Ago
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ASTRONOMIA – PERCHE’ ?

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di Fabio Mardirossian

Astronomia perché? Per curiosità e per paura.

La curiosità per essere soddisfatta, per capire dove siamo. La paura, del passato e del futuro, per essere esorcizzata. Queste sono state le spinte emotive che hanno dato origine ad una visione magico-religiosa dell’astronomia.

L’astronomia entra in modo documentato nella cultura umana in graffiti rupestri che rappresentano fenomeni celesti come le fasi della Luna ed alcune costellazioni all’epoca dell uomo di Cro magnon, 30000 anni fa, ben 25000 anni prima della scoperta della scrittura!

L’astronomia è stata per millenni l’unico calendario e l’unico orologio a disposizione dell’umanità sia a livello di società (grandi eventi sociali, cacce, semine, durata di strutture sociali) sia a livello individuale (età come numero di primavere e di inverni superati, lunazioni per stimare la durata delle gravidanze, le stagioni prima e poi le lunazioni poi per stimare la durata del ciclo mestruale). Allora l’umanità era necessariamente immersa nella natura e dunque più vicina di oggi all’ecosistema che trovava risposte nell’astronomia.

A questo riguardo e` interessante ricordare un detto che e` comune in molte isole del Mediterraneo: la marea che cala fa nascere i bambini e morire i vecchi. L’acqua che la marea porta via con sè, porta via pure le acque delle partorienti e l’ultimo respiro dei moribondi, rompe dunque quel fragile equilibrio che li teneva in vita. E l’astronomia parla della Luna e la Luna scandisce l’alternarsi delle maree.

L’astronomia e` stata parte fondamentale delle religioni e componente del potere civile, basta pensare all’astronomia mesopotamica a quelle egizia, cinese, ebraica, greca, delle civiltà precolombiane … E arriviamo all’astronomia moderna ai grandi astronomi quali Copernico, Tycho Brahe, Keplero, Galilei, Newton … con enormi e laceranti influssi sulla religione, sulla politica e sul concetto stesso di scienza.

Con Galilei, con la visione eliocentrica dell’universo, nasce l’astronomia moderna; il suo progredire ha traghettato questa scienza da scienza del sapere e del potere (religioso e politico) a scienza del non-sapere e dello studio dei limiti fisici della conoscenza.

Il mondo fisico dell’uomo viene rimosso dal centro dell’universo (la terra Tolemaica al centro di tutto) e collocato (con Galilei in poi) in una posizione qualunque di una delle 200 miliardi di stelle della nostra galassia, una galassia qualunque tra i miliardi di galassie esistenti che riusciamo a vedere.

Che riusciamo a vedere; cosa vuol dire? vuol dire che a causa della finitezza della velocità della luce (300000 kilometri al secondo, un valore elevatissimo, ma non infinito!) quando vediamo un oggetto molto lontano nello spazio (una galassia, per esempio), vediamo quest’oggetto come era nel lontano passato e non come e` ora. La luce impiega infatti un tempo finito per percorrere questa grande distanza e questo tempo determina la distanza nel passato dell’oggetto che osserviamo. Ne consegue una professione di ignoranza insuperabile: non potremo mai avere un’immagine istantanea di tutto l’universo, ma conosceremo solo il suo passato, tanto più remoto tanto più esso si riferisce a grandi distanze. Ecco l’astronomia, scienza del non-sapere e dello studio dei limiti fisici della conoscenza. Ecco l’astronomia che cerca di ovviare a questa catastrofe della conoscenza con dei modelli che cercano di ricostruire l’evoluzione dell’universo dalla sua nascita ad oggi.

Infine riassumiamo i risultati dell’astronomia di oggi, dell’astrofisica e della cosmologia come preferiamo ora chiamarla, in poche parole: se poniamo al 100% la realtà totale dell’universo, oggi riusciamo a studiare abbastanza bene attraverso la radiazione luminosa e le particelle elementari circa il 4% dell’universo, il 26% e` materia oscura, di cui sappiamo molto poco e il restante 70% e` energia oscura di cui sappiamo quasi nulla. Dunque ora sappiamo qualche cosa solo di un 4% dell’universo! E all’uomo non può bastare. E l’uomo di oggi continuerà a “fare” astronomia come il suo antenato di 25000 anni fa.

Prof. Fabio Mardirossian
Dipartimento di Fisica
Università di Trieste
© Riproduzione vietata

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