Lug
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Io violinista all’Opera di Roma vi racconto perché scioperiamo

vincenzo bologneseVincenzo Bolognese, primo violino dell’Orchestra, ‘né ribelli né lavativi, vogliamo lavorare con dignità
‘Io esisto solo se si alza il sipario. Fare uno sciopero è come se mi suicidassi. Se arrivo a questo è solo per lavorare con dignità'’. Inizia così lo sfogo di Vincenzo Bolognese, primo violino nell’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, tra i professori aderenti allo sciopero proclamato dai sindacati Slc-Cgil e Fials-Cisal che ha coinvolto le rappresentazioni della Bohème a Caracalla. ‘’Non chiedo più soldi e non sono un ribelle: la mia motivazione è esclusivamente di natura artistica'’, spiega all’ANSA il musicista che questa sera suonerà al debutto del Barbiere di Siviglia a Caracalla, ‘’non sono un lavativo, ma non posso pensare di andare in buca e proporre un prodotto di qualità scarsa'’.

Su questo Bolognese non ha dubbi, ed è naturale credergli, dal momento che la sua storia personale è stata tutta improntata all’eccellenza: classe 1966, a 7 anni già suonava il violino, poi una vita di studi, la vittoria di ben 3 concorsi internazionali, prima per insegnare al conservatorio, e poi per entrare stabilmente nell’orchestra dell’ente lirico romano, fino a diventare uno dei violinisti più affermati in Italia. Una scelta consapevole ma sofferta quella di scioperare, anche perché, dichiara, ‘’con la crisi e tanti che non hanno lavoro il pubblico forse non comprenderà le nostre ragioni'’, ribadendo però che ‘’lo sciopero è l’unica forma di lotta legale'’.

Il tono è determinato eppure molto amareggiato quando spiega le motivazioni che hanno spinto lui e, a suo dire, la maggior parte dei componenti dell’orchestra, a mettere in atto la protesta: ‘’chiediamo concorsi regolari per ampliare gradualmente l’organico dell’orchestra in modo che si arrivi alle 117 unità concordate anni fa da Teatro, Comune, Ministero e parti sindacali'’, afferma. ‘’Ci chiamano irresponsabili ma noi vogliamo solo poter lavorare in condizioni normali, degne di un grande teatro'’, continua, spiegando che oggi nell’orchestra ‘’il numero dei professori non arriva neppure a 90 e a ogni allestimento c’è necessità di musicisti a chiamata'’.

‘’Ma cambiare ogni volta organico - fa notare - significa impedire che si crei affiatamento nell’orchestra, senza contare che la chiamata diretta non sempre è sinonimo di eccellenza'’. Bolognese non vuole entrare nelle questioni sindacali, ma non può fare a meno di sottolineare il difficile rapporto tra la Fondazione del teatro e i lavoratori: ‘’Fuortes si è sempre rifiutato di incontrarci, mandando altri al suo posto; nelle pagine che ha presentato come piano industriale non c’è alcuna rassicurazione numerica sulla pianta organica, così come risulta che non ci sia nell’accordo firmato da Cisl e Uil con la Fondazione'’, afferma, lamentando anche l’assenza delle istituzioni, ‘’con il sindaco Marino che non si è informato bene e poi dichiara inutile la nostra protesta'’. ‘’Lo sciopero si proclama per minacciarlo, non per farlo - continua - ma se al tavolo di confronto non c’è la controparte si capisce che sembriamo tanti Don Chisciotte'’.

E aggiunge: ‘’Noi stiamo lottando per tutti i posti di lavoro ma questo nessuno lo dice, i giornali hanno scritto bugie, solo Il Tempo ha pubblicato una giusta analisi dei fatti'’. Nonostante lo sconforto per una situazione che ormai sembra essere arrivata allo scontro finale, il violinista non ci sta a passare per privilegiato: ‘’Il mio unico privilegio è quello di lavorare per la bellezza'’, dice, ‘’non posso stare neppure un giorno senza studiare e guadagno meno di un commesso alla Camera, senza contare che posso solo sognare il trattamento che hanno miei colleghi all’estero'’. E aggiunge una battuta: ‘’Evidentemente è una sfortuna lavorare per il Teatro dell’Opera della Capitale del mio Paese'’. ‘’L'obiettivo di tutti dovrebbe essere uno solo: garantire che il teatro tra 50 anni esista ancora'’, afferma in conclusione, ‘’per il momento però c’è solo un salto nel buio'’.

 
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