KV 527 dal Don Giovanni dove vi è una chiara contrapposizione musicale fra i due sentimenti principali che pervadono l’opera: l‘introduzione solenne anticipa la tensione delle scene più drammatiche mentre il “molto allegro” porta il pensiero ad alcune scene fra Don Giovanni e Leporello.
A seguire il Concerto per pianoforte K.466, composto da Mozart nel 1785, decimo di quelli scritti dopo il suo trasferimento a Vienna, nel 1781. L’intero brano è improntato ad una tragicità quasi teatrale, splendidamente calibrata su una dialettica di contrasti interni, formali, tonali, fra “solo” ed orchestra. La tonalità minore esclude a priori la componente più facilmente brillante ed esteriore del virtuosismo. Amatissimo da Beethoven, che per esso compose le cadenze lasciate in bianco da Mozart, il Concerto in re minore ebbe grande fortuna per tutto l’Ottocento, come simbolo di un Mozart precursore del romanticismo in musica.
A chiudere il primo tempo due cadenze per piano solo, come accennato in esordio: una dedicata a Beethoven e l’altra a Johann Nepomuk Hummel.
piano Straordinariamente intensa ed armonica la concertazione e direzione dell’eclettico Thomas Hengelbrock alla guida dei Wiener Philharmoniker. Il grande Maestro tedesco, noto e richiestissimo in tutto il mondo è anche violinista, musicologo e regista teatrale. Per l’EXPO 2000 ha creato “Ekklesiastische Aktion” con musiche di Bernd Alois Zimmermann, György Ligeti e Johann Sebastian Bach. Ha collaborato con compositori come Jan Müller-Wieland , Qigang Chen , Erkki-Sven Tüür e Simon Wills. Ha messo in scena produzioni operistiche con il suo coro Balthasar Neumann ed Ensemble, fra cui il “Don Giovanni” per il Feldkirch Festival ed “Il re pastore” di Mozart per il Festival di Salisburgo. In collaborazione con Pina Bausch ha diretto “Orfeo ed Euridice” di Gluck a Parigi.
Hengelbrock ha condotto il concerto con straordinario vigore, dominando e trascinando l’orchestra con rara potenza cromatica ed espressiva, in un continuo, appassionante crescendo dove, come raramente accade, le singole voci orchestrali si sono fuse in una magico connubio dialogante sia nei pezzi per sola orchestra che in quelli con il pianoforte. Nell’Ouverture KV 527 una sorta di “tuono” iniziale seguito dal “volo” degli archi accompagnati da celli e bassi fra adagi e forti in cui la drammaticità dell’andante, in un’apoteosi cromatica di rara potenza espressiva è seguita, nel “molto allegro”, da un commento di gioiosa riflessione. Il concerto K.466 ha evidenziato un prezioso unisono fra orchestra e pianoforte la cui scala armonica delicata e squillante si è fusa in una tensione cromatica perfetta. Ottimi i crescendi ed i brevi assoli del piano (Romance basata su di una melodia semplicissima) cui Leif Ove Andsnes ha impresso un tono morbido e delicato, quasi nostalgico, ripreso poi con vigore dagli archi e dall’orchestra in un dialogo equilibrato ed armonico. Nel finale, in forma di Rondò, si ritorna all’ambientazione iniziale, accentuata dall’incalzare del ritmo e dalla frequente oscillazione fra minore e maggiore. Un sorprendente re maggiore suggella il Concerto in cui Hengelbrock ha fatto risaltare una strepitosa tenuta dell’orchestra dove voci armoniche e cromie, dolcezza e potenza si sono fusi in un magico “canto” strumentale di tutte le voci orchestrali in una eccellente commistione di orchestrazione, assoluta armonia ed “onde” nostalgiche che hanno spaziato in insiemi di eccelsa potenza espressiva sottolineate dal piano di Ove Andsnes.
leif-ove-andsnes Magnifiche le due cadenze cui Ove Andsnes ha impresso agli accordi toni forti ed appassionati frammentati da altri delicati e nostalgici.

La concertazione e direzione della Sinfonia n. 3 Op. 55, detta Eroica, di Beethoven ha visto Hengelbrock “dominare” gli straordinari Wiener Philharmoniker che quest’anno celebrano il 175° anniversario della loro fondazione (Ebbero origine nel 1842 quando Carl Otto Nicolai costituì l’ “Accademia Filarmonica”) e sono considerati una delle più note e prestigiose orchestre a livello mondiale sia per il loro stile esecutivo che per l’utilizzo di strumenti un po’ particolari rispetto a quelli usati dalle altre principali orchestre.
L’ Eroica ha dimensione maestosa e volume d’orchestra imponente. La trasfigurazione epica raggiunge il massimo nella “Marcia funebre” con i rulli dei timpani, le trombe dal suono apocalittico, il fugato centrale e la melodica divagazione della coda. Hengelbrock ha offerto al pubblico un’esecuzione preziosa per potenza ed armonia assolute: soavità degli archi sottolineati dai flauti e dagli entusiasmanti crescendo dei celli; a volte un ritmo “aereo” e quasi cantabile, altre una cadenzata crescente riflessione di ottoni e trombe. Impeti di fanfare gioiose, velati accenni danzanti sino al magnifico, travolgente finale in un connubio strumentale dialogante in continuo crescendo, una sorta di “deflagrazione” che tiene con il fiato sospeso e fa scrosciare interminabili, ripetuti applausi e numerosissime chiamate alla ribalta.

Affermava Busoni in relazione a Mozart: «Egli fu l’ammirazione della mia giovinezza, la disperazione della mia maturità, la consolazione della mia vecchiaia».

MARIA LUISA RUNTI
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